The industrial and global society of today is based entirely on energy consumption. To understand the degree of dependence of human activities on energy consumption, some data can be observed. The tep is a unit of energy which refers to one tonne equivalent of oil. Enerdata estimates that in 2023 global energy consumption was for the first time above 15,000 Mtoe (a multiple of tep, indicating the Million tep). Moreover, if in the decade 2010-2019 the average annual growth rate of energy consumption was 1.5%, in 2023 this rate was 2.2%. Oil accounted for 39% of total energy sources used by humans in 2023. Venezuela has the largest proven reserves of oil in the world, even OPEC estimates indicate that in the Venezuelan fields would be available for extraction about 303 million barrels, which represent 18.2% of the world’s reserves. Venezuela is therefore a country with extraordinary economic potential: not only the presence of exceptional oil reserves can be an almost unlimited source of income, but also its geographical position makes it a reference point for both the Caribbean area, and the relations with North America and Europe. Oil, since its discovery in the country in the 1920s, has been the cornerstone around which Venezuelan economic and political life turned. Venezuela’s need to make its voice heard in the world oil arena was expressed in two specific moments: 1960, the year in which the Venezuelan government founded OPEC and 1976, when the entire oil sector was nationalized, leaving it out of the control of the many multinationals that had benefited from the country’s wealth for decades. The country looked forward to a prosperous future, whose stability could hardly have been compromised by international economic dynamics, thanks to the security guaranteed by its oil reserves. However, almost 50 years after the nationalization of the oil sector, domestic conditions are disastrous to say the least. In the last decade Venezuela has been going through one of the biggest humanitarian crises of recent decades, the results of the last elections have always been widely contested by the population, exasperated by the economic crisis, with the highest ever hyperinflation rates; Another factor of great importance is the lack of transparency and undemocratic political practices which have led to Venezuela being second only to Somalia in terms of perceived corruption. Since the 1990s, an economic concept has been established in the scientific community that seems to be suitable for describing Venezuelan history. It is the so-called "resource curse", also called aparadox of plenty. The paradox refers exactly to the condition of developing countries rich in natural resources that often experience slower economic growth and lower levels of development than countries with fewer natural resources. Since its origins, this concept has been developed, constituting a theory of political economy which is applied today to various case studies, analysing certain parameters. The aim of this thesis is to provide an overview of the Venezuelan economic crisis that integrates the perspective of the resource curse, analyzing how the country’s political and economic history led to the current crisis.

