Background: Simple posterior elbow dislocation is the second in frequency after glenohumeral one. The gold standard treatment is conservative, with an immobilization of the shortest duration possible. Some authors have suggested a surgical approach with the aim of obtaining a better and earlier functional recovery and to avoid residual instability in valgus. The objective of our study is to evaluate the functional results of the nonoperative treatment and to investigate the hypothesis that this is not associated with a residual instability in valgus. Methods: Patients suffering from simple posterior elbow dislocation from the San Luigi Gonzaga hospital emergency department were retrospectively collected and clinically and fluoroscopically reviewed. The clinical parameters examined were: sex, sports practice, possible physiotherapy performed, recurrences, residual symptoms, affected limb, duration of follow-up, age, immobilization time, ROM, MEPS, Quickdash, SEV, the posterolateral drawer test and the valgus stress test. The parameters evaluated under fluoroscopy were: the presence of heterotopic ossifications, signs of arthrosis and valgus stress. The statistical analysis involved the use of non-parametric tests (the Mann Whitney test, the Fisher test, the χ2 test and the Spearman test). Results: Out of 30 patients 6 were lost to follow-up. Heterotopic ossifications were found in 41.2% of cases. No patient had recurrences. The average age is 54.7 ± 13.69 years. The follow-up has a median of 78.5 months, the MEPS of 100, the QuickDash of 0 and the SEV of 99. The median of the immobilization days is 20. The first end-point of the study reported an incidence of 29.4% of valgus instability, no association has emerged between patients with a positive valgus stress test and the different outcome parameters. Physiotherapy showed no association with any outcome parameters; heterotopic ossifications showed a reverse association with MEPS (p-value 0.048). The age of the patients revealed a more difficult ROM recovery in prone-supination in older patients (p-value 0.05). Finally, we evaluated the correlation between the immobilization time and the different outcome parameters: an increase in the immobilization time result in a better functional recovery of the ROM in extension (p-value 0.0109) and a better QuickDash score (p-value 0.05). We decided to repeat the statistical calculation excluding a statistical extreme, the correlation with the ROM in extension remained statistically significant (p-value 0.0302). Conclusions: The nonoperative treatment of simple posterior elbow dislocation is associated with good functional results. The presence of heterotopic ossifications and residual instability in valgus has a significant incidence, however our results seem to support the thesis that these complications do not compromise a good functional result. Although widely reported in the literature that the immobilization recommended is as short as possible, our results are in contrast. Prospective studies with broader case studies are needed to fully answer this question.
Background: La lussazione posteriore semplice di gomito è la seconda per frequenza dopo quella gleno-omerale. Il trattamento gold standard è conservativo, con una immobilizzazione di più breve durata possibile. Alcuni autori hanno suggerito un approccio chirurgico con l’obiettivo di ottenere un recupero funzionale migliore e più precoce e di evitare una residua instabilità in valgo. L’obiettivo del nostro studio è di valutare i risultati funzionali del trattamento incruento e di testare l’ipotesi che questo non si associ ad una residua instabilità in valgo. Metodi: Sono stati raccolti in maniera retrospettiva i pazienti affetti da lussazione posteriore semplice di gomito afferiti presso il pronto soccorso dell’ospedale San Luigi Gonzaga e sono stati rivalutati clinicamente e fluoroscopicamente. I parametri clinici presi in esame sono stati: il sesso, la pratica sportiva, l’eventuale fisioterapia effettuata, le recidive, i sintomi residui, l’arto affetto, la durata del follow-up, l’età, il tempo di immobilizzazione, il ROM, il MEPS, il QuickDash, il SEV, il posterolateral drawer test ed il valgo stress test. I parametri valutati in fluoroscopia sono stati: la presenza di ossificazioni eterotopiche, segni di artrosi ed il valgo stress test. L’analisi statistica ha previsto l’utilizzo di test non parametrici (il test di Mann Whitney, il test di Fisher, il test χ2 ed il test di Spearman). Risultati: Su 30 pazienti 6 sono stati persi al follow-up. Le ossificazioni eterotopiche sono risultati presenti nel 41,2% dei casi. Nessun paziente ha avuto recidive. L’età media è di 54,7 ± 13,69 anni. Il follow-up ha una mediana di 78,5 mesi, il MEPS di 100, il QuickDash di 0 ed il SEV di 99. La mediana dei giorni di immobilizzazione è di 20. Il primo end-point dello studio ha riportato una incidenza del 29,4% di instabilità in valgo, nessuna associazione è emersa tra i pazienti con un valgo stress test positivo ed i diversi parametri di outcome. La fisioterapia non ha mostrato associazione con nessun parametro di outcome, le ossificazioni eterotopiche hanno mostrato una associazione inversa con il MEPS (p-value 0,048). L’età dei pazienti ha fatto emergere un più difficoltoso recupero del ROM in prono-supinazione nei pazienti di età più avanzata (p-value 0,05). Infine, abbiamo valutato la correlazione tra tempo di immobilizzazione ed i diversi parametri di outcome: ad un aumentare del tempo di immobilizzazione risulta correlato un miglior recupero funzionale del ROM in estensione (p-value 0,0109) ed un punteggio QuickDash migliore (p-value 0,05). Abbiamo ritenuto di ripetere il calcolo statistico escludendo un estremo statistico, la correlazione con il ROM in estensione è rimasta statisticamente significativa (p-value 0,0302). Conclusioni: Il trattamento incruento della lussazione posteriore semplice di gomito si associa a buoni risultati funzionali. La presenza di ossificazioni eterotopiche e instabilità residua in valgo ha un’incidenza non trascurabile, tuttavia i nostri risultati sembrano supportare la tesi che tali complicanze non pregiudichino un buon risultato funzionale. Seppur ampiamente riportato in letteratura che l’immobilizzazione consigliata sia la più breve possibile i nostri risultati sono in controtendenza. Sono necessari studi prospettici con casistica più ampia per rispondere esaustivamente a tale domanda.
