Il corpo di questa tesi intreccia svariati voci, campi di studio (quali i Cultural Studies, il Femminismo, la Teoria Queer e Post-coloniale, il Postmodernismo, la Cultura Visuale e la Cyber-cultura) che condividono una critica serrata alla metafisica occidentale e ai sistemi di potere e di normalizzazione. Al loro interno, va detto, si possono ritrovare un insieme di posizioni eterogenee. Le radici e i confini di queste aree di ricerca sono diverse/i, ibride/i e transnazionali. Sicuramente di fondamentale importanza è stato l'incrocio negli anni '60 e '70 tra il pensiero di alcuni filosofi francesi, i movimenti sociali per i diritti delle minoranze e il processo di decolonizzazione. Le nuove teorie culturali si sono diffuse principalmente nel mondo anglosassone (Inghilterra, Stati Uniti d'America, Canada, Australia, India) ma anche in Francia, dando una scossa non indifferente all'interno del dibattito culturale e accademico. A partire dagli anni '80 un eco è arrivato anche in Italia, principalmente attraverso le sezioni di studi anglo-americani delle università . Pure nelle variabili declinazioni questi studi sono uniti da un approccio critico al sapere e da una prospettiva decostruzionista. Tutti gli autori a cui faccio riferimento in queste pagine, nei loro scritti, operano costantemente un confronto serrato con i testi canonici della cultura dominante nell'intento di mettere in luce i presupposti impliciti, i pregiudizi nascosti, le latenti contraddizioni culturali e del linguaggio che non troppo consapevolmente abitiamo. Premetto, in questa introduzione, che ciò che appassionato me, in questi anni di letture, è stata forse l'aria più eccentrica, radicale e impegnata nella resistenza al sistema capitalistico e a quelle che la filosofa Beatriz Preciado, sulla scia di Michel Foucault, definisce tecnologie sociali etero-etno-centriche (dalla scuola ai media, dalla finanza alla medicina, alla psichiatria) che attraverso la rappresentazione sociale operano tutti i giorni un processo di normalizzazione e ed esclusione dei soggetti. Negli anni '60 e '70 trovati riferimenti fondamentali nel post-strutturalismo e decostruzionismo francese (soprattutto in Michel Foucault e Jaques Derrida) e spunti nella psicanalisi (in Jacques Lacan che unisce psicologia e linguaggio), i gay, le femministe, le lesbiche, gli afroamericani (etc.) iniziano a praticare strategicamente una serie di esercizi (scritti, performance, video) per dissolvere vecchie categorie e mettere in luce gli scarti, i vuoti, le fratture, le discontinuità, le aporie della metafisica, in vista di una rivendicazione dell'Altro e della differenza come grande impensato della tradizione filosofica occidentale. Questi esercizi non si pongono come sistema di pensiero totalizzante e non vanno a fondare un nuovo campo di ricerca disciplinare. Si tratta piuttosto di strategie intellettuali, tattiche politiche, che attraverso un approccio transdisciplinare e punti di vista subalterni disseminano il senso razionale dei padri e aprono il dominio della cultura alla pluralità. Come ha affermato il primo filosofo postmoderno Jean-Francois Lyotard ¿La modernità, a qualunque epoca essa risalga, si accompagna sempre al crollo delle credenze e alle scoperta della poca realtà della realtà, unita all'invenzione di altre realtà¿.
Corpi/Confini
CINIGLIO, ANGELO
2011/2012
Abstract
Il corpo di questa tesi intreccia svariati voci, campi di studio (quali i Cultural Studies, il Femminismo, la Teoria Queer e Post-coloniale, il Postmodernismo, la Cultura Visuale e la Cyber-cultura) che condividono una critica serrata alla metafisica occidentale e ai sistemi di potere e di normalizzazione. Al loro interno, va detto, si possono ritrovare un insieme di posizioni eterogenee. Le radici e i confini di queste aree di ricerca sono diverse/i, ibride/i e transnazionali. Sicuramente di fondamentale importanza è stato l'incrocio negli anni '60 e '70 tra il pensiero di alcuni filosofi francesi, i movimenti sociali per i diritti delle minoranze e il processo di decolonizzazione. Le nuove teorie culturali si sono diffuse principalmente nel mondo anglosassone (Inghilterra, Stati Uniti d'America, Canada, Australia, India) ma anche in Francia, dando una scossa non indifferente all'interno del dibattito culturale e accademico. A partire dagli anni '80 un eco è arrivato anche in Italia, principalmente attraverso le sezioni di studi anglo-americani delle università . Pure nelle variabili declinazioni questi studi sono uniti da un approccio critico al sapere e da una prospettiva decostruzionista. Tutti gli autori a cui faccio riferimento in queste pagine, nei loro scritti, operano costantemente un confronto serrato con i testi canonici della cultura dominante nell'intento di mettere in luce i presupposti impliciti, i pregiudizi nascosti, le latenti contraddizioni culturali e del linguaggio che non troppo consapevolmente abitiamo. Premetto, in questa introduzione, che ciò che appassionato me, in questi anni di letture, è stata forse l'aria più eccentrica, radicale e impegnata nella resistenza al sistema capitalistico e a quelle che la filosofa Beatriz Preciado, sulla scia di Michel Foucault, definisce tecnologie sociali etero-etno-centriche (dalla scuola ai media, dalla finanza alla medicina, alla psichiatria) che attraverso la rappresentazione sociale operano tutti i giorni un processo di normalizzazione e ed esclusione dei soggetti. Negli anni '60 e '70 trovati riferimenti fondamentali nel post-strutturalismo e decostruzionismo francese (soprattutto in Michel Foucault e Jaques Derrida) e spunti nella psicanalisi (in Jacques Lacan che unisce psicologia e linguaggio), i gay, le femministe, le lesbiche, gli afroamericani (etc.) iniziano a praticare strategicamente una serie di esercizi (scritti, performance, video) per dissolvere vecchie categorie e mettere in luce gli scarti, i vuoti, le fratture, le discontinuità, le aporie della metafisica, in vista di una rivendicazione dell'Altro e della differenza come grande impensato della tradizione filosofica occidentale. Questi esercizi non si pongono come sistema di pensiero totalizzante e non vanno a fondare un nuovo campo di ricerca disciplinare. Si tratta piuttosto di strategie intellettuali, tattiche politiche, che attraverso un approccio transdisciplinare e punti di vista subalterni disseminano il senso razionale dei padri e aprono il dominio della cultura alla pluralità. Come ha affermato il primo filosofo postmoderno Jean-Francois Lyotard ¿La modernità, a qualunque epoca essa risalga, si accompagna sempre al crollo delle credenze e alle scoperta della poca realtà della realtà, unita all'invenzione di altre realtà¿.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/58587