IL RUOLO DELLE IMMAGINI NELLA COMUNICAZIONE DELLE ONLUS

Twenty-one non-profit organization, twelve photographers, thirty-three written questionnaires and telephone interviews to understand what is the role of images in the communication of the Italian Onlus. I tried with this research to answer some questions such as: how italian non-profit organizations use the language of photography? There are recurrent structural data that influence the use of photography? Through the construction of types I have tried to highlight the processes that describe the relationship Onlus - photography, exploring also the point of view of photographers. The non-profit organization described as cooperative systems through the theoretical frame of the sociology of organizations, lead us to a investigation of regulatory aspects necessary for understanding the starting points of research. The impressive numbers of non-profit and its visual identity lead us directly to the communication of Italian NGOs and their adapt to 2.0. The communication of the non-profit organization is composed from the images, and in this sense it is crucial the two-way relationship with photojournalism and its practices. In this context, an important place is dedicated to the debate about the images of pain, also discussed in the interviews, which is then deepened through the reflections of eminent scholars such as Susan Sontag and Luc Boltanski. At this point are linked ethics in photojournalism and recent debates involving photographers working in the field of non-profit. The red wires of the previous arguments come together within the research and its results: the identification of three types of Onlus depending on the attention given by them to photograph. The trends that emerge link attention to photography to funding received, the field of action at the geographical level of intervention, the gender composition of the press offices. The photojournalists who work with non-profit organizations, are described in a framework that is almost homogeneous, but in which you can draw new directions for photojournalism.

Ventuno Onlus, dodici fotografi, trentatré questionari scritti e altrettante interviste telefoniche per capire quale sia il ruolo delle immagini nella comunicazione delle Onlus italiane. Ho cercato con questa ricerca di dare una risposta ad alcune domande tra le quali: come utilizzano il linguaggio fotografico le Onlus italiane? Esistono dei dati strutturali ricorrenti che influenzano l'uso della fotografia? Attraverso la costruzione dei tipi ho cercato di evidenziare i processi che descrivono il rapporto Onlus - fotografia, esplorando anche il punto di vista dei fotografi. Le Onlus e le Ong descritte come sistemi cooperativi attraverso il frame teorico delle sociologia delle organizzazioni, ci conducono all'approfondimento di alcuni aspetti normativi necessari per comprendere le basi di partenza della ricerca. I numeri impressionanti del non profit e la sua identità visiva ci conducono direttamente alla comunicazione delle Ong italiane ed al loro adeguarsi al 2.0. La comunicazione delle Onlus è costituita anche dalle immagini, ed in questo senso è fondamentale il rapporto con il fotogiornalismo e le sue pratiche. In questo contesto trova uno spazio importante il dibattuto tema delle immagini del dolore, affrontato anche nelle interviste, che viene quindi approfondito attraverso le riflessioni di importanti studiosi come: Susan Sontag e Luc Boltanski. A quest'ultimo punto si legano poi l'etica nel fotogiornalismo ed i recenti dibattiti che coinvolgono i fotografi impegnati nel campo del no profit. I fili rossi delle precedenti argomentazioni si incontrano all'interno della ricerca e nei suoi risultati: l'individuazione di tre tipi di Onlus a seconda dell'attenzione rivolta da queste alla fotografia. Le tendenze che emergono e legano l'attenzione per la fotografia ai proventi ricevuti, al campo di azione, al livello geografico di intervento, alla composizione di genere degli uffici stampa. I fotogiornalisti che collaborano con le Onlus, vengono descritti in un quadro che si rivela pressoché omogeneo, ma nel quale si iniziano a delineare nuove direzioni per il fotogiornalismo.