Trattamento incruento della lussazione semplice di gomito. Valutazione clinica e fluoroscopica ad un follow-up medio di 6 anni.
GUIDA, SIMONE
2018/2019
Abstract
Background: La lussazione posteriore semplice di gomito è la seconda per frequenza dopo quella gleno-omerale. Il trattamento gold standard è conservativo, con una immobilizzazione di più breve durata possibile. Alcuni autori hanno suggerito un approccio chirurgico con l’obiettivo di ottenere un recupero funzionale migliore e più precoce e di evitare una residua instabilità in valgo. L’obiettivo del nostro studio è di valutare i risultati funzionali del trattamento incruento e di testare l’ipotesi che questo non si associ ad una residua instabilità in valgo. Metodi: Sono stati raccolti in maniera retrospettiva i pazienti affetti da lussazione posteriore semplice di gomito afferiti presso il pronto soccorso dell’ospedale San Luigi Gonzaga e sono stati rivalutati clinicamente e fluoroscopicamente. I parametri clinici presi in esame sono stati: il sesso, la pratica sportiva, l’eventuale fisioterapia effettuata, le recidive, i sintomi residui, l’arto affetto, la durata del follow-up, l’età, il tempo di immobilizzazione, il ROM, il MEPS, il QuickDash, il SEV, il posterolateral drawer test ed il valgo stress test. I parametri valutati in fluoroscopia sono stati: la presenza di ossificazioni eterotopiche, segni di artrosi ed il valgo stress test. L’analisi statistica ha previsto l’utilizzo di test non parametrici (il test di Mann Whitney, il test di Fisher, il test χ2 ed il test di Spearman). Risultati: Su 30 pazienti 6 sono stati persi al follow-up. Le ossificazioni eterotopiche sono risultati presenti nel 41,2% dei casi. Nessun paziente ha avuto recidive. L’età media è di 54,7 ± 13,69 anni. Il follow-up ha una mediana di 78,5 mesi, il MEPS di 100, il QuickDash di 0 ed il SEV di 99. La mediana dei giorni di immobilizzazione è di 20. Il primo end-point dello studio ha riportato una incidenza del 29,4% di instabilità in valgo, nessuna associazione è emersa tra i pazienti con un valgo stress test positivo ed i diversi parametri di outcome. La fisioterapia non ha mostrato associazione con nessun parametro di outcome, le ossificazioni eterotopiche hanno mostrato una associazione inversa con il MEPS (p-value 0,048). L’età dei pazienti ha fatto emergere un più difficoltoso recupero del ROM in prono-supinazione nei pazienti di età più avanzata (p-value 0,05). Infine, abbiamo valutato la correlazione tra tempo di immobilizzazione ed i diversi parametri di outcome: ad un aumentare del tempo di immobilizzazione risulta correlato un miglior recupero funzionale del ROM in estensione (p-value 0,0109) ed un punteggio QuickDash migliore (p-value 0,05). Abbiamo ritenuto di ripetere il calcolo statistico escludendo un estremo statistico, la correlazione con il ROM in estensione è rimasta statisticamente significativa (p-value 0,0302). Conclusioni: Il trattamento incruento della lussazione posteriore semplice di gomito si associa a buoni risultati funzionali. La presenza di ossificazioni eterotopiche e instabilità residua in valgo ha un’incidenza non trascurabile, tuttavia i nostri risultati sembrano supportare la tesi che tali complicanze non pregiudichino un buon risultato funzionale. Seppur ampiamente riportato in letteratura che l’immobilizzazione consigliata sia la più breve possibile i nostri risultati sono in controtendenza. Sono necessari studi prospettici con casistica più ampia per rispondere esaustivamente a tale domanda.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/593