La società industriale e globale contemporanea è basata interamente sul consumo di energia. Per poter comprendere il grado di dipendenza delle attività umane dal consumo di energia si possono osservare alcuni dati. Il tep (in inglese toe) è un’unità di misura dell’energia che si riferisce a una tonnellata equivalente di petrolio. Enerdata stima che nel 2023 il consumo di energia a livello globale si è attestato per la prima volta oltre i 15.000 Mtep (un multiplo del tep che indica i Milioni di tep). Inoltre, se nel decennio 2010-2019 il tasso di crescita medio annuo del consumo energetico era dell’1.5%, nel 2023 questo tasso è stato del 2.2%. Il petrolio ha costituito, sempre nel 2023, il 39% del totale delle fonti energetiche utilizzate per le attività umane. Il Venezuela detiene le più grandi riserve comprovate di petrolio al mondo, addirittura le stime dell’OPEC indicano che nei giacimenti venezuelani sarebbero disponibili all’estrazione circa 303 milioni di barili, ovvero il 18.2% delle riserve mondiali. Il Venezuela è dunque un paese dalle potenzialità economiche straordinarie: non solo la presenza di eccezionali riserve petrolifere può essere una fonte quasi illimitata di introiti, ma anche la sua posizione geografica lo rende un punto di riferimento sia per l’area caraibica, che per le relazioni tra le Americhe e con il vecchio continente. Proprio il petrolio, dalla sua scoperta nella nazione negli anni ’20 del 1900, è stato il punto cardine attorno al quale hanno ruotato la vita economica e politica venezuelana. La necessità del Venezuela di far sentire la propria voce nell’arena del petrolio mondiale si è espressa in due momenti specifici: il 1960, anno in cui per iniziativa del governo venezuelano venne fondato l’OPEC, ed il 1976, quando l’intero settore petrolifero venne nazionalizzato, sottraendolo al controllo delle numerose multinazionali che per decenni avevano beneficiato delle ricchezze del paese. Il paese appariva proiettato verso un futuro prospero, la cui stabilità difficilmente avrebbe potuto essere compromessa dalle dinamiche economiche internazionali, grazie alla sicurezza garantita dalle sue riserve petrolifere. Tuttavia, a quasi cinquant’anni dalla nazionalizzazione del settore petrolifero, le condizioni interne sono a dir poco disastrose. Da circa dieci anni in Venezuela è in corso una delle più grandi crisi umanitarie degli ultimi decenni, i risultati delle ultime elezioni sono stati sempre ampiamente contestati dalla popolazione, esasperata dalla crisi economica, con i tassi di iperinflazione più alti che si siano mai registrati; un ulteriore fattore di grande importanza è costituito dalle pratiche politiche poco trasparenti e non democratiche che hanno portato il Venezuela ad essere secondo solo alla Somalia in merito al livello di corruzione percepita. Dagli anni ’90 si è affermato nella comunità scientifica un concetto di natura economica che sembrerebbe adatto a descrivere la storia venezuelana. Si tratta della cosiddetta “maledizione delle risorse”, anche chiamata paradosso dell’abbondanza o, in inglese, resource curse. Il paradosso si riferisce esattamente a questa condizione, per cui spesso dei paesi in via di sviluppo ricchi di risorse naturali sperimentano una crescita economica più lenta e livelli di sviluppo più bassi rispetto a paesi meno dotati di risorse naturali. Dalle sue origini questo concetto si è man mano articolato, andando a costituire una vera e propria teoria di economia politica che oggi viene applicata a vari casi studio, analizzando determinati parametri. Lo scopo di questa tesi è fornire una panoramica sulla crisi economica venezuelana che integri la prospettiva della maledizione delle risorse, analizzando come la storia politica ed economica del paese abbia portato all’attuale crisi.

