Lo studio presentato in questa tesi è indagare le immagini che medici generici e operatori sociali possiedono in merito al fenomeno delle addiction, intese come fatti sociali, e come queste possono influenzare le diverse modalità di gestione di tali problematiche. In particolare, viene proposto un confronto fra alcolismo e gioco d'azzardo patologico, quest'ultimo assimilato recentemente nell'ambito del discorso scientifico al concetto di new addiction. L'attenzione è rivolta a due categorie professionali non specializzate in materia sulle dipendenze, poiché rappresentano i primi canali in grado di intercettare il problema e di indirizzare gli individui verso percorsi specialistici. Sono stati condotti 12 focus group, 6 con i medici generici e altrettanti con gli operatori sociali, utilizzando un metodo basato su video-stimolo, il Reception Analytical Group Interview (R.A.G.I.). I video mostrati agli intervistati sono stati scelti per la loro capacità di rappresentare tre temi fondamentali per l'analisi dei diversi punti di vista che i partecipanti sviluppano in merito al fenomeno considerato: la perdita di controllo, l'abbandono dei propri obblighi familiari e la ricaduta in una dipendenza. Questo studio mostra come nel nostro paese le due addiction siano percepite prevalentemente come questioni mediche, pertanto gli atteggiamenti dei medici generici intervistati nei confronti di una loro possibile azione nell'ambito della dipendenza da alcol o da gioco si rivelano tendenzialmente positivi almeno in linea di principio, perché all'atto pratico emerge la difficoltà di intercettare la domanda prima che il problema sia conclamato, fornendo una risposta di aiuto spesso tardiva. Al contrario, gli operatori sociali intervistati tendono a focalizzare la propria attenzione verso la sofferenza delle persone vicine all'individuo dipendente, con la conseguenza di percepire un'implicazione diretta del proprio ruolo professionale nelle protezione dei familiari dei dipendenti da alcol e da gioco. Inoltre, rispetto ai medici, fra gli operatori emerge la stigmatizzazione operata nei confronti dei giocatori, come conferma del permeare dei concetti di colpa e di vizio che l'avvento del paradigma bio-medico nell'ambito delle dipendenze avrebbe dovuto cancellare. Questo studio mostra l'importanza di comprendere le differenti attitudini che le due categorie professionali possiedono in merito all'oggetto di studio considerato, in quanto permette di evidenziare i punti di forza e di debolezza dei principali canali attraverso cui il problema della dipendenza può essere identificato e affrontato, se non altro attraverso l'invio a servizi specialistici. I risultati spiegano perché al contrario spesso i soggetti dipendenti accedono ai servizi specialisti in una fase tardiva e già fortemente compromessa del proprio stato di salute, e forniscono una chiave di lettura per riflettere su come si potrebbe intervenire sul sistema per migliorarlo.

Bere problematico e gioco patologico: uno studio sulle immagni dei medici e degli operatori sociali

PUTZOLU, FRANCESCA
2012/2013

Abstract

Lo studio presentato in questa tesi è indagare le immagini che medici generici e operatori sociali possiedono in merito al fenomeno delle addiction, intese come fatti sociali, e come queste possono influenzare le diverse modalità di gestione di tali problematiche. In particolare, viene proposto un confronto fra alcolismo e gioco d'azzardo patologico, quest'ultimo assimilato recentemente nell'ambito del discorso scientifico al concetto di new addiction. L'attenzione è rivolta a due categorie professionali non specializzate in materia sulle dipendenze, poiché rappresentano i primi canali in grado di intercettare il problema e di indirizzare gli individui verso percorsi specialistici. Sono stati condotti 12 focus group, 6 con i medici generici e altrettanti con gli operatori sociali, utilizzando un metodo basato su video-stimolo, il Reception Analytical Group Interview (R.A.G.I.). I video mostrati agli intervistati sono stati scelti per la loro capacità di rappresentare tre temi fondamentali per l'analisi dei diversi punti di vista che i partecipanti sviluppano in merito al fenomeno considerato: la perdita di controllo, l'abbandono dei propri obblighi familiari e la ricaduta in una dipendenza. Questo studio mostra come nel nostro paese le due addiction siano percepite prevalentemente come questioni mediche, pertanto gli atteggiamenti dei medici generici intervistati nei confronti di una loro possibile azione nell'ambito della dipendenza da alcol o da gioco si rivelano tendenzialmente positivi almeno in linea di principio, perché all'atto pratico emerge la difficoltà di intercettare la domanda prima che il problema sia conclamato, fornendo una risposta di aiuto spesso tardiva. Al contrario, gli operatori sociali intervistati tendono a focalizzare la propria attenzione verso la sofferenza delle persone vicine all'individuo dipendente, con la conseguenza di percepire un'implicazione diretta del proprio ruolo professionale nelle protezione dei familiari dei dipendenti da alcol e da gioco. Inoltre, rispetto ai medici, fra gli operatori emerge la stigmatizzazione operata nei confronti dei giocatori, come conferma del permeare dei concetti di colpa e di vizio che l'avvento del paradigma bio-medico nell'ambito delle dipendenze avrebbe dovuto cancellare. Questo studio mostra l'importanza di comprendere le differenti attitudini che le due categorie professionali possiedono in merito all'oggetto di studio considerato, in quanto permette di evidenziare i punti di forza e di debolezza dei principali canali attraverso cui il problema della dipendenza può essere identificato e affrontato, se non altro attraverso l'invio a servizi specialistici. I risultati spiegano perché al contrario spesso i soggetti dipendenti accedono ai servizi specialisti in una fase tardiva e già fortemente compromessa del proprio stato di salute, e forniscono una chiave di lettura per riflettere su come si potrebbe intervenire sul sistema per migliorarlo.
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