INTRODUZIONE: L'invecchiamento della popolazione è un fenomeno che interessa tutto il pianeta; secondo i dati Istat relativi al 2011, gli anziani nel nostro Paese rappresentano il 20.3% di una popolazione totale di 60.6 milioni. L'aumento della vita media ha determinato, da una parte, una buona percentuale di anziani che raggiungono l'età avanzata in condizioni di salute accettabili e dall'altra un aumento di pazienti anziani fragili. Questo scenario epidemiologico ha indotto l'intero sistema sanitario a ripensare alle proprie strategie sia di prevenzione che di trattamento. La gestione e la valutazione del soggetto fragile, caratterizzato da vulnerabilità ad eventi avversi, spesso affetto da pluripatologie croniche, disabilità e con problematiche socio-economiche ed ambientali complesse, richiedono quindi, sia l'utilizzo di una specifica metodologia, la valutazione multidimensionale, sia la presenza di strutture e servizi ben integrati fra loro con l'obiettivo di garantire la continuità assistenziale. OBIETTIVO: Il lavoro si pone l'obiettivo di inquadrare la figura del paziente fragile, con particolare attenzione al ruolo delle Cure Intermedie nell'ambito della continuità assistenziale. Si prefigge di approfondire le problematiche inerenti ad alcune delle sindromi geriatriche di frequente riscontro in pazienti fragili ricoverati che hanno un impatto sfavorevole su outcome a breve e a lungo termine. Inoltre intende presentare i risultati dell'esperienza dell'Unità di Cure Intermedie dell'ASO S. Croce e Carle di Cuneo. MATERIALI E METODI: Per la prima parte è stata effettuata un'accurata consultazione bibliografica; per la parte relativa all'attività dell'Unità di Cure Intermedie dell'ASO S. Croce e Carle di Cuneo, è stato valutato in modo retrospettivo un campione di 167 pazienti afferiti alla struttura nel periodo gennaio-settembre 2012. Per ognuno di essi è stata effettuata una rilettura delle cartelle cliniche, raccogliendo i seguenti elementi: dati anagrafici, reparto di provenienza, data del ricovero e di dimissione, destinazione alla dimissione. RISULTATI: Nel nostro campione di 167 pazienti l'81.4% proviene da reparti medici e il 43% dalla Geriatria. I pazienti alla dimissione rientrano al domicilio o in casa di riposo nel 69% dei casi, mentre l'8% viene trasferito in reparto per acuti, il 21% in Lungodegenze-Ospedali di Comunità e il 2% decede. Non emergono differenze significative tra i pazienti provenienti dall'area medica e quelli provenienti dall'area chirurgica, sia per quanto riguarda la durata della degenza media (13 giorni) che l'esito del ricovero (rientro al domicilio, trasferimento in Lungodegenze o in reparti per acuti, decesso). Emergono invece differenze significative tra i pazienti provenienti dalla Geriatria e quelli provenienti da altri reparti. La durata delle degenza risulta inferiore nei pazienti del primo gruppo (10.8 giorni contro14.9 giorni) e anche la necessità di trasferimento in reparti per acuti o decesso risulta minore (4.1% contro 13.8%). Questi dati riflettono come sicuramente i pazienti che provengono dalla Geriatria siano clinicamente più stabili e con un iter di proseguimento delle cure più definito; i risultati inoltre sollecitano ad implementare l'accuratezza dei criteri di ammissione in CI per i pazienti provenienti dagli altri reparti. CONCLUSIONI: Le CI rappresentano un tassello fondamentale della rete di strutture e servizi di cura che offrono risposta ai numerosi bisogni del paziente fragile. Sono caratterizzate da una gamma di servizi integrati che, grazie all'opera del personale delle CI (medici, infermieri, OSS, fisioterapisti), mirano ad assicurare la continuità assistenziale dopo la dimissione dai reparti per acuti, favorire il recupero funzionale riducendo le disabilità in eccesso, promuovere la massima autonomia dei pazienti.

La gestione dell'anziano fragile: l'esperienza del Reparto di Cure Intermedie dell'ASO S. Croce e Carle di Cuneo.

