The deprivation of personal liberty is one of the most traumatic experiences an individual can endure, with significant psychophysical consequences. This paper analyzes the impact of incarceration, delving into the dynamics of trauma and the resulting psychological distress. Specifically, it examines the effects of psychological trauma in the prison context, exploring three study paradigms: psychodynamic, neuroscientific, and clinical. The psychodynamic paradigm investigates the unconscious roots of post-traumatic stress disorder (PTSD), linking trauma to individuals' interpersonal and intrapersonal experiences. The neuroscientific paradigm, on the other hand, highlights how traumatic events leave a concrete imprint on the brain, particularly in the limbic system, altering behavior and emotional responses. Finally, the clinical paradigm focuses on diagnosis and therapeutic intervention, offering practical perspectives for preventing and treating psychological distress. Another key focus of this paper is the Italian penal system, with particular reference to procedural models and reforms that have influenced the administration of justice, especially the 1989 reform. This reform marked a crucial shift towards a more defendant-friendly system, aimed at strengthening the rights of the accused and promoting alternatives to incarceration. The paper highlights how the evolution of criminal law, while ensuring greater fairness, has yet to resolve structural issues such as prison overcrowding and the slow pace of trials, which continue to negatively impact inmates’ well-being. Through the case of Giuseppe Gulotta, a victim of a judicial error, the psychological implications of unjust imprisonment are explored, emphasizing how such experiences can have a devastating impact on mental health. The analysis shows that incarceration not only amplifies pre-existing trauma but can also generate new psychiatric disorders, contributing to social marginalization and loss of identity. In conclusion, this paper stresses the importance of more humane penal policies, attentive to the psychological dimension of inmates, and calls for increased awareness of the traumatic consequences of imprisonment.
La privazione della libertà personale rappresenta una delle esperienze più traumatiche che un individuo possa subire, con conseguenze psicofisiche rilevanti. Questo elaborato analizza l'impatto della reclusione, approfondendo le dinamiche legate al trauma e alla sofferenza psichica che ne derivano. In particolare, si evidenziano gli effetti del trauma psicologico nel contesto carcerario, esplorando tre paradigmi di studio: psicodinamico, neuroscientifico e clinico. Il paradigma psicodinamico indaga le radici inconsce dei disturbi post-traumatici da stress (PTSD), legando il trauma alle esperienze interpersonali e intrapersonali degli individui coinvolti. Il paradigma neuroscientifico, invece, evidenzia come eventi traumatici lascino una traccia concreta nel cervello, in particolare nel sistema limbico, che altera il comportamento e le risposte emotive. Il paradigma clinico, infine, si concentra sulla diagnosi e sull’intervento terapeutico, offrendo una prospettiva pratica per la prevenzione e il trattamento del disagio psicologico. Un ulteriore focus dell'elaborato riguarda il sistema penale italiano, con riferimento ai modelli processuali e alle riforme che hanno influenzato l'amministrazione della giustizia, in particolare la riforma del 1989. Quest'ultima ha segnato un passaggio cruciale verso un sistema più garantista, mirato a rafforzare i diritti degli imputati e a promuovere misure alternative alla detenzione. La trattazione mette in evidenza come l’evoluzione del diritto penale, pur garantendo maggiore equità, non abbia ancora risolto problematiche strutturali come il sovraffollamento carcerario e la lentezza dei processi, che continuano a influire negativamente sul benessere dei detenuti. Attraverso il caso di Giuseppe Gulotta, vittima di un errore giudiziario, si esplorano le implicazioni psicologiche di una detenzione ingiusta, evidenziando come tali esperienze possano avere un impatto devastante sulla salute mentale. L'analisi dimostra che la detenzione non solo amplifica i traumi preesistenti, ma può anche generare nuovi disturbi psichiatrici, contribuendo alla marginalizzazione sociale e alla perdita di identità. In conclusione, questo lavoro sottolinea l'importanza di politiche penali più umane e attente alla dimensione psicologica dei detenuti, auspicando una maggiore sensibilizzazione rispetto alle conseguenze traumatiche della reclusione.
La privazione della libertà come fattore traumatico: analisi delle conseguenze psicofisiche legate alla reclusione
BARCELLONA, SAMUELE
2023/2024
Abstract
La privazione della libertà personale rappresenta una delle esperienze più traumatiche che un individuo possa subire, con conseguenze psicofisiche rilevanti. Questo elaborato analizza l'impatto della reclusione, approfondendo le dinamiche legate al trauma e alla sofferenza psichica che ne derivano. In particolare, si evidenziano gli effetti del trauma psicologico nel contesto carcerario, esplorando tre paradigmi di studio: psicodinamico, neuroscientifico e clinico. Il paradigma psicodinamico indaga le radici inconsce dei disturbi post-traumatici da stress (PTSD), legando il trauma alle esperienze interpersonali e intrapersonali degli individui coinvolti. Il paradigma neuroscientifico, invece, evidenzia come eventi traumatici lascino una traccia concreta nel cervello, in particolare nel sistema limbico, che altera il comportamento e le risposte emotive. Il paradigma clinico, infine, si concentra sulla diagnosi e sull’intervento terapeutico, offrendo una prospettiva pratica per la prevenzione e il trattamento del disagio psicologico. Un ulteriore focus dell'elaborato riguarda il sistema penale italiano, con riferimento ai modelli processuali e alle riforme che hanno influenzato l'amministrazione della giustizia, in particolare la riforma del 1989. Quest'ultima ha segnato un passaggio cruciale verso un sistema più garantista, mirato a rafforzare i diritti degli imputati e a promuovere misure alternative alla detenzione. La trattazione mette in evidenza come l’evoluzione del diritto penale, pur garantendo maggiore equità, non abbia ancora risolto problematiche strutturali come il sovraffollamento carcerario e la lentezza dei processi, che continuano a influire negativamente sul benessere dei detenuti. Attraverso il caso di Giuseppe Gulotta, vittima di un errore giudiziario, si esplorano le implicazioni psicologiche di una detenzione ingiusta, evidenziando come tali esperienze possano avere un impatto devastante sulla salute mentale. L'analisi dimostra che la detenzione non solo amplifica i traumi preesistenti, ma può anche generare nuovi disturbi psichiatrici, contribuendo alla marginalizzazione sociale e alla perdita di identità. In conclusione, questo lavoro sottolinea l'importanza di politiche penali più umane e attente alla dimensione psicologica dei detenuti, auspicando una maggiore sensibilizzazione rispetto alle conseguenze traumatiche della reclusione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/5844