Analizar el concepto de "engaño" y todo los aspectos que le une a la ley de marcas, es un trabajo pretencioso, pero claramente no imposible. Desde nuestro Còdigo de la Propriedad Industrial, y el Reglamento correspondiente de la marca comunitaria, no hay que olvidar otras normas que durante estos años han formado y enriquecido el "estatuto de no engaño", asì conocido en la literatura, con el fin del evaluar la aplicaciòn pràctica del principio de que la marca no tiene que transmitir informaciòn engañosa para el consumidor respeto las caracteristicas, la calidad y la origen geografica de un producto, dejando a otra ocasion, por la extenciòn y la dicersidad sustancial, el estudio de "engaño confusorio". Entre los detalles técnicos, referencias no inmediatas y anàlisis de un buen numero de casos especificos, de derecho nacional y comunitario, se analizan las posibilidades de engaño que se ejecutan en toda la vida de la marca, criticando en muchas ocasiones, la abstraccion de los criterios de evaluaciòn adoptados por la ley y por las oficinas encargadas del registro de los signos. El carácter abstracto y, a menudo, la parcialidad de los judicios. amenaza de arruinar el equilibrio que el legislador ententa asegurar entre los intereses de los consumidores y de los titulares de marcas. Por este, se propone una correcciòn de los criterios de evaluacion que toman como referencia la situacion real en lugar de la abstraccion "tecnica", mirando a las recientes modificaciones que se han producido en el Reglamento 207/2009/CE.
Analizzare il concetto di ¿inganno¿ e ogni aspetto che lo lega al diritto dei marchi, è un lavoro quantomeno pretenzioso, ma non certamente impossibile. A partire dal nostro Codice di proprietà industriale, e dal corrispondente Regolamento del marchio comunitario, non bisogna tralasciare norme che nel corso degli anni hanno formato e arricchito quello statuto di non decettività di cui tanto si parla in dottrina, così da valutare l'applicazione pratica del principio per cui il marchio non deve trasmettere informazioni ingannevoli per il consumatore con riferimento alle caratteristiche, alla qualità e alla provenienza geografica del prodotto, tralasciando senza colpa, data l'ampiezza e la sostanziale diversità della fattispecie, l'inganno c.d. confusorio. Tra tecnicismi, riferimenti poco immediati e analisi di una serie piuttosto esemplificativa di casi concreti, con riferimento tanto al diritto interno, quanto a quello comunitario, si analizzano le ipotesi di decettività che percorrono l'intera vita del marchio d'impresa, crtiticando in più occasioni l'astrattezza dei criteri di valutazioni adottati tanto dalla giurisprudenza quanto dagli uffici preposti alla registrazione del segno. L'astrattezza e, spesso, la parzialità delle valutazioni, si vede in più occasioni, rischiano di rovinare quell'equilibrio che il legislatore, nel contemperare gli interessi del consumatore e del titolare del marchio, cerca, almeno formalmente, di garantire. Si propone quindi una correzione dei criteri di valutazione che prenda come riferimento la situazione concreta piuttosto che l'astrazione ¿tecnica¿ di questa, a partire dalle recenti modifiche avvenute al Regolamento 207/2009/CE.
Decettività e diritto dei marchi
STOLDER, RAFFAELE
2011/2012
Abstract
Analizzare il concetto di ¿inganno¿ e ogni aspetto che lo lega al diritto dei marchi, è un lavoro quantomeno pretenzioso, ma non certamente impossibile. A partire dal nostro Codice di proprietà industriale, e dal corrispondente Regolamento del marchio comunitario, non bisogna tralasciare norme che nel corso degli anni hanno formato e arricchito quello statuto di non decettività di cui tanto si parla in dottrina, così da valutare l'applicazione pratica del principio per cui il marchio non deve trasmettere informazioni ingannevoli per il consumatore con riferimento alle caratteristiche, alla qualità e alla provenienza geografica del prodotto, tralasciando senza colpa, data l'ampiezza e la sostanziale diversità della fattispecie, l'inganno c.d. confusorio. Tra tecnicismi, riferimenti poco immediati e analisi di una serie piuttosto esemplificativa di casi concreti, con riferimento tanto al diritto interno, quanto a quello comunitario, si analizzano le ipotesi di decettività che percorrono l'intera vita del marchio d'impresa, crtiticando in più occasioni l'astrattezza dei criteri di valutazioni adottati tanto dalla giurisprudenza quanto dagli uffici preposti alla registrazione del segno. L'astrattezza e, spesso, la parzialità delle valutazioni, si vede in più occasioni, rischiano di rovinare quell'equilibrio che il legislatore, nel contemperare gli interessi del consumatore e del titolare del marchio, cerca, almeno formalmente, di garantire. Si propone quindi una correzione dei criteri di valutazione che prenda come riferimento la situazione concreta piuttosto che l'astrazione ¿tecnica¿ di questa, a partire dalle recenti modifiche avvenute al Regolamento 207/2009/CE.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
252724_decettivitàedirittodeimarchi-stolder.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.15 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.15 MB | Adobe PDF |
Se sei interessato/a a consultare l'elaborato, vai nella sezione Home in alto a destra, dove troverai le informazioni su come richiederlo. I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/56893