Il complesso conventuale di Santa Croce di Bosco Marengo nasce negli anni sessanta del Cinquecento dal desiderio di papa Pio V Ghislieri di fondare nella sua terra natale un monumento simbolo dell'azione controriformistica perseguita. Le ricerche del passato, inaugurate solo nei primi anni del Novecento, hanno puntato a metterne in risalto soprattutto il rapporto con le direttive della committenza evitando, invece, di mettere a fuoco altri suggestivi aspetti. L'obiettivo della mia tesi è stato pertanto quello di riprendere gli studi precedenti e ribaltarne il punto di vista, sfruttando la ricerca su Santa Croce come occasione per studiare la complessità artistica di Giorgio Vasari, impiegato al Bosco come pittore e architetto. Vasari è infatti sia progettista della struttura lignea double-face dell'altare maggiore sia autore delle tavole allora incastonate sulle sue quattro superfici e della pala con l'Adorazione dei Magi, sita nella cappella laterale dei Re Magi. A questo fine, è stato in un primo momento necessario lasciare in sospeso i dati raccolti su Santa Croce per recuperare, prima di tutto, gli studi che fino ad oggi si sono occupati di Vasari pittore manierista. Un altro punto affrontato dalla tesi riguarda la revisione di una lettura passata, e a mio giudizio poco convincente, relativa al recupero da parte di Vasari di una matrice medievale, quella dei polittici gotici, per la struttura dell'altare maggiore, nonostante le fonti e lo stesso Vasari la descrivessero ¿a guisa di un arco trionfale¿. Il primo capitolo, di introduzione alla tesi, scorre in sintesi la storia degli studi su Santa Croce e Vasari pittore e offre a supporto dell'intera trattazione una base storica di antefatti: il profilo storico di Pio V, il progetto per Bosco Marengo, e una digressione sull'impegno vasariano di restauratore di edifici sacri medievali e allestitore di apparati effimeri, utile per comprendere le soluzioni formali effettive impiegate nell'altare maggiore. I due capitoli successivi, vero cuore della tesi, vanno dritti al nocciolo delle problematiche della mia ricerca: il secondo capitolo analizza l'altare maggiore, presenta alcuni lavori vasariani precedenti la commissione boschese, a cui l'artista si ispirò su indicazione del pontefice, e respinge l'ipotesi formulata in precedenza in merito al presunto ¿primitivismo¿ delle forme della cornice lignea, attraverso l'approfondimento della cultura rinascimentale dei trionfi all'antica. Il terzo capitolo costituisce un ulteriore affondo, questa volta dalla prospettiva di Vasari pittore: si utilizzano dunque le conoscenze acquisite sulla sua maniera e il rapporto coi modelli per smontare la composizione del Giudizio Universale e rintracciarne i riferimenti assemblati, infine si tenta di ricostruire il rapporto complicato, e di norma eluso, tra Vasari e Michelangelo. Sarà infine l'analisi dell'ultima commissione pittorica vasariana, quella della decorazione della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze con un altro Giudizio Universale, a mostrare quanto il confronto fosse ricercato e possibile, e come questo, in base a una serie di riscontri visivi tra i disegni fiorentini e quelli piemontesi, possa ora verificarsi anche a Bosco Marengo.
Giorgio Vasari a Bosco Marengo tra Manierismo e Controriforma
GIAMPORTONE, GIUSEPPINA
2012/2013
Abstract
Il complesso conventuale di Santa Croce di Bosco Marengo nasce negli anni sessanta del Cinquecento dal desiderio di papa Pio V Ghislieri di fondare nella sua terra natale un monumento simbolo dell'azione controriformistica perseguita. Le ricerche del passato, inaugurate solo nei primi anni del Novecento, hanno puntato a metterne in risalto soprattutto il rapporto con le direttive della committenza evitando, invece, di mettere a fuoco altri suggestivi aspetti. L'obiettivo della mia tesi è stato pertanto quello di riprendere gli studi precedenti e ribaltarne il punto di vista, sfruttando la ricerca su Santa Croce come occasione per studiare la complessità artistica di Giorgio Vasari, impiegato al Bosco come pittore e architetto. Vasari è infatti sia progettista della struttura lignea double-face dell'altare maggiore sia autore delle tavole allora incastonate sulle sue quattro superfici e della pala con l'Adorazione dei Magi, sita nella cappella laterale dei Re Magi. A questo fine, è stato in un primo momento necessario lasciare in sospeso i dati raccolti su Santa Croce per recuperare, prima di tutto, gli studi che fino ad oggi si sono occupati di Vasari pittore manierista. Un altro punto affrontato dalla tesi riguarda la revisione di una lettura passata, e a mio giudizio poco convincente, relativa al recupero da parte di Vasari di una matrice medievale, quella dei polittici gotici, per la struttura dell'altare maggiore, nonostante le fonti e lo stesso Vasari la descrivessero ¿a guisa di un arco trionfale¿. Il primo capitolo, di introduzione alla tesi, scorre in sintesi la storia degli studi su Santa Croce e Vasari pittore e offre a supporto dell'intera trattazione una base storica di antefatti: il profilo storico di Pio V, il progetto per Bosco Marengo, e una digressione sull'impegno vasariano di restauratore di edifici sacri medievali e allestitore di apparati effimeri, utile per comprendere le soluzioni formali effettive impiegate nell'altare maggiore. I due capitoli successivi, vero cuore della tesi, vanno dritti al nocciolo delle problematiche della mia ricerca: il secondo capitolo analizza l'altare maggiore, presenta alcuni lavori vasariani precedenti la commissione boschese, a cui l'artista si ispirò su indicazione del pontefice, e respinge l'ipotesi formulata in precedenza in merito al presunto ¿primitivismo¿ delle forme della cornice lignea, attraverso l'approfondimento della cultura rinascimentale dei trionfi all'antica. Il terzo capitolo costituisce un ulteriore affondo, questa volta dalla prospettiva di Vasari pittore: si utilizzano dunque le conoscenze acquisite sulla sua maniera e il rapporto coi modelli per smontare la composizione del Giudizio Universale e rintracciarne i riferimenti assemblati, infine si tenta di ricostruire il rapporto complicato, e di norma eluso, tra Vasari e Michelangelo. Sarà infine l'analisi dell'ultima commissione pittorica vasariana, quella della decorazione della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze con un altro Giudizio Universale, a mostrare quanto il confronto fosse ricercato e possibile, e come questo, in base a una serie di riscontri visivi tra i disegni fiorentini e quelli piemontesi, possa ora verificarsi anche a Bosco Marengo.File | Dimensione | Formato | |
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