A partire dagli anni '40 si è sviluppata la politica internazionale degli aiuti allo sviluppo, subendo trasformazioni nel suo significato e nei diversi contesti culturali. La relatività del concetto di sviluppo è dimostrata dalle differenti peculiarità che caratterizzano la cooperazione allo sviluppo nell'Unione Europea, nella più importante organizzazione internazionale, le Nazioni Unite, nelle maggiori istituzioni finanziarie, con l'elaborazione del Washington Consensus, nei Paesi occidentali, e nelle potenze emergenti, in particolare in Cina con la formulazione del ¿Beijing Consensus¿. Queste politiche si applicano soprattutto in Africa sub-sahariana, l'area più povera al mondo e con il maggior numero di Paesi in via di sviluppo. Se in passato, l'Unione Europea, insieme con gli Stati Uniti, svolgeva un ruolo centrale nelle relazioni con il continente africano, negli ultimi trent'anni questa grande potenza si trova a dover affrontare un altro importante attore, la Cina, la cui capillare e crescente presenza in Africa sta avendo un impatto senza precedenti. È proprio sul territorio africano che si manifestano palesemente le differenze tra la strategia europea e quella cinese: il caposaldo europeo del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali contro il principio di non interferenza cinese, il principio di condizionalità imposto dall'UE in opposizione al rispetto della sovranità nazionale tipico della RPC, la superiorità del progresso economico, caratteristica del ¿modello di sviluppo¿ della Cina, contraria alla preminenza del processo di democratizzazione promosso dall'Unione Europea. Anche se può apparire paradossale, l'attuazione di queste politiche ha rivelato alcune somiglianze, quali l'impegno nella realizzazione di infrastrutture, volte al miglioramento della qualità della vita della popolazione africana, e la fornitura di aiuti, in particolare nel settore agricolo. Entrambi gli attori, poi, condividono le motivazioni della penetrazione nel continente africano: la ricerca di materie prime e di terreni agricoli per la soddisfazione dell'autosufficienza energetica ed alimentare nei rispettivi Paesi e la difesa dei propri interessi nazionali. L'Africa sub-sahariana continuerà, quindi, a essere oggetto del potere e delle decisioni degli Stati sviluppati? Quali saranno gli effetti della presenza straniera sul territorio sub-sahariano e, soprattutto, gli africani ne trarranno realmente beneficio? Attualmente, il continente africano si trova di fronte ad un'importante alternativa tra due ¿modelli¿ di sviluppo, ma Cina e Unione Europea saranno potenze antagoniste per il controllo dell'Africa o collaboreranno insieme per lo sviluppo del territorio sub-sahariano?
LA POLITICA INTERNAZIONALE DEGLI AIUTI ALLO SVILUPPO NEL CONTINENTE AFRICANO: L'APPROCCIO CINESE E LA STRATEGIA DELL'UNIONE EUROPEA A CONFRONTO
BONAMINO, ILARIA
2011/2012
Abstract
A partire dagli anni '40 si è sviluppata la politica internazionale degli aiuti allo sviluppo, subendo trasformazioni nel suo significato e nei diversi contesti culturali. La relatività del concetto di sviluppo è dimostrata dalle differenti peculiarità che caratterizzano la cooperazione allo sviluppo nell'Unione Europea, nella più importante organizzazione internazionale, le Nazioni Unite, nelle maggiori istituzioni finanziarie, con l'elaborazione del Washington Consensus, nei Paesi occidentali, e nelle potenze emergenti, in particolare in Cina con la formulazione del ¿Beijing Consensus¿. Queste politiche si applicano soprattutto in Africa sub-sahariana, l'area più povera al mondo e con il maggior numero di Paesi in via di sviluppo. Se in passato, l'Unione Europea, insieme con gli Stati Uniti, svolgeva un ruolo centrale nelle relazioni con il continente africano, negli ultimi trent'anni questa grande potenza si trova a dover affrontare un altro importante attore, la Cina, la cui capillare e crescente presenza in Africa sta avendo un impatto senza precedenti. È proprio sul territorio africano che si manifestano palesemente le differenze tra la strategia europea e quella cinese: il caposaldo europeo del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali contro il principio di non interferenza cinese, il principio di condizionalità imposto dall'UE in opposizione al rispetto della sovranità nazionale tipico della RPC, la superiorità del progresso economico, caratteristica del ¿modello di sviluppo¿ della Cina, contraria alla preminenza del processo di democratizzazione promosso dall'Unione Europea. Anche se può apparire paradossale, l'attuazione di queste politiche ha rivelato alcune somiglianze, quali l'impegno nella realizzazione di infrastrutture, volte al miglioramento della qualità della vita della popolazione africana, e la fornitura di aiuti, in particolare nel settore agricolo. Entrambi gli attori, poi, condividono le motivazioni della penetrazione nel continente africano: la ricerca di materie prime e di terreni agricoli per la soddisfazione dell'autosufficienza energetica ed alimentare nei rispettivi Paesi e la difesa dei propri interessi nazionali. L'Africa sub-sahariana continuerà, quindi, a essere oggetto del potere e delle decisioni degli Stati sviluppati? Quali saranno gli effetti della presenza straniera sul territorio sub-sahariano e, soprattutto, gli africani ne trarranno realmente beneficio? Attualmente, il continente africano si trova di fronte ad un'importante alternativa tra due ¿modelli¿ di sviluppo, ma Cina e Unione Europea saranno potenze antagoniste per il controllo dell'Africa o collaboreranno insieme per lo sviluppo del territorio sub-sahariano?File | Dimensione | Formato | |
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