Sul finire del '500 si delinea una corrente letteraria di secondo piano, che attinge dalla tradizione dei classici, ma da questa si discosta secondo il gusto del restauro che era sentito come molto forte tra i poeti cinquecenteschi. Questa è la base sulla quale nasce e si sviluppa la poesia epicedica canina, una poesia sepolcrale in cui la lode lusinghiera e il compianto lacrimevole orbitano intorno alla figura mitizzata del cane morto. L'esistenza di una poesia cinofila sviluppatasi tra il '500 e il '600, è riscontrabile nella lunga serie di sonetti i cui protagonisti indiscussi sono appunto cani e cagnolini, levrieri e molossi, segugi o cuccioli, morti.
L'epicedio canino nella letteratura italiana tra Cinquecento e Seicento
SCARAMUZZI, ELISABETTA
2012/2013
Abstract
Sul finire del '500 si delinea una corrente letteraria di secondo piano, che attinge dalla tradizione dei classici, ma da questa si discosta secondo il gusto del restauro che era sentito come molto forte tra i poeti cinquecenteschi. Questa è la base sulla quale nasce e si sviluppa la poesia epicedica canina, una poesia sepolcrale in cui la lode lusinghiera e il compianto lacrimevole orbitano intorno alla figura mitizzata del cane morto. L'esistenza di una poesia cinofila sviluppatasi tra il '500 e il '600, è riscontrabile nella lunga serie di sonetti i cui protagonisti indiscussi sono appunto cani e cagnolini, levrieri e molossi, segugi o cuccioli, morti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/59042