La mancanza di cure selvicolturali post impianto all'interno dei rimboschimenti eseguiti in Italia durante il '900, ha portato queste formazioni ad un progressivo degrado, aumentando notevolmente il rischio incendi al loro interno. Per diminuire tale rischio si possono utilizzare diverse tecniche di selvicoltura preventiva e di prevenzione selvicolturale. Tutte queste tecniche hanno il denominatore comune di diminuire il carico di combustibile e quindi l'intensità di un eventuale incendio. Tra tutte le tecniche di prevenzione selvicolturale, un ruolo fondamentale è rivestito dal fuoco prescritto. Tale tecnica, per la prevenzione degli incendi boschivi in Italia, è un argomento poco studiato e poco applicato a differenza di altri paesi del Mediterraneo dove viene progettato e applicato su ampie superfici in modo efficace. Nell'ultimo decennio, nel nostro paese si è notato un rinnovato interesse nei suoi confronti ma al fine di un uso appropriato, è fondamentale approfondire gli aspetti ecologici e operativi del fuoco prescritto.Nella prima parte del lavoro, questi aspetti sono stati indagati tramite l'analisi di dati rilevati durante sette interventi di fuoco prescritto per la prevenzione degli incendi in diversi rimboschimenti di conifere e latifoglie in tre regioni italiane. Si sono analizzati, attraverso lo studio dei profili delle temperature del fronte di fiamma rilevati durante gli interventi, i valori massimi raggiunti e i tempi di residenza oltre certe soglie ritenute critiche. Attraverso una analisi multivariata si sono individuati eventuali legami tra i parametri del comportamento del fuoco, i fattori meteorologici rilevati prima e durante ciascun intervento e le caratteristiche quali-quantitative dei combustibili coinvolti. Nella seconda parte del lavoro, sono stati eseguiti rilievi di combustibile in una pineta a pino d'Aleppo nel Parco Nazionale del Cilento (Palinuro) a 4 anni da un intervento di fuoco prescritto a fini preventivi. Queste analisi hanno permesso di osservare quali sono le variazioni più significative che hanno interessato la struttura e il carico dei combustibili in questo soprassuolo permettendo di valutare l'efficacia di tale intervento nel ridurre il rischio incendi al suo interno. In tutti gli interventi analizzati nella prima parte del lavoro, secondo le analisi condotte, i tempi di residenza del fronte di fiamma oltre le soglie di temperatura di 60°C e quindi il trasferimento di calore agli orizzonti inferiori della lettiera (F e H) e al suolo, risultano regolati dai valori di precipitazioni cumulate nei 15-30 giorni precedenti l'intervento. Tanto più questi sono elevati e tanto più generalmente i tempi di residenza delle temperature risultano minori con conseguente ridotta severità verso le parti ipogee del popolamento. Dal test t-student, eseguito nella seconda parte del lavoro, sono state evidenziate differenze significative fra l'area testimone e quella trattata per quanto riguarda alcune variabili studiate di carico e struttura dei combustibili. L'intervento di fuoco prescritto realizzato a Palinuro nel 2009, secondo quanto osservato, ha permesso di modificare la quantità e la distribuzione verticale e orizzontale dei combustibili presenti all'interno del soprassuolo, riducendo il rischio di incendio e raggiungendo quindi l'obiettivo principale per il quale è stato eseguito. La severità di un incendio eventuale quindi risulterà fortemente inferiore nelle aree trattate con il fuoco prescritto.
Fuoco prescritto in rimboschimenti: relazioni tra combustibili, fattori meteorologici e comportamento del fronte di fiamma
MATTA, FABIO
2012/2013
Abstract
La mancanza di cure selvicolturali post impianto all'interno dei rimboschimenti eseguiti in Italia durante il '900, ha portato queste formazioni ad un progressivo degrado, aumentando notevolmente il rischio incendi al loro interno. Per diminuire tale rischio si possono utilizzare diverse tecniche di selvicoltura preventiva e di prevenzione selvicolturale. Tutte queste tecniche hanno il denominatore comune di diminuire il carico di combustibile e quindi l'intensità di un eventuale incendio. Tra tutte le tecniche di prevenzione selvicolturale, un ruolo fondamentale è rivestito dal fuoco prescritto. Tale tecnica, per la prevenzione degli incendi boschivi in Italia, è un argomento poco studiato e poco applicato a differenza di altri paesi del Mediterraneo dove viene progettato e applicato su ampie superfici in modo efficace. Nell'ultimo decennio, nel nostro paese si è notato un rinnovato interesse nei suoi confronti ma al fine di un uso appropriato, è fondamentale approfondire gli aspetti ecologici e operativi del fuoco prescritto.Nella prima parte del lavoro, questi aspetti sono stati indagati tramite l'analisi di dati rilevati durante sette interventi di fuoco prescritto per la prevenzione degli incendi in diversi rimboschimenti di conifere e latifoglie in tre regioni italiane. Si sono analizzati, attraverso lo studio dei profili delle temperature del fronte di fiamma rilevati durante gli interventi, i valori massimi raggiunti e i tempi di residenza oltre certe soglie ritenute critiche. Attraverso una analisi multivariata si sono individuati eventuali legami tra i parametri del comportamento del fuoco, i fattori meteorologici rilevati prima e durante ciascun intervento e le caratteristiche quali-quantitative dei combustibili coinvolti. Nella seconda parte del lavoro, sono stati eseguiti rilievi di combustibile in una pineta a pino d'Aleppo nel Parco Nazionale del Cilento (Palinuro) a 4 anni da un intervento di fuoco prescritto a fini preventivi. Queste analisi hanno permesso di osservare quali sono le variazioni più significative che hanno interessato la struttura e il carico dei combustibili in questo soprassuolo permettendo di valutare l'efficacia di tale intervento nel ridurre il rischio incendi al suo interno. In tutti gli interventi analizzati nella prima parte del lavoro, secondo le analisi condotte, i tempi di residenza del fronte di fiamma oltre le soglie di temperatura di 60°C e quindi il trasferimento di calore agli orizzonti inferiori della lettiera (F e H) e al suolo, risultano regolati dai valori di precipitazioni cumulate nei 15-30 giorni precedenti l'intervento. Tanto più questi sono elevati e tanto più generalmente i tempi di residenza delle temperature risultano minori con conseguente ridotta severità verso le parti ipogee del popolamento. Dal test t-student, eseguito nella seconda parte del lavoro, sono state evidenziate differenze significative fra l'area testimone e quella trattata per quanto riguarda alcune variabili studiate di carico e struttura dei combustibili. L'intervento di fuoco prescritto realizzato a Palinuro nel 2009, secondo quanto osservato, ha permesso di modificare la quantità e la distribuzione verticale e orizzontale dei combustibili presenti all'interno del soprassuolo, riducendo il rischio di incendio e raggiungendo quindi l'obiettivo principale per il quale è stato eseguito. La severità di un incendio eventuale quindi risulterà fortemente inferiore nelle aree trattate con il fuoco prescritto.File | Dimensione | Formato | |
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