Nel campo delle malattie infettive, le patologie di origine fungina hanno sempre occupato in passato posizioni di secondo piano rispetto a quelle batteriche. Attualmente, però, le infezioni fungine stanno acquistando sempre maggiore rilevanza e pongono una serie di problemi, sia in ambito clinico che a livello terapeutico. Tra le varie patologie fungine quelle più diffuse nei pazienti immunocompromessi sono le candidosi e le aspergillosi sistemiche, tuttora di difficile trattamento ed eradicazione, malgrado i recenti sviluppi farmacologici. Secondo le più recenti indicazioni, nel trattamento delle infezioni fungine, gli antimicotici somministrati dovrebbero cooperare con i meccanismi di difesa dell'ospite, soprattutto nei pazienti con deficit immunitari, per scegliere farmaci in grado di stimolare le difese dell'ospite o, se non altro di non interferire negativamente con esse (Tullio et al., 2003; Ben-Ami et al., 2008). Alla luce di queste considerazioni, lo scopo di questo studio è stato quello di valutare la possibile influenza positiva del fluconazolo e della caspofungina sull'interazione in vitro tra le funzioni primarie dei granulociti polimorfonucleati umani (PMN), provenienti da donatori sani e trapiantati renali e un ceppo clinico di Candida albicans. La scelta di questi farmaci per lo studio è stata determinata dal fatto che sono dotati di buona attività in vitro (Tullio et al., 2010) e dal fatto che sono i farmaci più utilizzati per la cura delle infezioni fungine sistemiche (IFI) presso le Aziende Ospedaliere prese in considerazione: Pitié-Salpêtrière di Parigi e Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) di Torino. L'influenza del fluconazolo e della caspofungina sul sistema immunitario innato è stata valutata determinando l'attività di fagocitosi e killing intracellulare da parte dei PMN di soggetti sani e immunocompromessi nei confronti di un ceppo clinico di C. albicans. Abbiamo successivamente valutato la terapia assunta da 320 pazienti affetti da IFI e ospedalizzati presso le due Aziende Ospedaliere citate in precedenza e ne sono state evidenziate le differenze di utilizzo. Infine, si è confrontata l'incidenza delle suddette infezioni, valutandone i possibili fattori di rischio, quali genere e fascia d'età. Dallo studio emerge che la presenza dei farmaci non altera la funzionalità dei PMN mentre sia fluconazolo che caspofungina, influenzano positivamente l'attività microbicida intracellulare, e nel caso dei PMN dei trapiantati con ridotta funzionalità rispetto ai soggetti sani, la capacità fungicida viene ripristinata a valori normali, addirittura superiori a quelli evidenziati per i PMN dei soggetti sani. Le candidosi e le aspergillosi sono risultate essere prevalenti nei pazienti di genere maschile e in età avanzata. Sia per l'anno 2012 che per l'anno 2013, in tutti e due gli ospedali presi in esame, il reparto che ha presentato più casi di IFI è stato quello di rianimazione. Il farmaco più utilizzato presso le due strutture ospedaliere, nell'arco temporale da noi considerato (2012-2013), è risultato la caspofungina, confermando la sua efficacia, dimostrata in vitro. Le candidosi e le aspergillosi rappresentano un problema di rilevante entità nella gestione dei pazienti ospedalizzati e immunocompromessi. Per ridurre i tassi di incidenza e mortalità legati a queste patologie, è fondamentale puntare su un approccio terapeutico che tenga conto sia del quadro epidemiologico, che dell'utilizzo di farmaci con profilo di tossicità tollerabile ed efficaci sia sul microrganismo che sul sistema immunitario dell'ospite.
VALUTAZIONE DELL'ATTIVITà E UTILIZZO DI FARMACI ANTIFUNGINI IN DUE DIVERSE REALTà OSPEDALIERE A TORINO E PARIGI
TARANTINI, REGINA
2012/2013
Abstract
Nel campo delle malattie infettive, le patologie di origine fungina hanno sempre occupato in passato posizioni di secondo piano rispetto a quelle batteriche. Attualmente, però, le infezioni fungine stanno acquistando sempre maggiore rilevanza e pongono una serie di problemi, sia in ambito clinico che a livello terapeutico. Tra le varie patologie fungine quelle più diffuse nei pazienti immunocompromessi sono le candidosi e le aspergillosi sistemiche, tuttora di difficile trattamento ed eradicazione, malgrado i recenti sviluppi farmacologici. Secondo le più recenti indicazioni, nel trattamento delle infezioni fungine, gli antimicotici somministrati dovrebbero cooperare con i meccanismi di difesa dell'ospite, soprattutto nei pazienti con deficit immunitari, per scegliere farmaci in grado di stimolare le difese dell'ospite o, se non altro di non interferire negativamente con esse (Tullio et al., 2003; Ben-Ami et al., 2008). Alla luce di queste considerazioni, lo scopo di questo studio è stato quello di valutare la possibile influenza positiva del fluconazolo e della caspofungina sull'interazione in vitro tra le funzioni primarie dei granulociti polimorfonucleati umani (PMN), provenienti da donatori sani e trapiantati renali e un ceppo clinico di Candida albicans. La scelta di questi farmaci per lo studio è stata determinata dal fatto che sono dotati di buona attività in vitro (Tullio et al., 2010) e dal fatto che sono i farmaci più utilizzati per la cura delle infezioni fungine sistemiche (IFI) presso le Aziende Ospedaliere prese in considerazione: Pitié-Salpêtrière di Parigi e Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) di Torino. L'influenza del fluconazolo e della caspofungina sul sistema immunitario innato è stata valutata determinando l'attività di fagocitosi e killing intracellulare da parte dei PMN di soggetti sani e immunocompromessi nei confronti di un ceppo clinico di C. albicans. Abbiamo successivamente valutato la terapia assunta da 320 pazienti affetti da IFI e ospedalizzati presso le due Aziende Ospedaliere citate in precedenza e ne sono state evidenziate le differenze di utilizzo. Infine, si è confrontata l'incidenza delle suddette infezioni, valutandone i possibili fattori di rischio, quali genere e fascia d'età. Dallo studio emerge che la presenza dei farmaci non altera la funzionalità dei PMN mentre sia fluconazolo che caspofungina, influenzano positivamente l'attività microbicida intracellulare, e nel caso dei PMN dei trapiantati con ridotta funzionalità rispetto ai soggetti sani, la capacità fungicida viene ripristinata a valori normali, addirittura superiori a quelli evidenziati per i PMN dei soggetti sani. Le candidosi e le aspergillosi sono risultate essere prevalenti nei pazienti di genere maschile e in età avanzata. Sia per l'anno 2012 che per l'anno 2013, in tutti e due gli ospedali presi in esame, il reparto che ha presentato più casi di IFI è stato quello di rianimazione. Il farmaco più utilizzato presso le due strutture ospedaliere, nell'arco temporale da noi considerato (2012-2013), è risultato la caspofungina, confermando la sua efficacia, dimostrata in vitro. Le candidosi e le aspergillosi rappresentano un problema di rilevante entità nella gestione dei pazienti ospedalizzati e immunocompromessi. Per ridurre i tassi di incidenza e mortalità legati a queste patologie, è fondamentale puntare su un approccio terapeutico che tenga conto sia del quadro epidemiologico, che dell'utilizzo di farmaci con profilo di tossicità tollerabile ed efficaci sia sul microrganismo che sul sistema immunitario dell'ospite.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/57777