Tree farming allows wood production on agricultural lands reducing the rotation times with respect to the traditional forests. Tree farming can be divided in two main types: arboriculture for ¿quantity¿ and for ¿quality¿. The first aims to produce sets of small size wood assortments for the paper or particle board industry, as well as for energy purposes. The second one has the objective to produce sets of medium-large assortments for the furniture and interior industry or constructions. The cultivation of noble hardwood species falls in the arboriculture for ¿quality¿ and it is practiced in Italy mainly with the use of European walnut (Juglans regia L.) and Wild cherry (Prunus avium L.), followed by Sessile oak (Quercus petrea (Mattuschka) Liebl.), Pedunculate oak (Quercus robur L.) and ash (Fraxinus excelsior L.). In Italy, this sector has undergone to an expansion with the adoption of the European Union's rules that favored the conversion of part of the traditional crops into timber plantations (e.g. the EEC Regulation no. 2080/92). The first plantations were established using a single species, mainly Walnut or Wild cherry. Subsequently, mixed plantations were implemented. The use of multiple species has the advantage of reducing the intraspecific competition and decreasing the risk of diseases that can be less harmful in mixed than in pure plantations. The species associated with the noble hardwoods were often other woody broadleaves (for example the Neapolitan alder) which had the purpose of improving the quality of logs produced by the noble hardwoods. At the present, the establishment of ¿polycyclic¿ plantations is undergoing. This system involves the mixing of different tree species (for example noble hardwoods, poplar clones, fast-growing deciduous) with different growing cycles and production targets (e.g. veener logs, energy wood, etc..) thus increasing also plantation biodiversity and landscape value. The implementation of these crop models must involve both the nursery and the extension sectors.
L'arboricoltura da legno consente di utilizzare delle superfici agrarie per ottenere una produzione legnosa in tempi più rapidi rispetto a quelli della foresta. L'impianto di arboricoltura da legno viene condotto utilizzando anche tecniche agronomiche. L'arboricoltura da legno si può ricondurre a due principali tipologie: l'arboricoltura di quantità e di qualità. La prima ha come obiettivo quello di ottenere assortimenti di piccole dimensioni destinabili alla produzione di paste da carta, di energia termica o elettrica e di pannelli di particelle. La seconda ha come obiettivo quello di ottenere degli assortimenti medio-grandi i quali vengono impiegati dall'artigianato, dall'industria del mobile e dell'arredamento e in edilizia. L'arboricoltura da legno con specie a legno pregiato rientra nell'arboricoltura di qualità e in Italia è praticata soprattutto con l'utilizzo di latifoglie nobili. Le più utilizzate sono il noce comune (Juglans regia L.) e il ciliegio selvatico (Prunus avium L.). Seguono rovere (Quercus petrea (Mattuschka) Liebl.), farnia (Quercus robur L.) e frassino maggiore (Fraxinus excelsior L.). In Italia questo settore dell'arboricoltura ha subito un'espansione con l'adozione da parte dell'Unione Europea di politiche agricole che favorivano la conversione di parte delle tradizionali colture agrarie in impianti da legno. Il provvedimento europeo che segnò maggiormente gli sviluppi dell'arboricoltura da legno agli inizi degli anni Novanta fu il Regolamento CEE n. 2080/92. Il Regolamento prevedeva lo stanziamento di contributi per realizzare nuovi impianti di arboricoltura da legno su superfici destinate a colture agrarie tradizionali e il pagamento negli anni successivi all'agricoltore dei mancati redditi derivanti dalle colture che aveva abbandonato. I primi impianti realizzati prevedevano l'utilizzo di una sola specie a legname pregiato. Solitamente erano impianti puri di noce o ciliegio. Successivamente si sono affiancati a questi impianti quelli misti che prevedono l'impiego di più specie nello stesso popolamento. L'utilizzo di più specie ha il vantaggio di ridurre la competizione intraspecifica e di diminuire il rischio di patologie che possono essere più dannose se il popolamento è monospecifico. Le specie consociate alle latifoglie a legno pregiato potevano essere o altre latifoglie a legno pregiato oppure specie definitive ¿di accompagnamento¿. Queste ultime sono altre latifoglie (ad esempio l'Ontano napoletano) che hanno lo scopo principale di migliorare la qualità degli assortimenti ottenibili dalle latifoglie a legno pregiato. La recente evoluzione dell'arboricoltura da legno di qualità ha portato allo studio e all'implementazione degli impianti definiti ¿policiclici¿. Questi impianti prevedono l'utilizzo di più specie (ad esempio latifoglie a legno pregiato, cloni di pioppo, latifoglie a rapida crescita) che per caratteristiche intrinseche e/o obiettivi produttivi differenti hanno un ciclo colturale di diversa lunghezza. Questi impianti consentono di ottenere produzioni diversificate in tempi diversi, di migliorare la qualità degli assortimenti con la competizione positiva che si crea tra le diverse specie e di portare un beneficio ambientale e paesaggistico con l'aumento della biodiversità. Queste consociazioni possono consentire la produzione, in tempi diversi, di assortimenti da trancia di latifoglie a legno pregiato, di assortimenti di pioppo da sfogliato, di legno da energia, abbinando quindi in un medesimo impianto arboricoltura di qualità e di quantità. Le difficoltà di diffusione di questi impianti sono legate agli alti costi di progettazione e di realizzazione, alla difficoltà di reperimento del materiale d'impianto e alle elevate conoscenze tecniche necessarie per la corretta gestione delle piantagioni. Pertanto, l'ulteriore implementazione di questi modelli colturali dovrà necessariamente coinvolgere sia il settore vivaistico che quello dell'assistenza tecnica e della divulgazione.
