Il presente elaborato si propone di analizzare la tematica dei rapporti tra processo civile e processo penale mediante un'articolazione in tre parti. La prima parte è dedicata all'esercizio dell'azione civile risarcitoria e restitutoria nel processo penale ed esordisce con la disamina dei diversi possibili modelli relativi alla materia de qua, nonché del modello, qualificato come ¿ibrido¿, attualmente in vigenza nel nostro ordinamento giuridico. Ad un approfondimento circa le caratteristiche dell'azione civile da reato segue l'indagine ad oggetto la previsione normativa cruciale in tema di rapporti tra giudizio civile e giudizio penale: trattasi dell'art. 75 c.p.p., il quale, nei suoi tre commi, sancisce princìpi fondamentali in subiecta materia. Il lavoro prosegue con la trattazione dei soggetti che vengono coinvolti in caso di esercizio dell'azione civile nel processo penale, ovvero le cosiddette ¿parti eventuali¿, con specifico riguardo alla figura della parte civile. Opportuna, ad epilogo, l'analisi delle disposizioni codicistiche relative alla decisione sulle questioni civili, id est ai capi civili della sentenza penale. Per di più, lo studio dei rapporti tra processo civile e processo penale non può prescindere dalla tematica delle prove, nello specifico da quella della circolazione probatoria. Trattasi della possibilità che gli elementi probatori acquisiti nel corso di un giudizio vengano impiegati in un altro laddove riguardino l'accertamento di fatti che rilevino in entrambe le sedi. È ad un tale fenomeno che è destinata la seconda parte dell'elaborato, la quale analizza, nel dettaglio, tanto l'utilizzo nel processo penale delle prove raccolte nel processo civile, tanto l'evenienza inversa di impiego nel giudizio civile del materiale probatorio acquisito nel giudizio penale. Da ultimo, la terza parte concerne l'autorità che il giudicato penale, ossia il decisum del giudice penale una volta passato in giudicato e, quindi, non più soggetto ad impugnazione, esercita nei giudizi non penali, in particolare, per quel che interessa in siffatta sede, nel giudizio civile. La disciplina codicistica relativa all'efficacia extrapenale del giudicato penale illustra tre distinti àmbiti di rilevanza della decisione penale irrevocabile. Gli artt. 651 e 652 c.p.p. regolano l'efficacia del giudicato penale, rispettivamente di condanna e di assoluzione, nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno cagionato dal reato. L'art. 654 c.p.p. valorizza, invece, gli ulteriori giudizi civili o amministrativi, ovvero i giudizi non risarcitori. L'art. 653 c.p.p., infine, disciplina l'efficacia della sentenza penale irrevocabile nel giudizio di responsabilità disciplinare, il quale esula dalla tematica dei rapporti tra processo civile e processo penale e, di riflesso, non costituisce oggetto di trattazione.

RAPPORTI TRA PROCESSO CIVILE E PROCESSO PENALE

de la FOREST de DIVONNE, ANNA
2011/2012

Abstract

Il presente elaborato si propone di analizzare la tematica dei rapporti tra processo civile e processo penale mediante un'articolazione in tre parti. La prima parte è dedicata all'esercizio dell'azione civile risarcitoria e restitutoria nel processo penale ed esordisce con la disamina dei diversi possibili modelli relativi alla materia de qua, nonché del modello, qualificato come ¿ibrido¿, attualmente in vigenza nel nostro ordinamento giuridico. Ad un approfondimento circa le caratteristiche dell'azione civile da reato segue l'indagine ad oggetto la previsione normativa cruciale in tema di rapporti tra giudizio civile e giudizio penale: trattasi dell'art. 75 c.p.p., il quale, nei suoi tre commi, sancisce princìpi fondamentali in subiecta materia. Il lavoro prosegue con la trattazione dei soggetti che vengono coinvolti in caso di esercizio dell'azione civile nel processo penale, ovvero le cosiddette ¿parti eventuali¿, con specifico riguardo alla figura della parte civile. Opportuna, ad epilogo, l'analisi delle disposizioni codicistiche relative alla decisione sulle questioni civili, id est ai capi civili della sentenza penale. Per di più, lo studio dei rapporti tra processo civile e processo penale non può prescindere dalla tematica delle prove, nello specifico da quella della circolazione probatoria. Trattasi della possibilità che gli elementi probatori acquisiti nel corso di un giudizio vengano impiegati in un altro laddove riguardino l'accertamento di fatti che rilevino in entrambe le sedi. È ad un tale fenomeno che è destinata la seconda parte dell'elaborato, la quale analizza, nel dettaglio, tanto l'utilizzo nel processo penale delle prove raccolte nel processo civile, tanto l'evenienza inversa di impiego nel giudizio civile del materiale probatorio acquisito nel giudizio penale. Da ultimo, la terza parte concerne l'autorità che il giudicato penale, ossia il decisum del giudice penale una volta passato in giudicato e, quindi, non più soggetto ad impugnazione, esercita nei giudizi non penali, in particolare, per quel che interessa in siffatta sede, nel giudizio civile. La disciplina codicistica relativa all'efficacia extrapenale del giudicato penale illustra tre distinti àmbiti di rilevanza della decisione penale irrevocabile. Gli artt. 651 e 652 c.p.p. regolano l'efficacia del giudicato penale, rispettivamente di condanna e di assoluzione, nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno cagionato dal reato. L'art. 654 c.p.p. valorizza, invece, gli ulteriori giudizi civili o amministrativi, ovvero i giudizi non risarcitori. L'art. 653 c.p.p., infine, disciplina l'efficacia della sentenza penale irrevocabile nel giudizio di responsabilità disciplinare, il quale esula dalla tematica dei rapporti tra processo civile e processo penale e, di riflesso, non costituisce oggetto di trattazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/58607