In the history of psychiatry and psychology, discussion on Dissociative Identity Disorder has been addressed from different points of view: according to some authors, the creation of alters is due to the work of overzealous therapists, leading the patient involuntarily, through his therapeutic work, to the creation of a new identity. Nontheless, there are authors, who, by way of describing their work experience with these patients, want to show that in most cases this is a real disorder, whose symptoms are not iatrogenic but make their appearance long before the beginning of therapy. These authors are ususally proponents of the traumatic theory, according to which the main cause of this disorder is a traumatizing experience of violence and abuse that the patient experienced in childhood. There are many cases in which, in the course of therapy, patients claim to remember being victims of brutal sexual abuse in satanic rituals: they start to remember details of what happened and of the characterizing features of these practices. As a result, the police was alerted, but no investigation has never found evidence that these crimes actually took place. Consequently, doubts have been raised: if the cause of this disorder is the experience of such a traumatizing event during childhood, and if it didn't involve satanic ritual abuse, how come these patients recall so vividly all these details? Is it just a figment of their imagination? Or is the result of the therapist's mispractice that led to the patient's creating false memories? This paper wants to be a critical review of a part of scientific literature, both when it considers satanic ritual abuse as a possible cause of the Dissociative Identity Disorder, and when it supports the theory that the causes are of a different nature, showing how this is still an open question. The first part of this paper focuses on the general disorder, as it is explained by DSM, one of the major diagnostic manuals of mental disorders. The differences between the last three editions of the manual have been pointed out, to show the main changes in the choice of diagnostic criteria. In the second part, several authors are quoted, who have dealt with this matter. The position of those who believe in the truthfulness of their patients' claims, and, consequently, in their experience with satanic cult is shown, and so is the position of those who criticize this view, explaining that the various personalities emerging from the patient are nothing but a figment of their imagination. In particular, the opponents explain how the stories of a possible abuse are only a consequence of the work of persuasion carried on by the therapist, who firmly believes that their patient must have lived such a traumatizing experience during childhood. In the third part, examples from criminology records are quoted, with the purpose of giving a practical base to the theoretical discussion of the previous chapters.
Nella storia della psichiatria e della psicologia, la discussione sul Disturbo Dissociativo dell'Identità è stato affrontato da vari punti di vista: secondo alcuni autori, la creazione di altre personalità è da imputare al lavoro troppo zelante del terapeuta, che porterebbe involontariamente il paziente, attraverso il suo lavoro terapeutico, a creare queste nuove identità; altri studiosi, invece, descrivendo la loro esperienza lavorativa con questi pazienti, vogliono dimostrare come nella maggior parte dei casi questo sia un disturbo reale, i cui sintomi non vengono creati dal lavoro terapeutico, ma nascono molto prima dell'inizio della terapia. In particolar modo, questi autori sono sostenitori della teoria traumatica: la causa principale di questo disturbo sarebbe una sconvolgente esperienza di violenza e abusi di cui il paziente ha avuto esperienza nell'infanzia. Ci sono stati molti casi in cui il paziente, durante la terapia, afferma di ricordare di essere stato vittima di efferati abusi sessuali avvenuti in rituali satanici: inizia a ricordare molti particolari di ciò che ha subito e anche di ciò che caratterizzava queste pratiche. In seguito a questi racconti, è stata mobilitata la polizia. Ma dalle indagini eseguite basandosi sui racconti di questi pazienti, non è mai stata trovata nessuna prova che questi crimini siano stati effettivamente messi in atto. Di conseguenza, ci si è chiesto: se alla base di tale disturbo c'è stata l'esperienza infantile di un trauma tanto grave, e nel caso non fosse stato un abuso rituale satanico, perché questi pazienti ricordano così vividamente tutti questi dettagli di tale pratiche? È frutto della loro immaginazione? O la colpa è da imputare al terapeuta, che avrebbe spinto il paziente a creare questi falsi ricordi? Il presente lavoro è una revisione critica di una parte della letteratura scientifica, relativa sia a chi considera gli abusi rituali satanici come possibile causa del Disturbo Dissociativo d'Identità, sia a chi ritiene che le cause siano di natura diversa, dimostrando come questa sia una questione ancora aperta. Nella prima parte è stato affrontato il discorso in generale sul disturbo, così come viene spiegato da uno dei principali manuali diagnostici dei disturbi mentali, il DSM: in particolare sono state evidenziate le differenze tra le ultime tre edizioni del manuale, per far notare i principali cambiamenti avvenuti nella scelta dei criteri diagnostici. Nella seconda parte, vengono citati vari autori che hanno affrontato questo problema: da una parte sono state descritte le posizioni di chi è a favore della veridicità dei racconti dei propri pazienti, e che, proprio per questo motivo, credono alla loro esperienza a contatto con delle sette sataniche; dall'altra parte, sono stati citati degli autori che criticano tale posizione, spiegando che le varie personalità che emergono dal paziente non sono nient'altro che frutto della loro fantasia. In particolar modo, spiegano come i racconti di questi pazienti su un possibile abuso siano solo conseguenza di un'opera di convincimento perpetrato dal loro terapeuta, convinto che dev'esserci stato per forza un simile trauma nell'infanzia di queste persone. Nella terza parte, sono stati riportati esempi presi dalla casistica criminologica, così da rendere concreto ciò che è stato discusso a livello teorico nei capitoli precedenti.
