L'università italiana, oltre ad essere un luogo di scienza, è con tutta probabilità anche un luogo di potere. Nell'Introduzione, si è ricordato che le università nacquero in Italia durante il Medioevo. Al momento della loro nascita, le università italiane erano libere ed indipendenti dal potere politico istituzionalizzato. Addirittura, con la Costitutio Habita del 1158, Federico I ufficializzò l'indipendenza e l'autonomia della ricerca e della didattica universitarie dall'influenza dei vari detentori del potere politico istituzionalizzato. Però, questo non significava di per sé che le università italiane fossero davvero indipendenti ed autonome. In effetti, anche se il potere politico istituzionalizzato fu messo alla porta delle accademie, queste risentivano di una forte influenza della Chiesa che ne controllava la didattica e la ricerca. In sostanza, già dal Medioevo appariva chiara ed evidente una dinamica che sarebbe durata nel tempo e che probabilmente dura tuttora: l'assenza del potere politico istituzionalizzato nelle università non significa né assenza di potere, né assenza di politica. Il conflitto tra la Chiesa e lo Stato per il controllo delle università italiane durò fino all'unificazione nazionale quando fu la Chiesa ad essere messa alle porte delle accademie: il potere politico nelle università si era dunque trasformato e divenne statale. A partire da queste note introduttive, ci siamo chiesti se oggi, in un contesto di forte indebolimento degli Stati e di convinta proclamazione di principi quali l'autonomia e l'indipendenza delle università da qualsiasi influenza politica, gli atenei siano più o meno liberi da controlli esterni. Per poter rispondere a questa domanda, si è organizzata l'analisi in tre capitoli. Nel primo capitolo, si è messo in evidenza che l'influenza politica all'interno delle università italiana è probabilmente esistente. Nel secondo capitolo, si è cercato di esaminare se lo stato dell'università italiana si incastri più o meno in una logica europea. Nel terzo capitolo, si è tentato di capire se questo ipotetico passaggio da un'università italiana influenzata politicamente dallo Stato ad una dominata politicamente da interessi privati possa trovare un rafforzamento in fattori che trascendano l'università e investano la società italiana nel suo complesso. In definitiva, ci sembra di poter affermare che l'università italiana, oltre ad essere un luogo di scienza, sia con tutta probabilità anche un luogo di potere. E che oggi questo potere sia sempre di più nelle mani di interessi privati non statali. Se questa conclusione fosse vera, potrebbe dare spunti a successive ricerche nel campo. Ad esempio, se le universitá fossero davvero una palestra del potere, verrebbe allora da pensare a quanto poco siano appropriate alcune formule quali governo dei professori in riferimento, ad esempio, al governo Monti come sinonimo di gestione tecnica e di competenza. E se, riprendendo la terminologia di Franco Ferrarotti, il governo Monti fosse un governo di gangsters accademici?

L'università italiana tra scienza, politica e potere

FALCONE, STEFANO
2011/2012

Abstract

L'università italiana, oltre ad essere un luogo di scienza, è con tutta probabilità anche un luogo di potere. Nell'Introduzione, si è ricordato che le università nacquero in Italia durante il Medioevo. Al momento della loro nascita, le università italiane erano libere ed indipendenti dal potere politico istituzionalizzato. Addirittura, con la Costitutio Habita del 1158, Federico I ufficializzò l'indipendenza e l'autonomia della ricerca e della didattica universitarie dall'influenza dei vari detentori del potere politico istituzionalizzato. Però, questo non significava di per sé che le università italiane fossero davvero indipendenti ed autonome. In effetti, anche se il potere politico istituzionalizzato fu messo alla porta delle accademie, queste risentivano di una forte influenza della Chiesa che ne controllava la didattica e la ricerca. In sostanza, già dal Medioevo appariva chiara ed evidente una dinamica che sarebbe durata nel tempo e che probabilmente dura tuttora: l'assenza del potere politico istituzionalizzato nelle università non significa né assenza di potere, né assenza di politica. Il conflitto tra la Chiesa e lo Stato per il controllo delle università italiane durò fino all'unificazione nazionale quando fu la Chiesa ad essere messa alle porte delle accademie: il potere politico nelle università si era dunque trasformato e divenne statale. A partire da queste note introduttive, ci siamo chiesti se oggi, in un contesto di forte indebolimento degli Stati e di convinta proclamazione di principi quali l'autonomia e l'indipendenza delle università da qualsiasi influenza politica, gli atenei siano più o meno liberi da controlli esterni. Per poter rispondere a questa domanda, si è organizzata l'analisi in tre capitoli. Nel primo capitolo, si è messo in evidenza che l'influenza politica all'interno delle università italiana è probabilmente esistente. Nel secondo capitolo, si è cercato di esaminare se lo stato dell'università italiana si incastri più o meno in una logica europea. Nel terzo capitolo, si è tentato di capire se questo ipotetico passaggio da un'università italiana influenzata politicamente dallo Stato ad una dominata politicamente da interessi privati possa trovare un rafforzamento in fattori che trascendano l'università e investano la società italiana nel suo complesso. In definitiva, ci sembra di poter affermare che l'università italiana, oltre ad essere un luogo di scienza, sia con tutta probabilità anche un luogo di potere. E che oggi questo potere sia sempre di più nelle mani di interessi privati non statali. Se questa conclusione fosse vera, potrebbe dare spunti a successive ricerche nel campo. Ad esempio, se le universitá fossero davvero una palestra del potere, verrebbe allora da pensare a quanto poco siano appropriate alcune formule quali governo dei professori in riferimento, ad esempio, al governo Monti come sinonimo di gestione tecnica e di competenza. E se, riprendendo la terminologia di Franco Ferrarotti, il governo Monti fosse un governo di gangsters accademici?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/57838