L'obiettivo del lavoro è quello di approfondire in che modo l'Unione Europea regolamenta una questione tanto delicata come l'etichettatura dei prodotti vinicoli al fine di migliorare e facilitare i rapporti commerciali fra tutti gli Stati membri. Un produttore è tenuto a comunicare obbligatoriamente al potenziale consumatore denominazione di vendita del prodotto vinicolo; titolo alcolometrico volumico effettivo; provenienza; imbottigliatore, produttore, venditore e all'occorrenza importatore; volume nominale; numero di lotto e presenza di allergeni. Vi è, inoltre, un determinato numero di indicazioni facoltative, le quali aiutano l'azienda a far distinguere il proprio prodotto dagli altri presentandolo più dettagliatamente agli occhi del potenziale cliente (l'etichetta è anche vista come silent seller, ovvero induce il consumatore a fare le sue scelte): annata; menzioni tradizionali aggiuntive; simboli UE; metodi di produzione; sottozone; varietà delle uve e tenore di zucchero (obbligatorio per tutti i generi di vini spumanti). Un punto fondamentale del lavoro è la valutazione dell'importanza dell'utilizzo delle menzioni tradizionali specifiche: ovvero l'assegnazione al prodotto vinicolo di una protezione; una denominazione di origine oppure un'indicazione geografica. A livello di Unione Europea occorre fare riferimento al Reg. (CE) n. 607/2009 della Commissione recante le modalità di applicazione del succitato Reg. (CE) n. 479/2008 per quanto riguarda DOP e IGP. A livello nazionale questo tipo di menzioni è tutelato dal Decreto legislativo n. 61 dell'8 aprile 2010, il quale è conforme alla legislazione dell'Unione. Per il riconoscimento di una protezione occorre presentare una domanda di protezione prima a livello nazionale e poi a livello comunitario, con la decisione finale spettante alla Commissione europea. Una volta ottenuta la protezione il produttore deve seguire il disciplinare di produzione (che ha la forma di un Decreto ministeriale) relativo al prodotto protetto, pena la perdita della protezione. Perché è così importante una menzione tradizionale specifica? Perché le protezioni sono il modo migliore per comunicare, la storia e l'eccellenza dei prodotti vinicoli di ogni azienda. E' proprio grazie a queste qualità che il settore vinicolo italiano è uno dei migliori al mondo. Esso può e deve fare da ¿traino¿ a tutta l'economia italiana in quanto rappresenta il 30% dell'export totale. Per questo è importante per le aziende vinicole italiane riuscire ad entrare nel mercato statunitense: consumi in crescita, dimensione elevata, stabilità finanziaria, passione per il Made in Italy gastronomico, ampia gamma di prodotti richiesti ne fanno uno dei mercati più appetibili. E' quindi un'opportunità da sfruttare assolutamente se si è un'azienda alla ricerca di un nuovo mercato dinamico e in crescita. Un'azienda che decide di intraprendere la via dell'export deve però fare i conti con le ferree leggi statunitensi in vigore da dopo l'attentato dell'11 settembre (Bioterrorism Act), e con qualche iniziale difficoltà nel far conoscere il proprio prodotto ad importatori USA interessati. Nonostante le piccole complessità che si incontrano nel momento in cui si decide di entrare in un mercato così competitivo e così vasto, le aziende che sono riuscite ad accedere al meccanismo si guardano bene dall'uscirne. Basti pensare che anche due piccole realtà di Biella e di Vercelli riservano al mercato statunitense più di un quarto della loro produzione annuale.
Etichettatura e protezione dei prodotti vinicoli: il mercato dei vini italiani negli Stati Uniti.
PAPA, FEDERICO
2012/2013
Abstract
L'obiettivo del lavoro è quello di approfondire in che modo l'Unione Europea regolamenta una questione tanto delicata come l'etichettatura dei prodotti vinicoli al fine di migliorare e facilitare i rapporti commerciali fra tutti gli Stati membri. Un produttore è tenuto a comunicare obbligatoriamente al potenziale consumatore denominazione di vendita del prodotto vinicolo; titolo alcolometrico volumico effettivo; provenienza; imbottigliatore, produttore, venditore e all'occorrenza importatore; volume nominale; numero di lotto e presenza di allergeni. Vi è, inoltre, un determinato numero di indicazioni facoltative, le quali aiutano l'azienda a far distinguere il proprio prodotto dagli altri presentandolo più dettagliatamente agli occhi del potenziale cliente (l'etichetta è anche vista come silent seller, ovvero induce il consumatore a fare le sue scelte): annata; menzioni tradizionali aggiuntive; simboli UE; metodi di produzione; sottozone; varietà delle uve e tenore di zucchero (obbligatorio per tutti i generi di vini spumanti). Un punto fondamentale del lavoro è la valutazione dell'importanza dell'utilizzo delle menzioni tradizionali specifiche: ovvero l'assegnazione al prodotto vinicolo di una protezione; una denominazione di origine oppure un'indicazione geografica. A livello di Unione Europea occorre fare riferimento al Reg. (CE) n. 607/2009 della Commissione recante le modalità di applicazione del succitato Reg. (CE) n. 479/2008 per quanto riguarda DOP e IGP. A livello nazionale questo tipo di menzioni è tutelato dal Decreto legislativo n. 61 dell'8 aprile 2010, il quale è conforme alla legislazione dell'Unione. Per il riconoscimento di una protezione occorre presentare una domanda di protezione prima a livello nazionale e poi a livello comunitario, con la decisione finale spettante alla Commissione europea. Una volta ottenuta la protezione il produttore deve seguire il disciplinare di produzione (che ha la forma di un Decreto ministeriale) relativo al prodotto protetto, pena la perdita della protezione. Perché è così importante una menzione tradizionale specifica? Perché le protezioni sono il modo migliore per comunicare, la storia e l'eccellenza dei prodotti vinicoli di ogni azienda. E' proprio grazie a queste qualità che il settore vinicolo italiano è uno dei migliori al mondo. Esso può e deve fare da ¿traino¿ a tutta l'economia italiana in quanto rappresenta il 30% dell'export totale. Per questo è importante per le aziende vinicole italiane riuscire ad entrare nel mercato statunitense: consumi in crescita, dimensione elevata, stabilità finanziaria, passione per il Made in Italy gastronomico, ampia gamma di prodotti richiesti ne fanno uno dei mercati più appetibili. E' quindi un'opportunità da sfruttare assolutamente se si è un'azienda alla ricerca di un nuovo mercato dinamico e in crescita. Un'azienda che decide di intraprendere la via dell'export deve però fare i conti con le ferree leggi statunitensi in vigore da dopo l'attentato dell'11 settembre (Bioterrorism Act), e con qualche iniziale difficoltà nel far conoscere il proprio prodotto ad importatori USA interessati. Nonostante le piccole complessità che si incontrano nel momento in cui si decide di entrare in un mercato così competitivo e così vasto, le aziende che sono riuscite ad accedere al meccanismo si guardano bene dall'uscirne. Basti pensare che anche due piccole realtà di Biella e di Vercelli riservano al mercato statunitense più di un quarto della loro produzione annuale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/60575