L'Ethical fashion rappresenta un approccio alla moda, all'approvvigionamento delle risorse, alla fabbricazione dei prodotti che massimizza i benefici ai lavoratori, ai consumatori e alle comunità minimizzando l'impatto sull'ambiente. ¿The Ethical Fashion Programme¿ è un programma coordinato dalle Nazioni Unite e dall'ITC - International Trade Center che vede nel suo fulcro centrale l'impegno per il sostegno e lo sviluppo del Kenya attraverso il trasferimento di una linea produttiva in loco destinata al confezionamento di borse e accessori firmati dalla stilista inglese Vivienne Westwood. La domanda attuale di approvvigionamento sostenibile, insieme con l'innovazione in termini di competenze e di riciclaggio e cotone biologico, crea una rilevante sterzata per la moda africana e un'occasione importante per stimolare il commercio. Su questa stessa onda il movimento Ethical Fashion continua la sua strada espandendosi in altri Paesi e rivolgendosi non solo a organizzazioni e consumatori, ma anche e soprattutto agli Stati e alle Imprese Multinazionali affinché integrino i loro codici di autoregolamentazione secondo codici etici standard e linee guida internazionali. La complementarietà dei codici privati rispetto alle Guidelines ed altri codici affini conferma la sensibilità dell'impresa multinazionale verso le norme generali contenute in strumenti di questo tipo. come anche la loro portata globale. Il limite dei codici ¿privati¿ consiste nell'impossibilità di valutarne l'attuazione con strumenti ¿pubblici¿, se non indirettamente attraverso la pratica di fatto posta in essere dall'impresa rispetto alle norme dei codici o alle leggi nazionali che le riformulano. Non può tuttavia trascurarsi il rilievo che possono svolgere, in un mercato commerciale e finanziario internazionale sensibili a parametri etici formule di certificazione appunto etica rilasciate da organismi accreditati e suscettibili di condizionare la credibilità dell'impresa sul mercato. Il più significativo di tutti è al momento lo standard che include il rispetto da parte delle imprese di respiro multinazionale di alcune norme fondamentali in materia di rapporti di lavoro, tra cui il divieto del lavoro minorile, del lavoro forzato, di non-discriminazione, il rispetto della durata massima di 48 ore settimanali, delle condizioni di salute nei luoghi di lavoro, nonché il diritto alla libertà di associazione e contrattazione sindacale, con la significativa puntualizzazione che nei casi in cui quest'ultimi diritti siano vietati dalla legislazione locale l'impresa si impegni ugualmente a ¿facilitate parallel means of association and bargaining¿, o nel caso del progetto Ethical Fashion siano proprio gli organismi intermediari e i responsabili del progetto delle NU a verificare che tutto venga eseguito nel rispetto dei diritti suddetti. Nuovi confini dunque per la social responsability delle imprese, ma anche nuove tutele per i lavoratori e nuovi sbocchi di investimento dovuti alle opportunità create nel settore della moda sostenibile.
The Ethical Fashion Programme: nuove frontiere nella responsabilità sociale delle imprese multinazionali
ACAMPA, MARIO
2012/2013
Abstract
L'Ethical fashion rappresenta un approccio alla moda, all'approvvigionamento delle risorse, alla fabbricazione dei prodotti che massimizza i benefici ai lavoratori, ai consumatori e alle comunità minimizzando l'impatto sull'ambiente. ¿The Ethical Fashion Programme¿ è un programma coordinato dalle Nazioni Unite e dall'ITC - International Trade Center che vede nel suo fulcro centrale l'impegno per il sostegno e lo sviluppo del Kenya attraverso il trasferimento di una linea produttiva in loco destinata al confezionamento di borse e accessori firmati dalla stilista inglese Vivienne Westwood. La domanda attuale di approvvigionamento sostenibile, insieme con l'innovazione in termini di competenze e di riciclaggio e cotone biologico, crea una rilevante sterzata per la moda africana e un'occasione importante per stimolare il commercio. Su questa stessa onda il movimento Ethical Fashion continua la sua strada espandendosi in altri Paesi e rivolgendosi non solo a organizzazioni e consumatori, ma anche e soprattutto agli Stati e alle Imprese Multinazionali affinché integrino i loro codici di autoregolamentazione secondo codici etici standard e linee guida internazionali. La complementarietà dei codici privati rispetto alle Guidelines ed altri codici affini conferma la sensibilità dell'impresa multinazionale verso le norme generali contenute in strumenti di questo tipo. come anche la loro portata globale. Il limite dei codici ¿privati¿ consiste nell'impossibilità di valutarne l'attuazione con strumenti ¿pubblici¿, se non indirettamente attraverso la pratica di fatto posta in essere dall'impresa rispetto alle norme dei codici o alle leggi nazionali che le riformulano. Non può tuttavia trascurarsi il rilievo che possono svolgere, in un mercato commerciale e finanziario internazionale sensibili a parametri etici formule di certificazione appunto etica rilasciate da organismi accreditati e suscettibili di condizionare la credibilità dell'impresa sul mercato. Il più significativo di tutti è al momento lo standard che include il rispetto da parte delle imprese di respiro multinazionale di alcune norme fondamentali in materia di rapporti di lavoro, tra cui il divieto del lavoro minorile, del lavoro forzato, di non-discriminazione, il rispetto della durata massima di 48 ore settimanali, delle condizioni di salute nei luoghi di lavoro, nonché il diritto alla libertà di associazione e contrattazione sindacale, con la significativa puntualizzazione che nei casi in cui quest'ultimi diritti siano vietati dalla legislazione locale l'impresa si impegni ugualmente a ¿facilitate parallel means of association and bargaining¿, o nel caso del progetto Ethical Fashion siano proprio gli organismi intermediari e i responsabili del progetto delle NU a verificare che tutto venga eseguito nel rispetto dei diritti suddetti. Nuovi confini dunque per la social responsability delle imprese, ma anche nuove tutele per i lavoratori e nuovi sbocchi di investimento dovuti alle opportunità create nel settore della moda sostenibile.File | Dimensione | Formato | |
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