La Cina ha sempre costituito una travagliata ed appassionante sfida per il cattolicesimo: una religione che, sebbene grazie all'opera di Matteo Ricci riuscì ad attecchire all'interno di un'antica civiltà dalle radici culturali e ideologiche così diverse, non seppe mai scrollarsi di dosso quell'etichetta che la caratterizzava non solo come una eterodossa confessione straniera ma anche come la fede di quei dominatori che tanto avevano umiliato il paese nel XIX secolo. Un'opposizione che, quando nel 1949 dall'alto della Porta della Pace celeste, Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, si concretizzò in uno dei più grandi processi di eradicazione religiosa degli ultimi secoli: dall' esilio dei missionari stranieri, alle variegate campagne di persecuzione fino alla nazionalizzazione della Chiesa con l'inserimento di clero e fedeli in associazione patriottiche, il Partito Comunista Cinese ha fatto uso di ogni dispositivo di controllo in suo possesso per eliminare le opposizioni al regime e reprimere le istituzioni religiose, fino al totale occultamento che il nazionalismo di massa e il laicismo militante della Rivoluzione Culturale provocarono. E così, effettivamente, solo quattro decenni fa, la Cina sarebbe apparsa a qualsiasi viaggiatore, come il più secolarizzato paese del mondo abitato da gente pronta a credere con tutto il cuore nell'ateismo. Ma quarantanni dopo la ¿febbre della religione¿, la zongjiàorè, attraversa il paese che ora vive un intenso risveglio spirituale, impensabile nei decenni della violenta secolarizzazione imposta dal regime comunista: chiese e cappelle appaiono traboccanti per la messa domenicale, folle di devoti accorrono in preghiera nei giorni di festa, migliaia di pellegrini ogni anno si radunano sulla collina di She Shan per chiedere indulgenza alla Madonna e più di 22.000 catecumeni ogni anno attendono la notte di Pasqua per poter esser battezzati. La forte, talvolta violenta secolarizzazione che ha attraversato il Novecento cinese e l'attesa di un'imminente scomparsa delle religioni quali superstizioni senza futuro in un mondo ormai dominato dal progresso e dalla scienza, sembrano da tempo aver lasciato spazio ad un rinnovato interesse per la spiritualità gettando nel panico i vertici di un partito che ancora si professa formalmente ateo. E così, invece di narrare la fine delle religioni, Mao ha involontariamente dato vita ad una storia in cui il sistema politico di una delle più antiche civiltà si scontra con la più venerabile e duratura istituzione religiosa del mondo obbligando i suoi fedeli a scegliere tra l'amore per la patria e il proprio credo religioso e delineando un unicum nel cattolicesimo contemporaneo e nella cronaca religiosa della Repubblica Popolare Cinese. Questa tesi, articolata in due macro parti, si propone così l'obbiettivo di ricostruire la situazione storico-sociale del cattolicesimo in Cina analizzando attentamente le cause e conseguenze dell'interazione di questa confessione con l'apparato governativo cinese e allo scopo di mostrare al lettore come qualsiasi tentativo più o meno istituzionalizzato in era maoista di controllarne e eliminarne lo sviluppo abbia al contrario creato le basi per l'avvio di un postumo e intenso risveglio religioso. Molto è infatti accaduto dalla morte del grande leader: la revoca del divieto alla libertà di culto, la disillusione popolare per l'ideologia ufficiale, le incertezze economiche e sociali a seguito delle riforme di moderni

La situazione storico sociale del cattolicesimo in Cina dall'era maoista al risveglio religioso

GARAVAGLIA, LAURA
2011/2012

Abstract

La Cina ha sempre costituito una travagliata ed appassionante sfida per il cattolicesimo: una religione che, sebbene grazie all'opera di Matteo Ricci riuscì ad attecchire all'interno di un'antica civiltà dalle radici culturali e ideologiche così diverse, non seppe mai scrollarsi di dosso quell'etichetta che la caratterizzava non solo come una eterodossa confessione straniera ma anche come la fede di quei dominatori che tanto avevano umiliato il paese nel XIX secolo. Un'opposizione che, quando nel 1949 dall'alto della Porta della Pace celeste, Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, si concretizzò in uno dei più grandi processi di eradicazione religiosa degli ultimi secoli: dall' esilio dei missionari stranieri, alle variegate campagne di persecuzione fino alla nazionalizzazione della Chiesa con l'inserimento di clero e fedeli in associazione patriottiche, il Partito Comunista Cinese ha fatto uso di ogni dispositivo di controllo in suo possesso per eliminare le opposizioni al regime e reprimere le istituzioni religiose, fino al totale occultamento che il nazionalismo di massa e il laicismo militante della Rivoluzione Culturale provocarono. E così, effettivamente, solo quattro decenni fa, la Cina sarebbe apparsa a qualsiasi viaggiatore, come il più secolarizzato paese del mondo abitato da gente pronta a credere con tutto il cuore nell'ateismo. Ma quarantanni dopo la ¿febbre della religione¿, la zongjiàorè, attraversa il paese che ora vive un intenso risveglio spirituale, impensabile nei decenni della violenta secolarizzazione imposta dal regime comunista: chiese e cappelle appaiono traboccanti per la messa domenicale, folle di devoti accorrono in preghiera nei giorni di festa, migliaia di pellegrini ogni anno si radunano sulla collina di She Shan per chiedere indulgenza alla Madonna e più di 22.000 catecumeni ogni anno attendono la notte di Pasqua per poter esser battezzati. La forte, talvolta violenta secolarizzazione che ha attraversato il Novecento cinese e l'attesa di un'imminente scomparsa delle religioni quali superstizioni senza futuro in un mondo ormai dominato dal progresso e dalla scienza, sembrano da tempo aver lasciato spazio ad un rinnovato interesse per la spiritualità gettando nel panico i vertici di un partito che ancora si professa formalmente ateo. E così, invece di narrare la fine delle religioni, Mao ha involontariamente dato vita ad una storia in cui il sistema politico di una delle più antiche civiltà si scontra con la più venerabile e duratura istituzione religiosa del mondo obbligando i suoi fedeli a scegliere tra l'amore per la patria e il proprio credo religioso e delineando un unicum nel cattolicesimo contemporaneo e nella cronaca religiosa della Repubblica Popolare Cinese. Questa tesi, articolata in due macro parti, si propone così l'obbiettivo di ricostruire la situazione storico-sociale del cattolicesimo in Cina analizzando attentamente le cause e conseguenze dell'interazione di questa confessione con l'apparato governativo cinese e allo scopo di mostrare al lettore come qualsiasi tentativo più o meno istituzionalizzato in era maoista di controllarne e eliminarne lo sviluppo abbia al contrario creato le basi per l'avvio di un postumo e intenso risveglio religioso. Molto è infatti accaduto dalla morte del grande leader: la revoca del divieto alla libertà di culto, la disillusione popolare per l'ideologia ufficiale, le incertezze economiche e sociali a seguito delle riforme di moderni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/57550