Lo sviluppo di questo elaborato nasce dalla partecipazione diretta all'Assemblea Azionisti Fiat Spa del 9 Aprile 2012, che ha fatto nascere delle considerazioni relative alla strategia perseguita negli ultimi dieci anni da Fiat Group, a partire dall'acquisizione di Chrysler. L'intento è quello di mostrarne la sua incidenza e le trasformazioni che ha comportato, rendendo un'azienda familiare italiana un gruppo globale. «Il 2012 si è chiuso per Fiat con il risultato migliore della sua storia ultracentenaria». Così Sergio Marchionne ha detto ai soci riuniti al Lingotto per approvare il bilancio dell'anno scorso, ricordando che tutti gli obiettivi sono stati raggiunti o superati. Grazie al consolidamento di Chrysler per tutti i 12 mesi, l'utile di gestione di 3,4 miliardi di euro ha superato il record precedente, anche senza l'apporto di Iveco e Cnh scorporati in Fiat Industrial. Marchionne ha sottolineato che «il mercato italiano pesa ormai per meno del 10% del totale», e il presidente John Elkann ha ricordato una frase del nonno Gianni Agnelli di fine anni '90: «Fiat è troppo piccola, dobbiamo crescere ancora». Sergio Marchionne ha rivendicato, nella sua lunga relazione, la strategia seguita dal gruppo negli ultimi dieci anni. Ha confrontato le cifre del 2004 - profondo rosso nei conti, 1,8 milioni di auto vendute, 11° posto nella classifica mondiale dei costruttori - con quelle dell'anno appena concluso: utile netto di 1,4 miliardi, operativo a 3,4, circa 4,2 milioni di vetture vendute con Chrysler, settimo posto nella classifica dei costruttori dopo Ford. Quella che era un'azienda «totalmente sbilanciata verso un'area geografica» è diventata «un gruppo con una presenza ampia e diversificata». «Negli ultimi nove anni abbiamo creato dalle potenziali ceneri di un costruttore italiano un gruppo automobilistico con un orizzonte globale».

Case Study: l'evoluzione e l'incidenza dell'acquisizione di Chrysler in Fiat S.p.A. e le prospettive future

DESIDERI, FRANCESCA
2012/2013

Abstract

Lo sviluppo di questo elaborato nasce dalla partecipazione diretta all'Assemblea Azionisti Fiat Spa del 9 Aprile 2012, che ha fatto nascere delle considerazioni relative alla strategia perseguita negli ultimi dieci anni da Fiat Group, a partire dall'acquisizione di Chrysler. L'intento è quello di mostrarne la sua incidenza e le trasformazioni che ha comportato, rendendo un'azienda familiare italiana un gruppo globale. «Il 2012 si è chiuso per Fiat con il risultato migliore della sua storia ultracentenaria». Così Sergio Marchionne ha detto ai soci riuniti al Lingotto per approvare il bilancio dell'anno scorso, ricordando che tutti gli obiettivi sono stati raggiunti o superati. Grazie al consolidamento di Chrysler per tutti i 12 mesi, l'utile di gestione di 3,4 miliardi di euro ha superato il record precedente, anche senza l'apporto di Iveco e Cnh scorporati in Fiat Industrial. Marchionne ha sottolineato che «il mercato italiano pesa ormai per meno del 10% del totale», e il presidente John Elkann ha ricordato una frase del nonno Gianni Agnelli di fine anni '90: «Fiat è troppo piccola, dobbiamo crescere ancora». Sergio Marchionne ha rivendicato, nella sua lunga relazione, la strategia seguita dal gruppo negli ultimi dieci anni. Ha confrontato le cifre del 2004 - profondo rosso nei conti, 1,8 milioni di auto vendute, 11° posto nella classifica mondiale dei costruttori - con quelle dell'anno appena concluso: utile netto di 1,4 miliardi, operativo a 3,4, circa 4,2 milioni di vetture vendute con Chrysler, settimo posto nella classifica dei costruttori dopo Ford. Quella che era un'azienda «totalmente sbilanciata verso un'area geografica» è diventata «un gruppo con una presenza ampia e diversificata». «Negli ultimi nove anni abbiamo creato dalle potenziali ceneri di un costruttore italiano un gruppo automobilistico con un orizzonte globale».
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