In questo lavoro mi soffermo sull'analisi del paesaggio inteso come ambientazione surreale in cui si dà rappresentazione ad una realtà che è frutto della rielaborazione onirica, fantasmatica e diretta riproduzione dei deliri inconsci. Attraverso la lettura surreale di un quadro o di un'immagine filmica emerge una realtà trasfigurata dove il paesaggio non è semplice riproduzione di un luogo volto ad offrirne un'immagine affascinante, ma diventa una rappresentazione dell'interiorità, un'ambientazione suggestiva che sollecita percorsi interpretativi complessi. Partendo dalla definizione di surrealismo enunciata nel manifesto del 1924 da André Breton, padre spirituale del movimento, ho tentato di individuare alcuni dei meccanismi irrazionali che agiscono a livello inconscio nella psiche umana e che assumono un ruolo centrale nella poetica e nello stile del surrealismo cinematografico in particolare dal punto di vista della trasfigurazione surreale del mondo. Nell'analizzare questi processi dell'inconscio ho fatto riferimento sia agli studi psicoanalitici di Freud, che considera l'onirico forma di espressione umana di pari importanza rispetto alla razionalità controllata espressa nella vita vigile, sia alle conclusioni dello studioso svizzero Carl Gustav Jung il quale ritiene che la parte inconscia si manifesti attraverso l'espressione dei simboli e degli archetipi. Ne è emerso che la sfera inconscia, nelle sue molteplici manifestazioni, può essere surrealtà nella misura in cui valica i confini del conosciuto e dell'oggettivamente percepibile per esprimere quell'essenza nascosta che trasfigura la realtà moltiplicandone i significati. Tutto ciò trova espressione e realizzazione nel metodo critico paranoico del pittore catalano Salvador Dalí, il quale, nel suo tentativo di conquista dell'irrazionale, esprime attraverso l'opera pittorica l'esigenza di riorganizzare criticamente il flusso incontrollato dei pensieri inconsci per cui riproduce su tela l'infinità delle immagini che sorgono spontanee e senza filtri nella sua mente con una precisione e maestria tecnica notevoli. ¿Si serve di questa precisione da fotografia dipinta a mano per convertire in pittura i suoi quadri onirici¿ in cui sfondi paesaggistici surreali ed evocativi ospitano oggetti, figure antropomorfe, inserti irrazionali che convivono in un medesimo spazio nella loro illogicità caotica. Dalí applica il suo metodo di sistematizzazione critica anche nella breve esperienza cinematografica che condivide con il regista aragonese Luis Buñuel; i due artisti collaborano alla realizzazione del primo cortometraggio surrealista Un chien andalou in cui mettono a nudo, attraverso lo schermo, quella parte dell'interiorità umana fatta di desideri, deviazioni e ossessioni, che la società borghese dell'epoca ha moralmente censurato. Nell'ultima parte della dissertazione ho analizzato i paesaggi surreali nel cinema di Buñuel con riferimento ai suoi film d'esordio, Un chien andalou e L'âge d'or e al successo cinematografico di Belle de jour. L'analisi critica che ho effettuato di questi film si concentra sull'elemento paesaggistico il quale non è semplice sfondo allo svolgersi della storia ma, rappresenta un elemento filmico vitale, un'ambientazione evocativa che trasfigura il reale facendosi proiezione dei contenuti dell'inconscio dei personaggi e rimandando ad una dimensione animata da istinti e pulsioni profonde. Dalla scelta paesaggistica arbitraria e fuorviante del primo cortometraggio si passa agli sfondi rocciosi aspri e insidiosi de L'âge d'or che rimandano alla primordialità degli istinti e all'essenza umana nella sua natura autentica. Infine nei paesaggi interiori di Belle de jour, la dimensione interiore della protagonista fatta di desideri ossessivi è totalmente proiettata nello spazio esterno che rappresenta la mancanza di limiti, la possibilità di spaziare all'infinito, la libertà di immaginare senza restrizione alcuna.
