The IGF-1 receptor has a key role in the pathogenic mechanism of Graves ophthalmology, a clinical manifestation of autoimmune hyperthyroidism. IGF-1R, present in large quantities in orbital fibroblasts, initiates the production of IL-16 and RANTES that contribute to the formation of pro-inflammatory cytokines, the accumulation of glycosaminoglycans and the production of hyaluronic acid. The therapeutic approaches for ophthalmology are different and constantly evolving, among the most recent there is certainly the use of teprotumumab, a monoclonal antibody obtained from hamster ovarian cells. Teprotumumab works by inhibiting antibodies directed against IGF-1R thereby reducing inflammatory treatment, binding the extracellular domain of IGF-1R by disabling the transduction signal and receptor-mediated cell proliferation. To date, teprotumumab has been tested in a three-phase randomized clinical trial with eight intravenous and placebo injections. The results show significant improvement in symptoms on several aspects: reduced proptosis and diplopia, reduced clinical activity score (CAS) and improved quality of life. The approval of the monoclonal antibody dates back to January 2020 in the United States, among the future commitments there is certainly increasing the accessibility to biopharmaceuticals and improving the quality of life for as many patients as possible.
Il recettore di IGF-1 ha un ruolo chiave nel meccanismo patogenico dell’oftalmopatia di Graves, manifestazione clinica dell’ipertiroidismo autoimmune. IGF-1R, presente in grandi quantità nei fibroblasti orbitali, innesca la produzione di IL-16 e RANTES che contribuiscono alla formazione di citochine pro-infiammatorie, all’accumulo di glicosamminoglicani e alla produzione di acido ialuronico. Gli approcci terapeutici per l’oftalmopatia sono diversi e in costante evoluzione, tra i più recenti vi è sicuramente l’utilizzo del teprotumumab, un anticorpo monoclonale ottenuto da cellule ovariche di criceto. Teprotumumab agisce inibendo gli anticorpi diretti contro IGF-1R riducendo così il processo infiammatorio, lega il dominio extracellulare di IGF-1R disattivando il segnale di trasduzione e la proliferazione cellulare mediata dal recettore. Ad oggi teprotumumab è stato testato in un trial clinico double-masked randomizzato su 3 fasi, mediante otto somministrazioni endovena e altrettante di placebo. I risultati registrati mostrano un importante miglioramento della sintomatologia su più aspetti: proptosi e diplopia ridotte, clinical activity score (CAS) ridotto e qualità della vita migliorata. L’approvazione dell’anticorpo monoclonale risale al gennaio 2020 negli Stati Uniti, tra gli impegni futuri vi è sicuramente incrementare l’accessibilità al biofarmaco e migliorare la qualità della vita a quanti più pazienti possibili.
Utilizzo di anticorpi monoclonali anti recettore IGF-1 nel trattamento dell'oftalmopatia di Graves
ROSSANO, BEATRICE
2022/2023
Abstract
Il recettore di IGF-1 ha un ruolo chiave nel meccanismo patogenico dell’oftalmopatia di Graves, manifestazione clinica dell’ipertiroidismo autoimmune. IGF-1R, presente in grandi quantità nei fibroblasti orbitali, innesca la produzione di IL-16 e RANTES che contribuiscono alla formazione di citochine pro-infiammatorie, all’accumulo di glicosamminoglicani e alla produzione di acido ialuronico. Gli approcci terapeutici per l’oftalmopatia sono diversi e in costante evoluzione, tra i più recenti vi è sicuramente l’utilizzo del teprotumumab, un anticorpo monoclonale ottenuto da cellule ovariche di criceto. Teprotumumab agisce inibendo gli anticorpi diretti contro IGF-1R riducendo così il processo infiammatorio, lega il dominio extracellulare di IGF-1R disattivando il segnale di trasduzione e la proliferazione cellulare mediata dal recettore. Ad oggi teprotumumab è stato testato in un trial clinico double-masked randomizzato su 3 fasi, mediante otto somministrazioni endovena e altrettante di placebo. I risultati registrati mostrano un importante miglioramento della sintomatologia su più aspetti: proptosi e diplopia ridotte, clinical activity score (CAS) ridotto e qualità della vita migliorata. L’approvazione dell’anticorpo monoclonale risale al gennaio 2020 negli Stati Uniti, tra gli impegni futuri vi è sicuramente incrementare l’accessibilità al biofarmaco e migliorare la qualità della vita a quanti più pazienti possibili.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/5866