Questa tesi ha come obiettivo descrivere la teoria della traduzione in Walter Benjamin mettendone in luce la carica messianica e redentiva analizzando Sulla lingua in generale e sulla lingua dell'uomo e Il compito del traduttore, i due testi che Benjamin dedica al problema del linguaggio e della traduzione. Si delinea in questo modo un processo che da una originaria purezza della lingua porta, attraverso il peccato originario e la distruzione di Babele, ad una condizione frammentaria e imperfetta nell'ambito mondano. L'oggettività garantita da Dio nello stato edenico viene meno e comincia le proliferazione delle lingue e delle traduzioni. In questo contesto frammentario, nel quale la lingua è considerata un mero mezzo di comunicazione e non più pura comunicazione, il traduttore è destinato inesorabilmente a fallire nel compito di ricostruire la pura lingua originaria. In questo tentativo, che non può che alludere o anticipare, rimanendo sempre incompleto, questa pura lingua, sta però la possibilità della rottura del continuum storico e l'irruzione del Messia. Nel suo tentativo di assolvere il compito il traduttore, secondo Benjamin, deve emanciparsi dal senso di un opera per essere fedele alla letteralità; in questo modo può mostrarsi la parentela delle lingue che sono tutte affini in ciò che vogliono dire. Attraverso l'analisi di alcuni commentatori di Benjamin si mostra inoltre come la molteplicità e la dispersione imposte all'uomo possano avere comunque un ruolo positivo all'interno della storia.
CADUTA E REDENZIONE - La teoria della traduzione in Walter Benjamin
CASTAGNO, ANDREA
2012/2013
Abstract
Questa tesi ha come obiettivo descrivere la teoria della traduzione in Walter Benjamin mettendone in luce la carica messianica e redentiva analizzando Sulla lingua in generale e sulla lingua dell'uomo e Il compito del traduttore, i due testi che Benjamin dedica al problema del linguaggio e della traduzione. Si delinea in questo modo un processo che da una originaria purezza della lingua porta, attraverso il peccato originario e la distruzione di Babele, ad una condizione frammentaria e imperfetta nell'ambito mondano. L'oggettività garantita da Dio nello stato edenico viene meno e comincia le proliferazione delle lingue e delle traduzioni. In questo contesto frammentario, nel quale la lingua è considerata un mero mezzo di comunicazione e non più pura comunicazione, il traduttore è destinato inesorabilmente a fallire nel compito di ricostruire la pura lingua originaria. In questo tentativo, che non può che alludere o anticipare, rimanendo sempre incompleto, questa pura lingua, sta però la possibilità della rottura del continuum storico e l'irruzione del Messia. Nel suo tentativo di assolvere il compito il traduttore, secondo Benjamin, deve emanciparsi dal senso di un opera per essere fedele alla letteralità; in questo modo può mostrarsi la parentela delle lingue che sono tutte affini in ciò che vogliono dire. Attraverso l'analisi di alcuni commentatori di Benjamin si mostra inoltre come la molteplicità e la dispersione imposte all'uomo possano avere comunque un ruolo positivo all'interno della storia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/59428