Il presente lavoro nasce con l'intento di descrivere nel dettaglio il pensiero del Canonico piemontese Giuseppe Piovano (1851-1934), sul tema della libertà di insegnamento. Giuseppe Piovano dimostrò una profonda attenzione per le tematiche scolastiche e sostenne con fermezza la necessità di estendere la libertà di insegnamento ¿a tutti¿ superando il monopolio educativo della Chiesa, la quale vedeva la libertà di insegnamento come un mezzo per tutelare i suoi interessi. Piovano rivendicò, invece, la libertà di insegnamento in nome di un diritto paterno, naturale, costituzionale ed in nome di una tanto ricercata e auspicata pace sociale. Per libertà di insegnamento, il Canonico indicava, dunque, il diritto di ogni uomo o associazione, che ne possedeva l'attitudine, di comunicare agli altri la ¿verità¿. Solamente così si sarebbe potuta salvare contemporaneamente la religione, la morale e la scuola, all'interno di una situazione socio-politica confusa come quella italiana di fine Ottocento. Riteneva, inoltre, che nelle scuole si sarebbe dovuta insegnare la religione cattolica, previo consenso dei genitori, accanto alle materie civili, permettendo, in questo modo, la frequenza a bambini con identità religiose e culturali profondamente differenti. Lo Stato, secondo il Sacerdote piemontese, in tale contesto, avrebbe dovuto assumersi il compito di controllare che, la libertà di insegnamento si realizzasse, senza minare il diritto naturale dei genitori di occuparsi dell'istruzione dei propri figliuoli. Idee, queste, innovative e oggi definibili moderne, per le quali Piovano dedicò un intera vita e che inevitabilmente lo portarono a scontrarsi con il clero del tempo, il quale, era deciso a non privarsi del suo monopolio in campo educativo, privilegio che, per secoli, gli era stato riconosciuto e concesso. La tesi si articola in tre capitoli: Nel primo capitolo ho descritto la vita di Giuseppe Piovano con un'attenzione particolare agli anni in cui si dedicò all'insegnamento e allo studio, mostrandosi nel frattempo, attivo sul piano politico-sociale, accennando alla sua partecipazione all'unione Pro Schola Libera, di cui fu il co-fondatore. Ho dedicato, inoltre, spazio alla descrizione degli anni in cui dovette difendersi ripetutamente dagli attacchi e dalle accuse di modernismo rivoltegli dalla curia romana. Il secondo capitolo è costituito da un breve excursus storico in materia di libertà di insegnamento che ha inizio con la Ratio gesuitica e continua con la descrizione delle tappe più importanti come: la legge Boncompagni; la legge Casati; l'Opera dei Congressi; le parole di padre Zocchi, del Gallarati Scotti, di Giuseppe Allievo, fino a giungere alle tesi del Piovano. Nel terzo capitolo ho preso in esame gli scritti del Canonico dal 1900 al 1920, e ho cercato di descriverli, mettendoli in ordine cronologico. L'intento del capitolo è quello di mettere in luce l'evoluzione del pensiero del Sacerdote, che, nonostante sia rimasto pressoché inalterato nel tempo, si è consolidato. Il testo del Piovano intitolato: il partito popolare italiano e la scuola del 1920, racchiude le sue idee in modo completo e organico.
Giuseppe Piovano e la libertà di insegnamento
FERRO, CRISTINA
2011/2012
Abstract
Il presente lavoro nasce con l'intento di descrivere nel dettaglio il pensiero del Canonico piemontese Giuseppe Piovano (1851-1934), sul tema della libertà di insegnamento. Giuseppe Piovano dimostrò una profonda attenzione per le tematiche scolastiche e sostenne con fermezza la necessità di estendere la libertà di insegnamento ¿a tutti¿ superando il monopolio educativo della Chiesa, la quale vedeva la libertà di insegnamento come un mezzo per tutelare i suoi interessi. Piovano rivendicò, invece, la libertà di insegnamento in nome di un diritto paterno, naturale, costituzionale ed in nome di una tanto ricercata e auspicata pace sociale. Per libertà di insegnamento, il Canonico indicava, dunque, il diritto di ogni uomo o associazione, che ne possedeva l'attitudine, di comunicare agli altri la ¿verità¿. Solamente così si sarebbe potuta salvare contemporaneamente la religione, la morale e la scuola, all'interno di una situazione socio-politica confusa come quella italiana di fine Ottocento. Riteneva, inoltre, che nelle scuole si sarebbe dovuta insegnare la religione cattolica, previo consenso dei genitori, accanto alle materie civili, permettendo, in questo modo, la frequenza a bambini con identità religiose e culturali profondamente differenti. Lo Stato, secondo il Sacerdote piemontese, in tale contesto, avrebbe dovuto assumersi il compito di controllare che, la libertà di insegnamento si realizzasse, senza minare il diritto naturale dei genitori di occuparsi dell'istruzione dei propri figliuoli. Idee, queste, innovative e oggi definibili moderne, per le quali Piovano dedicò un intera vita e che inevitabilmente lo portarono a scontrarsi con il clero del tempo, il quale, era deciso a non privarsi del suo monopolio in campo educativo, privilegio che, per secoli, gli era stato riconosciuto e concesso. La tesi si articola in tre capitoli: Nel primo capitolo ho descritto la vita di Giuseppe Piovano con un'attenzione particolare agli anni in cui si dedicò all'insegnamento e allo studio, mostrandosi nel frattempo, attivo sul piano politico-sociale, accennando alla sua partecipazione all'unione Pro Schola Libera, di cui fu il co-fondatore. Ho dedicato, inoltre, spazio alla descrizione degli anni in cui dovette difendersi ripetutamente dagli attacchi e dalle accuse di modernismo rivoltegli dalla curia romana. Il secondo capitolo è costituito da un breve excursus storico in materia di libertà di insegnamento che ha inizio con la Ratio gesuitica e continua con la descrizione delle tappe più importanti come: la legge Boncompagni; la legge Casati; l'Opera dei Congressi; le parole di padre Zocchi, del Gallarati Scotti, di Giuseppe Allievo, fino a giungere alle tesi del Piovano. Nel terzo capitolo ho preso in esame gli scritti del Canonico dal 1900 al 1920, e ho cercato di descriverli, mettendoli in ordine cronologico. L'intento del capitolo è quello di mettere in luce l'evoluzione del pensiero del Sacerdote, che, nonostante sia rimasto pressoché inalterato nel tempo, si è consolidato. Il testo del Piovano intitolato: il partito popolare italiano e la scuola del 1920, racchiude le sue idee in modo completo e organico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/56841