Gli impianti di arboricoltura con specie a legno pregiato: caratteristiche colturali e produttive
PAUTASSO, MARCO
2012/2013
Abstract
L'arboricoltura da legno consente di utilizzare delle superfici agrarie per ottenere una produzione legnosa in tempi più rapidi rispetto a quelli della foresta. L'impianto di arboricoltura da legno viene condotto utilizzando anche tecniche agronomiche. L'arboricoltura da legno si può ricondurre a due principali tipologie: l'arboricoltura di quantità e di qualità. La prima ha come obiettivo quello di ottenere assortimenti di piccole dimensioni destinabili alla produzione di paste da carta, di energia termica o elettrica e di pannelli di particelle. La seconda ha come obiettivo quello di ottenere degli assortimenti medio-grandi i quali vengono impiegati dall'artigianato, dall'industria del mobile e dell'arredamento e in edilizia. L'arboricoltura da legno con specie a legno pregiato rientra nell'arboricoltura di qualità e in Italia è praticata soprattutto con l'utilizzo di latifoglie nobili. Le più utilizzate sono il noce comune (Juglans regia L.) e il ciliegio selvatico (Prunus avium L.). Seguono rovere (Quercus petrea (Mattuschka) Liebl.), farnia (Quercus robur L.) e frassino maggiore (Fraxinus excelsior L.). In Italia questo settore dell'arboricoltura ha subito un'espansione con l'adozione da parte dell'Unione Europea di politiche agricole che favorivano la conversione di parte delle tradizionali colture agrarie in impianti da legno. Il provvedimento europeo che segnò maggiormente gli sviluppi dell'arboricoltura da legno agli inizi degli anni Novanta fu il Regolamento CEE n. 2080/92. Il Regolamento prevedeva lo stanziamento di contributi per realizzare nuovi impianti di arboricoltura da legno su superfici destinate a colture agrarie tradizionali e il pagamento negli anni successivi all'agricoltore dei mancati redditi derivanti dalle colture che aveva abbandonato. I primi impianti realizzati prevedevano l'utilizzo di una sola specie a legname pregiato. Solitamente erano impianti puri di noce o ciliegio. Successivamente si sono affiancati a questi impianti quelli misti che prevedono l'impiego di più specie nello stesso popolamento. L'utilizzo di più specie ha il vantaggio di ridurre la competizione intraspecifica e di diminuire il rischio di patologie che possono essere più dannose se il popolamento è monospecifico. Le specie consociate alle latifoglie a legno pregiato potevano essere o altre latifoglie a legno pregiato oppure specie definitive ¿di accompagnamento¿. Queste ultime sono altre latifoglie (ad esempio l'Ontano napoletano) che hanno lo scopo principale di migliorare la qualità degli assortimenti ottenibili dalle latifoglie a legno pregiato. La recente evoluzione dell'arboricoltura da legno di qualità ha portato allo studio e all'implementazione degli impianti definiti ¿policiclici¿. Questi impianti prevedono l'utilizzo di più specie (ad esempio latifoglie a legno pregiato, cloni di pioppo, latifoglie a rapida crescita) che per caratteristiche intrinseche e/o obiettivi produttivi differenti hanno un ciclo colturale di diversa lunghezza. Questi impianti consentono di ottenere produzioni diversificate in tempi diversi, di migliorare la qualità degli assortimenti con la competizione positiva che si crea tra le diverse specie e di portare un beneficio ambientale e paesaggistico con l'aumento della biodiversità. Queste consociazioni possono consentire la produzione, in tempi diversi, di assortimenti da trancia di latifoglie a legno pregiato, di assortimenti di pioppo da sfogliato, di legno da energia, abbinando quindi in un medesimo impianto arboricoltura di qualità e di quantità. Le difficoltà di diffusione di questi impianti sono legate agli alti costi di progettazione e di realizzazione, alla difficoltà di reperimento del materiale d'impianto e alle elevate conoscenze tecniche necessarie per la corretta gestione delle piantagioni. Pertanto, l'ulteriore implementazione di questi modelli colturali dovrà necessariamente coinvolgere sia il settore vivaistico che quello dell'assistenza tecnica e della divulgazione.File | Dimensione | Formato | |
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