Nell'ambito del presente lavoro di tesi l'attenzione è focalizzata sul fenomeno del disagio giovanile: dopo aver analizzato il fenomeno in Italia, attraverso approcci teorici ed indicatori di disagio e devianza minorile, si analizza il tema della prevenzione del disagio giovanile, e l'importanza dei contesti di vita soprattutto familiari e scolastici del giovane; si approda infine alla descrizione di alcune esperienze progettuali attivate nella Città di Torino. In realtà il periodo adolescenziale è tutt'altro che facile. Tutti i soggetti in formazione sono in una situazione di disagio più o meno rilevante, poiché è un periodo in cui le esperienze di fallimento e le incertezze sono una parte importante e il disagio può essere presente, anche se spesso non viene esplicitato. In casi particolari, alle normali difficoltà del processo evolutivo si aggiungono ulteriori problematiche individuali, familiari e sociali che mettono molto più a rischio il processo di crescita, facilitando così la trasformazione del disagio in devianza. Pertanto, è fondamentale, sia per le attuali sia per le future generazioni, che, insieme agli Enti Locali, cui spetta il compito di organizzare le strutture di servizio necessarie ad attuare le politiche sociali di prevenzione del disagio e della devianza, si attivino e collaborino le organizzazioni di volontariato, le associazioni, il terzo settore, operanti sul e nel territorio per la realizzazione di obiettivi condivisi, per formare quella rete di servizi indispensabili per attuare una strategia di autentica prevenzione. E' sicuramente un lavoro di sinergia tra le forze esistenti nel territorio, che bisogna attivare. La prevenzione del disagio giovanile viene approfondito analizzando alcune realtà progettuali attive da anni nella Città di Torino, con l'obiettivo comune della prevenzione del disagio giovanile. I progetti analizzati perseguono l'obiettivo del benessere sociale, inteso come il diritto del ragazzo allo stare bene, a sviluppare e potenziare le proprie capacità, svolgendo una vita di relazione soddisfacente e divenendo poi membri attivi della società. Anche perché, la problematica del disagio giovanile non è più circoscritta a determinate fasce sociali o a specifiche età, e non sottende più nessi lineari di causa-effetto che ne facilitino l'individuazione e l'intervento. Per questo motivo devono cambiare anche le strategie di prevenzione che dovrebbero interessare l'intero universo giovanile, attraverso metodi e strumenti applicabili a tutte le realtà sociali in modo trasversale. Un dato che è emerso dalle indagini riportate è che: date le peculiarità socializzanti, formative e terapeutiche dei progetti di prevenzione, essi possono rappresentare un valido strumento di prevenzione e di recupero rispetto alla problematica del disagio giovanile e a quello della devianza ad esso correlata.
Il disagio giovanile. La prevenzione possibile
BATTAGLIA, MARIA ROSA
2012/2013
Abstract
Nell'ambito del presente lavoro di tesi l'attenzione è focalizzata sul fenomeno del disagio giovanile: dopo aver analizzato il fenomeno in Italia, attraverso approcci teorici ed indicatori di disagio e devianza minorile, si analizza il tema della prevenzione del disagio giovanile, e l'importanza dei contesti di vita soprattutto familiari e scolastici del giovane; si approda infine alla descrizione di alcune esperienze progettuali attivate nella Città di Torino. In realtà il periodo adolescenziale è tutt'altro che facile. Tutti i soggetti in formazione sono in una situazione di disagio più o meno rilevante, poiché è un periodo in cui le esperienze di fallimento e le incertezze sono una parte importante e il disagio può essere presente, anche se spesso non viene esplicitato. In casi particolari, alle normali difficoltà del processo evolutivo si aggiungono ulteriori problematiche individuali, familiari e sociali che mettono molto più a rischio il processo di crescita, facilitando così la trasformazione del disagio in devianza. Pertanto, è fondamentale, sia per le attuali sia per le future generazioni, che, insieme agli Enti Locali, cui spetta il compito di organizzare le strutture di servizio necessarie ad attuare le politiche sociali di prevenzione del disagio e della devianza, si attivino e collaborino le organizzazioni di volontariato, le associazioni, il terzo settore, operanti sul e nel territorio per la realizzazione di obiettivi condivisi, per formare quella rete di servizi indispensabili per attuare una strategia di autentica prevenzione. E' sicuramente un lavoro di sinergia tra le forze esistenti nel territorio, che bisogna attivare. La prevenzione del disagio giovanile viene approfondito analizzando alcune realtà progettuali attive da anni nella Città di Torino, con l'obiettivo comune della prevenzione del disagio giovanile. I progetti analizzati perseguono l'obiettivo del benessere sociale, inteso come il diritto del ragazzo allo stare bene, a sviluppare e potenziare le proprie capacità, svolgendo una vita di relazione soddisfacente e divenendo poi membri attivi della società. Anche perché, la problematica del disagio giovanile non è più circoscritta a determinate fasce sociali o a specifiche età, e non sottende più nessi lineari di causa-effetto che ne facilitino l'individuazione e l'intervento. Per questo motivo devono cambiare anche le strategie di prevenzione che dovrebbero interessare l'intero universo giovanile, attraverso metodi e strumenti applicabili a tutte le realtà sociali in modo trasversale. Un dato che è emerso dalle indagini riportate è che: date le peculiarità socializzanti, formative e terapeutiche dei progetti di prevenzione, essi possono rappresentare un valido strumento di prevenzione e di recupero rispetto alla problematica del disagio giovanile e a quello della devianza ad esso correlata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/58327