Il paesaggio nel surrealismo cinematografico
GHIRALDINI, SABRINA
2011/2012
Abstract
In questo lavoro mi soffermo sull'analisi del paesaggio inteso come ambientazione surreale in cui si dà rappresentazione ad una realtà che è frutto della rielaborazione onirica, fantasmatica e diretta riproduzione dei deliri inconsci. Attraverso la lettura surreale di un quadro o di un'immagine filmica emerge una realtà trasfigurata dove il paesaggio non è semplice riproduzione di un luogo volto ad offrirne un'immagine affascinante, ma diventa una rappresentazione dell'interiorità, un'ambientazione suggestiva che sollecita percorsi interpretativi complessi. Partendo dalla definizione di surrealismo enunciata nel manifesto del 1924 da André Breton, padre spirituale del movimento, ho tentato di individuare alcuni dei meccanismi irrazionali che agiscono a livello inconscio nella psiche umana e che assumono un ruolo centrale nella poetica e nello stile del surrealismo cinematografico in particolare dal punto di vista della trasfigurazione surreale del mondo. Nell'analizzare questi processi dell'inconscio ho fatto riferimento sia agli studi psicoanalitici di Freud, che considera l'onirico forma di espressione umana di pari importanza rispetto alla razionalità controllata espressa nella vita vigile, sia alle conclusioni dello studioso svizzero Carl Gustav Jung il quale ritiene che la parte inconscia si manifesti attraverso l'espressione dei simboli e degli archetipi. Ne è emerso che la sfera inconscia, nelle sue molteplici manifestazioni, può essere surrealtà nella misura in cui valica i confini del conosciuto e dell'oggettivamente percepibile per esprimere quell'essenza nascosta che trasfigura la realtà moltiplicandone i significati. Tutto ciò trova espressione e realizzazione nel metodo critico paranoico del pittore catalano Salvador Dalí, il quale, nel suo tentativo di conquista dell'irrazionale, esprime attraverso l'opera pittorica l'esigenza di riorganizzare criticamente il flusso incontrollato dei pensieri inconsci per cui riproduce su tela l'infinità delle immagini che sorgono spontanee e senza filtri nella sua mente con una precisione e maestria tecnica notevoli. ¿Si serve di questa precisione da fotografia dipinta a mano per convertire in pittura i suoi quadri onirici¿ in cui sfondi paesaggistici surreali ed evocativi ospitano oggetti, figure antropomorfe, inserti irrazionali che convivono in un medesimo spazio nella loro illogicità caotica. Dalí applica il suo metodo di sistematizzazione critica anche nella breve esperienza cinematografica che condivide con il regista aragonese Luis Buñuel; i due artisti collaborano alla realizzazione del primo cortometraggio surrealista Un chien andalou in cui mettono a nudo, attraverso lo schermo, quella parte dell'interiorità umana fatta di desideri, deviazioni e ossessioni, che la società borghese dell'epoca ha moralmente censurato. Nell'ultima parte della dissertazione ho analizzato i paesaggi surreali nel cinema di Buñuel con riferimento ai suoi film d'esordio, Un chien andalou e L'âge d'or e al successo cinematografico di Belle de jour. L'analisi critica che ho effettuato di questi film si concentra sull'elemento paesaggistico il quale non è semplice sfondo allo svolgersi della storia ma, rappresenta un elemento filmico vitale, un'ambientazione evocativa che trasfigura il reale facendosi proiezione dei contenuti dell'inconscio dei personaggi e rimandando ad una dimensione animata da istinti e pulsioni profonde. Dalla scelta paesaggistica arbitraria e fuorviante del primo cortometraggio si passa agli sfondi rocciosi aspri e insidiosi de L'âge d'or che rimandano alla primordialità degli istinti e all'essenza umana nella sua natura autentica. Infine nei paesaggi interiori di Belle de jour, la dimensione interiore della protagonista fatta di desideri ossessivi è totalmente proiettata nello spazio esterno che rappresenta la mancanza di limiti, la possibilità di spaziare all'infinito, la libertà di immaginare senza restrizione alcuna.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/57274