Il presente lavoro si concentra sull'analisi dei versi 635-920 del libro primo del De rerum natura di Lucrezio. In questa sezione l'autore critica esplicitamente filosofi greci del V-VI secolo a.c.,ossia Eraclito,Empedocle e Anassagora, rispettivamente esponenti del monismo(Eraclito) e di un pluralismo non atomistico(Empedocle e Anassagora). Si è inoltre appoggiata la tesi secondo cui al loro interno il dibattito e l'esame rinvierebbero a filosofie più vicine nel tempo all'epicureismo e non meno lontane da esse sul piano teorico. Nonostante questi versi non siano molti se confrontati con l'intera opera lucreziana si è giustificata la propria scelta alla luce del fatto che la sezione è intanto un documento di prima mano sull'atteggiamento di un epicureo osservante,non una semplice dossografia, ma un confronto storico e critico. Inoltre la polemica verso queste dottrine può aiutare a comprendere alcune scelte compiute da Lucrezio, a partire dalla scelta di scrivere in versi poetici, nonostante l'avversione di Epicuro nei confronti della poesia. Infine si è sostenuto che, per afferrare le implicazioni sottese ai versi di questa sezione, occorre leggerli non come una sezione isolata all'interno dell'opera e soprattutto non come una semplice parentesi dossografica inserita in onore della memoria di Epicuro e sulla scorta della tradizione epicurea. Dunque i versi sono stati analizzati prendendo in considerazione non solo il Libro I e la sua struttura ma l'intero De rerum Natura, il fine didascalico-pedagogico dell'opera, il patronus C.Memmio, destinatario dell'opera, ma anche l'intera humanitas che, attraverso l'insegnamento epicureo, Lucrezio vuole liberare dalle paure della religio.

Lucrezio e i filosofi presocratici

NAPOLETANO, SARA
2011/2012

Abstract

Il presente lavoro si concentra sull'analisi dei versi 635-920 del libro primo del De rerum natura di Lucrezio. In questa sezione l'autore critica esplicitamente filosofi greci del V-VI secolo a.c.,ossia Eraclito,Empedocle e Anassagora, rispettivamente esponenti del monismo(Eraclito) e di un pluralismo non atomistico(Empedocle e Anassagora). Si è inoltre appoggiata la tesi secondo cui al loro interno il dibattito e l'esame rinvierebbero a filosofie più vicine nel tempo all'epicureismo e non meno lontane da esse sul piano teorico. Nonostante questi versi non siano molti se confrontati con l'intera opera lucreziana si è giustificata la propria scelta alla luce del fatto che la sezione è intanto un documento di prima mano sull'atteggiamento di un epicureo osservante,non una semplice dossografia, ma un confronto storico e critico. Inoltre la polemica verso queste dottrine può aiutare a comprendere alcune scelte compiute da Lucrezio, a partire dalla scelta di scrivere in versi poetici, nonostante l'avversione di Epicuro nei confronti della poesia. Infine si è sostenuto che, per afferrare le implicazioni sottese ai versi di questa sezione, occorre leggerli non come una sezione isolata all'interno dell'opera e soprattutto non come una semplice parentesi dossografica inserita in onore della memoria di Epicuro e sulla scorta della tradizione epicurea. Dunque i versi sono stati analizzati prendendo in considerazione non solo il Libro I e la sua struttura ma l'intero De rerum Natura, il fine didascalico-pedagogico dell'opera, il patronus C.Memmio, destinatario dell'opera, ma anche l'intera humanitas che, attraverso l'insegnamento epicureo, Lucrezio vuole liberare dalle paure della religio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/60654