Il paradosso dell'abbondanza: una prospettiva sulla crisi economica venezuelana

SCARANO, DARIO
2023/2024

Abstract

La società industriale e globale contemporanea è basata interamente sul consumo di energia. Per poter comprendere il grado di dipendenza delle attività umane dal consumo di energia si possono osservare alcuni dati. Il tep (in inglese toe) è un’unità di misura dell’energia che si riferisce a una tonnellata equivalente di petrolio. Enerdata stima che nel 2023 il consumo di energia a livello globale si è attestato per la prima volta oltre i 15.000 Mtep (un multiplo del tep che indica i Milioni di tep). Inoltre, se nel decennio 2010-2019 il tasso di crescita medio annuo del consumo energetico era dell’1.5%, nel 2023 questo tasso è stato del 2.2%. Il petrolio ha costituito, sempre nel 2023, il 39% del totale delle fonti energetiche utilizzate per le attività umane. Il Venezuela detiene le più grandi riserve comprovate di petrolio al mondo, addirittura le stime dell’OPEC indicano che nei giacimenti venezuelani sarebbero disponibili all’estrazione circa 303 milioni di barili, ovvero il 18.2% delle riserve mondiali. Il Venezuela è dunque un paese dalle potenzialità economiche straordinarie: non solo la presenza di eccezionali riserve petrolifere può essere una fonte quasi illimitata di introiti, ma anche la sua posizione geografica lo rende un punto di riferimento sia per l’area caraibica, che per le relazioni tra le Americhe e con il vecchio continente. Proprio il petrolio, dalla sua scoperta nella nazione negli anni ’20 del 1900, è stato il punto cardine attorno al quale hanno ruotato la vita economica e politica venezuelana. La necessità del Venezuela di far sentire la propria voce nell’arena del petrolio mondiale si è espressa in due momenti specifici: il 1960, anno in cui per iniziativa del governo venezuelano venne fondato l’OPEC, ed il 1976, quando l’intero settore petrolifero venne nazionalizzato, sottraendolo al controllo delle numerose multinazionali che per decenni avevano beneficiato delle ricchezze del paese. Il paese appariva proiettato verso un futuro prospero, la cui stabilità difficilmente avrebbe potuto essere compromessa dalle dinamiche economiche internazionali, grazie alla sicurezza garantita dalle sue riserve petrolifere. Tuttavia, a quasi cinquant’anni dalla nazionalizzazione del settore petrolifero, le condizioni interne sono a dir poco disastrose. Da circa dieci anni in Venezuela è in corso una delle più grandi crisi umanitarie degli ultimi decenni, i risultati delle ultime elezioni sono stati sempre ampiamente contestati dalla popolazione, esasperata dalla crisi economica, con i tassi di iperinflazione più alti che si siano mai registrati; un ulteriore fattore di grande importanza è costituito dalle pratiche politiche poco trasparenti e non democratiche che hanno portato il Venezuela ad essere secondo solo alla Somalia in merito al livello di corruzione percepita. Dagli anni ’90 si è affermato nella comunità scientifica un concetto di natura economica che sembrerebbe adatto a descrivere la storia venezuelana. Si tratta della cosiddetta “maledizione delle risorse”, anche chiamata paradosso dell’abbondanza o, in inglese, resource curse. Il paradosso si riferisce esattamente a questa condizione, per cui spesso dei paesi in via di sviluppo ricchi di risorse naturali sperimentano una crescita economica più lenta e livelli di sviluppo più bassi rispetto a paesi meno dotati di risorse naturali. Dalle sue origini questo concetto si è man mano articolato, andando a costituire una vera e propria teoria di economia politica che oggi viene applicata a vari casi studio, analizzando determinati parametri. Lo scopo di questa tesi è fornire una panoramica sulla crisi economica venezuelana che integri la prospettiva della maledizione delle risorse, analizzando come la storia politica ed economica del paese abbia portato all’attuale crisi.
The paradox of plenty: a perspective on the venezuelan economic crisis
The industrial and global society of today is based entirely on energy consumption. To understand the degree of dependence of human activities on energy consumption, some data can be observed. The tep is a unit of energy which refers to one tonne equivalent of oil. Enerdata estimates that in 2023 global energy consumption was for the first time above 15,000 Mtoe (a multiple of tep, indicating the Million tep). Moreover, if in the decade 2010-2019 the average annual growth rate of energy consumption was 1.5%, in 2023 this rate was 2.2%. Oil accounted for 39% of total energy sources used by humans in 2023. Venezuela has the largest proven reserves of oil in the world, even OPEC estimates indicate that in the Venezuelan fields would be available for extraction about 303 million barrels, which represent 18.2% of the world’s reserves. Venezuela is therefore a country with extraordinary economic potential: not only the presence of exceptional oil reserves can be an almost unlimited source of income, but also its geographical position makes it a reference point for both the Caribbean area, and the relations with North America and Europe. Oil, since its discovery in the country in the 1920s, has been the cornerstone around which Venezuelan economic and political life turned. Venezuela’s need to make its voice heard in the world oil arena was expressed in two specific moments: 1960, the year in which the Venezuelan government founded OPEC and 1976, when the entire oil sector was nationalized, leaving it out of the control of the many multinationals that had benefited from the country’s wealth for decades. The country looked forward to a prosperous future, whose stability could hardly have been compromised by international economic dynamics, thanks to the security guaranteed by its oil reserves. However, almost 50 years after the nationalization of the oil sector, domestic conditions are disastrous to say the least. In the last decade Venezuela has been going through one of the biggest humanitarian crises of recent decades, the results of the last elections have always been widely contested by the population, exasperated by the economic crisis, with the highest ever hyperinflation rates; Another factor of great importance is the lack of transparency and undemocratic political practices which have led to Venezuela being second only to Somalia in terms of perceived corruption. Since the 1990s, an economic concept has been established in the scientific community that seems to be suitable for describing Venezuelan history. It is the so-called "resource curse", also called aparadox of plenty. The paradox refers exactly to the condition of developing countries rich in natural resources that often experience slower economic growth and lower levels of development than countries with fewer natural resources. Since its origins, this concept has been developed, constituting a theory of political economy which is applied today to various case studies, analysing certain parameters. The aim of this thesis is to provide an overview of the Venezuelan economic crisis that integrates the perspective of the resource curse, analyzing how the country’s political and economic history led to the current crisis.
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Descrizione: Tesi di laurea triennale di Dario Scarano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/5815