REINERO, ALESSIA
2011/2012

Abstract

INTRODUZIONE: L'invecchiamento della popolazione è un fenomeno che interessa tutto il pianeta; secondo i dati Istat relativi al 2011, gli anziani nel nostro Paese rappresentano il 20.3% di una popolazione totale di 60.6 milioni. L'aumento della vita media ha determinato, da una parte, una buona percentuale di anziani che raggiungono l'età avanzata in condizioni di salute accettabili e dall'altra un aumento di pazienti anziani fragili. Questo scenario epidemiologico ha indotto l'intero sistema sanitario a ripensare alle proprie strategie sia di prevenzione che di trattamento. La gestione e la valutazione del soggetto fragile, caratterizzato da vulnerabilità ad eventi avversi, spesso affetto da pluripatologie croniche, disabilità e con problematiche socio-economiche ed ambientali complesse, richiedono quindi, sia l'utilizzo di una specifica metodologia, la valutazione multidimensionale, sia la presenza di strutture e servizi ben integrati fra loro con l'obiettivo di garantire la continuità assistenziale. OBIETTIVO: Il lavoro si pone l'obiettivo di inquadrare la figura del paziente fragile, con particolare attenzione al ruolo delle Cure Intermedie nell'ambito della continuità assistenziale. Si prefigge di approfondire le problematiche inerenti ad alcune delle sindromi geriatriche di frequente riscontro in pazienti fragili ricoverati che hanno un impatto sfavorevole su outcome a breve e a lungo termine. Inoltre intende presentare i risultati dell'esperienza dell'Unità di Cure Intermedie dell'ASO S. Croce e Carle di Cuneo. MATERIALI E METODI: Per la prima parte è stata effettuata un'accurata consultazione bibliografica; per la parte relativa all'attività dell'Unità di Cure Intermedie dell'ASO S. Croce e Carle di Cuneo, è stato valutato in modo retrospettivo un campione di 167 pazienti afferiti alla struttura nel periodo gennaio-settembre 2012. Per ognuno di essi è stata effettuata una rilettura delle cartelle cliniche, raccogliendo i seguenti elementi: dati anagrafici, reparto di provenienza, data del ricovero e di dimissione, destinazione alla dimissione. RISULTATI: Nel nostro campione di 167 pazienti l'81.4% proviene da reparti medici e il 43% dalla Geriatria. I pazienti alla dimissione rientrano al domicilio o in casa di riposo nel 69% dei casi, mentre l'8% viene trasferito in reparto per acuti, il 21% in Lungodegenze-Ospedali di Comunità e il 2% decede. Non emergono differenze significative tra i pazienti provenienti dall'area medica e quelli provenienti dall'area chirurgica, sia per quanto riguarda la durata della degenza media (13 giorni) che l'esito del ricovero (rientro al domicilio, trasferimento in Lungodegenze o in reparti per acuti, decesso). Emergono invece differenze significative tra i pazienti provenienti dalla Geriatria e quelli provenienti da altri reparti. La durata delle degenza risulta inferiore nei pazienti del primo gruppo (10.8 giorni contro14.9 giorni) e anche la necessità di trasferimento in reparti per acuti o decesso risulta minore (4.1% contro 13.8%). Questi dati riflettono come sicuramente i pazienti che provengono dalla Geriatria siano clinicamente più stabili e con un iter di proseguimento delle cure più definito; i risultati inoltre sollecitano ad implementare l'accuratezza dei criteri di ammissione in CI per i pazienti provenienti dagli altri reparti. CONCLUSIONI: Le CI rappresentano un tassello fondamentale della rete di strutture e servizi di cura che offrono risposta ai numerosi bisogni del paziente fragile. Sono caratterizzate da una gamma di servizi integrati che, grazie all'opera del personale delle CI (medici, infermieri, OSS, fisioterapisti), mirano ad assicurare la continuità assistenziale dopo la dimissione dai reparti per acuti, favorire il recupero funzionale riducendo le disabilità in eccesso, promuovere la massima autonomia dei pazienti.
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