Nella parte iniziale della trattazione, ci proponiamo di inquadrare a livello generale la tematica della libertà di informazione. Analizzeremo dapprima il suo cardine costituzionale, ossia l'articolo 21 del nostro Testo fondamentale. Vedremo gli obblighi che l'ordinamento viene a porre sui privati e, soprattutto, sulla pubblica amministrazione, al fine di garantire appieno il diritto in esame. Proseguendo con la trattazione, dopo aver messo in evidenza le problematiche e le molteplici questioni che sorgono in relazione al fenomeno delle comunicazioni di massa, rivolgeremo la nostra attenzione alla disciplina del vettore radiotelevisivo. A riguardo, sarò opportuno esaminare con attenzione due principi cardine in tema di informazione, il pluralismo esterno ed il pluralismo interno, nonché i vincoli legislativi che da tali principi discendono. Faremo osservare, infine, che la libertà di informazione si pone alle basi del nostro ordinamento, tanto da potersi affermare che, senza di essa, non si potrebbe avere una ¿Repubblica¿ davvero ¿democratica¿ (art.1 Cost). Non c'è democrazia (il potere del demos), infatti, laddove sono gli oligoi, i pochi, che stabiliscono quali informazioni debbano andare a formare la conoscenza (e dunque la coscienza) dei cittadini. In base a tale impostazione, il diritto all'informazione non rinverrebbe più la propria base costituzionale soltanto nell'articolo 21: il suo fondamento verrebbe a risiedere anche nelle norme poste a tutela dei diritti politici e, dunque, a tutela della nostra democrazia. Il diritto di informazione verrebbe così davvero ad essere ¿il più alto forse dei diritti fondamentali¿ (Corte Cost, sent. 138/1985). Nella seconda parte della trattazione entreranno in scena gli attori principali della nostra commedia. L'attenzione sarà dapprima focalizzata sulla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (Rai). Il discorso a riguardo prenderà le mosse una disamina del concetto di servizio pubblico radiotelevisivo, sia in termini generali, sia attraverso un'analisi delle ipotesi concrete in cui questo principio si manifesta in puntuali vincoli legislativi. Ci interrogheremo, inoltre, sulla persistenza della necessità del ruolo svolto dalla Rai nell'attuale contesto storico-sociale, alla luce delle indicazioni della Corte costituzionale e del diritto dell'Unione europea, prendendo anche in considerazione l'opportunità di una eventuale privatizzazione sostanziale della Rai. Dopodiché, passeremo ad analizzare l'organizzazione interna della Rai, descrivendo la formazione, il funzionamento ed i poteri dei suoi organi apicali. Terminata la disamina di quello che è uno dei soggetti fondamentali della nostra materia, avremo occasione di considerare la disciplina della Commissione parlamentare di vigilanza, nonché i poteri detenuti dall'esecutivo. Delineato così ormai nella sua completezza il contenuto del diritto all'informazione, si passerà infine all'analisi dei meccanismi posti a sua difesa. Farà allora la sua comparsa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), in relazione all'operato della quale non mancheremo di sottolineare le nostre perplessità. Concluderemo, poi, prendendo atto del mancato riconoscimento, da parte della giurisprudenza, dell'esistenza di un diritto di azione o di un interesse a ricorrere in capo al singolo utente. Ci permetteremo di evidenziare la necessità di una valorizzazione del ruolo di quest'ultimo.

Diritto all'informazione e servizio pubblico radiotelevisivo

CIOCI, FEDERICO
2012/2013

Abstract

Nella parte iniziale della trattazione, ci proponiamo di inquadrare a livello generale la tematica della libertà di informazione. Analizzeremo dapprima il suo cardine costituzionale, ossia l'articolo 21 del nostro Testo fondamentale. Vedremo gli obblighi che l'ordinamento viene a porre sui privati e, soprattutto, sulla pubblica amministrazione, al fine di garantire appieno il diritto in esame. Proseguendo con la trattazione, dopo aver messo in evidenza le problematiche e le molteplici questioni che sorgono in relazione al fenomeno delle comunicazioni di massa, rivolgeremo la nostra attenzione alla disciplina del vettore radiotelevisivo. A riguardo, sarò opportuno esaminare con attenzione due principi cardine in tema di informazione, il pluralismo esterno ed il pluralismo interno, nonché i vincoli legislativi che da tali principi discendono. Faremo osservare, infine, che la libertà di informazione si pone alle basi del nostro ordinamento, tanto da potersi affermare che, senza di essa, non si potrebbe avere una ¿Repubblica¿ davvero ¿democratica¿ (art.1 Cost). Non c'è democrazia (il potere del demos), infatti, laddove sono gli oligoi, i pochi, che stabiliscono quali informazioni debbano andare a formare la conoscenza (e dunque la coscienza) dei cittadini. In base a tale impostazione, il diritto all'informazione non rinverrebbe più la propria base costituzionale soltanto nell'articolo 21: il suo fondamento verrebbe a risiedere anche nelle norme poste a tutela dei diritti politici e, dunque, a tutela della nostra democrazia. Il diritto di informazione verrebbe così davvero ad essere ¿il più alto forse dei diritti fondamentali¿ (Corte Cost, sent. 138/1985). Nella seconda parte della trattazione entreranno in scena gli attori principali della nostra commedia. L'attenzione sarà dapprima focalizzata sulla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (Rai). Il discorso a riguardo prenderà le mosse una disamina del concetto di servizio pubblico radiotelevisivo, sia in termini generali, sia attraverso un'analisi delle ipotesi concrete in cui questo principio si manifesta in puntuali vincoli legislativi. Ci interrogheremo, inoltre, sulla persistenza della necessità del ruolo svolto dalla Rai nell'attuale contesto storico-sociale, alla luce delle indicazioni della Corte costituzionale e del diritto dell'Unione europea, prendendo anche in considerazione l'opportunità di una eventuale privatizzazione sostanziale della Rai. Dopodiché, passeremo ad analizzare l'organizzazione interna della Rai, descrivendo la formazione, il funzionamento ed i poteri dei suoi organi apicali. Terminata la disamina di quello che è uno dei soggetti fondamentali della nostra materia, avremo occasione di considerare la disciplina della Commissione parlamentare di vigilanza, nonché i poteri detenuti dall'esecutivo. Delineato così ormai nella sua completezza il contenuto del diritto all'informazione, si passerà infine all'analisi dei meccanismi posti a sua difesa. Farà allora la sua comparsa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), in relazione all'operato della quale non mancheremo di sottolineare le nostre perplessità. Concluderemo, poi, prendendo atto del mancato riconoscimento, da parte della giurisprudenza, dell'esistenza di un diritto di azione o di un interesse a ricorrere in capo al singolo utente. Ci permetteremo di evidenziare la necessità di una valorizzazione del ruolo di quest'ultimo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/60783