Disturbo Dissociativo dell'Identità e abusi rituali satanici: una questione controversa
COSTA, VALENTINA
2011/2012
Abstract
Nella storia della psichiatria e della psicologia, la discussione sul Disturbo Dissociativo dell'Identità è stato affrontato da vari punti di vista: secondo alcuni autori, la creazione di altre personalità è da imputare al lavoro troppo zelante del terapeuta, che porterebbe involontariamente il paziente, attraverso il suo lavoro terapeutico, a creare queste nuove identità; altri studiosi, invece, descrivendo la loro esperienza lavorativa con questi pazienti, vogliono dimostrare come nella maggior parte dei casi questo sia un disturbo reale, i cui sintomi non vengono creati dal lavoro terapeutico, ma nascono molto prima dell'inizio della terapia. In particolar modo, questi autori sono sostenitori della teoria traumatica: la causa principale di questo disturbo sarebbe una sconvolgente esperienza di violenza e abusi di cui il paziente ha avuto esperienza nell'infanzia. Ci sono stati molti casi in cui il paziente, durante la terapia, afferma di ricordare di essere stato vittima di efferati abusi sessuali avvenuti in rituali satanici: inizia a ricordare molti particolari di ciò che ha subito e anche di ciò che caratterizzava queste pratiche. In seguito a questi racconti, è stata mobilitata la polizia. Ma dalle indagini eseguite basandosi sui racconti di questi pazienti, non è mai stata trovata nessuna prova che questi crimini siano stati effettivamente messi in atto. Di conseguenza, ci si è chiesto: se alla base di tale disturbo c'è stata l'esperienza infantile di un trauma tanto grave, e nel caso non fosse stato un abuso rituale satanico, perché questi pazienti ricordano così vividamente tutti questi dettagli di tale pratiche? È frutto della loro immaginazione? O la colpa è da imputare al terapeuta, che avrebbe spinto il paziente a creare questi falsi ricordi? Il presente lavoro è una revisione critica di una parte della letteratura scientifica, relativa sia a chi considera gli abusi rituali satanici come possibile causa del Disturbo Dissociativo d'Identità, sia a chi ritiene che le cause siano di natura diversa, dimostrando come questa sia una questione ancora aperta. Nella prima parte è stato affrontato il discorso in generale sul disturbo, così come viene spiegato da uno dei principali manuali diagnostici dei disturbi mentali, il DSM: in particolare sono state evidenziate le differenze tra le ultime tre edizioni del manuale, per far notare i principali cambiamenti avvenuti nella scelta dei criteri diagnostici. Nella seconda parte, vengono citati vari autori che hanno affrontato questo problema: da una parte sono state descritte le posizioni di chi è a favore della veridicità dei racconti dei propri pazienti, e che, proprio per questo motivo, credono alla loro esperienza a contatto con delle sette sataniche; dall'altra parte, sono stati citati degli autori che criticano tale posizione, spiegando che le varie personalità che emergono dal paziente non sono nient'altro che frutto della loro fantasia. In particolar modo, spiegano come i racconti di questi pazienti su un possibile abuso siano solo conseguenza di un'opera di convincimento perpetrato dal loro terapeuta, convinto che dev'esserci stato per forza un simile trauma nell'infanzia di queste persone. Nella terza parte, sono stati riportati esempi presi dalla casistica criminologica, così da rendere concreto ciò che è stato discusso a livello teorico nei capitoli precedenti.File | Dimensione | Formato | |
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