The present work has carried out a study on the Taurinense B. VI. 21, one of the manuscripts of medical content stored in the National Library of Turin, in order to provide the first transcription and translation of the text. The code, ascribed to the 16th century, shows us an anonymous collection of medical aphorisms that, by a research performed on the online database Thesaurus linguae graecae, turned out to be a witness of the pseudogalenic ÀOroi i)atrikoi/. The manuscript, in the fire of 1904 in the National Library of Turin, suffered visible damages on the top and side margins of the pages. As a consequence to the absence of a comparison with the manuscript tradition of the opera, we used the only available C. G. Kühn's edition published in Leipzig from 1821 to 1833. Being a publication containing rearranged and interpolated contents, the study is also based on Bartholomeus Sylvanius' latin edition of 1542, preserved in the library of the Episcopal Seminary of Asti. Only other aid to our approach to the text, both for its origin and its possible employment, has represented by the German philologist Jutta Kollesch's studies. Its research shows that this collection of definitions, for its great practical usefulness, represented a helpful reference, until the 17th century, not only for those who taught the medical discipline, but also for those who, exercising doctor's profession, used it as a reference text. Analyzing the work setting and reported content, we attempted to identify the function of the text, according with the era of its production, and the unknown scribe-Editor's identity. Because of informal and schematic graphics presentation, with no claims of accuracy and elegance, we thought it may be a text copied for personal use. Bearing in mind that the progress in Anatomy and Physiology, until the Renaissance, had been formulated only theoretically and practical medicine, on the contrary, was still based on antique models, we can think that the unknown figure, concealed behind the manuscript, is a doctor attracted by the idea of owning a easily consultable primer in the conduction of his activity.
Il presente lavoro ha realizzato uno studio sul Taurinense B. VI. 21, uno dei manoscritti di contenuto medico conservati alla Biblioteca Nazionale di Torino, al fine di fornire la prima trascrizione e traduzione del testo. Il codice, ascrivibile al XVI sec., ci presenta una raccolta anonima di aforismi medici che, dalla ricerca compiuta sulla banca dati online Thesaurus linguae graecae, risulta essere un testimone degli pseudogalenici ÀOroi i)atrikoi/. Il manoscritto, nell'incendio del 1904 della Biblioteca Nazionale di Torino, ha subito dei danneggiamenti visibili nei margini superiori e laterali delle pagine. In mancanza di un confronto con la tradizione manoscritta dell'opera, si è utilizzata l'unica edizione disponibile curata da C. G. Kühn a Leipzig, tra il 1821 e il 1833. Essendo una pubblicazione che riporta contenuti rimaneggiati e interpolati, lo studio si è anche basato su un'edizione latina di Bartholomeus Sylvanius del 1542, conservata nella Biblioteca del Seminario Vescovile di Asti. Unico altro ausilio al nostro approccio al testo, sia per quanto riguarda la sua origine, che i suoi possibili utilizzi, è stato lo studio della filologa tedesca Jutta Kollesch. Dalle sue ricerche risulta che questa raccolta di definizioni, per la sua grande utilità pratica, ha rappresentato un utile punto di riferimento, fino al XVII sec., non solo per coloro che insegnavano la disciplina medica, ma anche per coloro che, esercitando la professione di medico, se ne servivano come testo di consultazione. Analizzando l'impostazione dell'opera e i contenuti riportati, abbiamo cercato di individuare quale fosse la funzione del testo, in relazione all'epoca in cui è stato prodotto, e quale l'identità dell'ignoto copista-redattore. Dalla presentazione grafica informale e schematica, priva di pretese di accuratezza ed eleganza, abbiamo pensato potesse trattarsi di un testo copiato per un utilizzo personale. Tenendo presente che i progressi fatti nel campo dell'anatomia e della fisiologia, fino all'epoca rinascimentale, erano stati formulati solo a livello teorico e che la medicina pratica si orientava ancora in base ai modelli antichi, risulta plausibile l'opinione che la personalità ignota, celata dietro la veste del manoscritto, potesse essere un medico attratto dall'idea di possedere un manualetto di facile consultazione e di ausilio nello svolgimento della sua attività.
Un nuovo testimone delle Definitiones medicae pseudogaleniche alla Biblioteca Nazionale di Torino (BNU, MS. Taur. B. VI. 21)
MUSSO, ANNA
2011/2012
Abstract
Il presente lavoro ha realizzato uno studio sul Taurinense B. VI. 21, uno dei manoscritti di contenuto medico conservati alla Biblioteca Nazionale di Torino, al fine di fornire la prima trascrizione e traduzione del testo. Il codice, ascrivibile al XVI sec., ci presenta una raccolta anonima di aforismi medici che, dalla ricerca compiuta sulla banca dati online Thesaurus linguae graecae, risulta essere un testimone degli pseudogalenici ÀOroi i)atrikoi/. Il manoscritto, nell'incendio del 1904 della Biblioteca Nazionale di Torino, ha subito dei danneggiamenti visibili nei margini superiori e laterali delle pagine. In mancanza di un confronto con la tradizione manoscritta dell'opera, si è utilizzata l'unica edizione disponibile curata da C. G. Kühn a Leipzig, tra il 1821 e il 1833. Essendo una pubblicazione che riporta contenuti rimaneggiati e interpolati, lo studio si è anche basato su un'edizione latina di Bartholomeus Sylvanius del 1542, conservata nella Biblioteca del Seminario Vescovile di Asti. Unico altro ausilio al nostro approccio al testo, sia per quanto riguarda la sua origine, che i suoi possibili utilizzi, è stato lo studio della filologa tedesca Jutta Kollesch. Dalle sue ricerche risulta che questa raccolta di definizioni, per la sua grande utilità pratica, ha rappresentato un utile punto di riferimento, fino al XVII sec., non solo per coloro che insegnavano la disciplina medica, ma anche per coloro che, esercitando la professione di medico, se ne servivano come testo di consultazione. Analizzando l'impostazione dell'opera e i contenuti riportati, abbiamo cercato di individuare quale fosse la funzione del testo, in relazione all'epoca in cui è stato prodotto, e quale l'identità dell'ignoto copista-redattore. Dalla presentazione grafica informale e schematica, priva di pretese di accuratezza ed eleganza, abbiamo pensato potesse trattarsi di un testo copiato per un utilizzo personale. Tenendo presente che i progressi fatti nel campo dell'anatomia e della fisiologia, fino all'epoca rinascimentale, erano stati formulati solo a livello teorico e che la medicina pratica si orientava ancora in base ai modelli antichi, risulta plausibile l'opinione che la personalità ignota, celata dietro la veste del manoscritto, potesse essere un medico attratto dall'idea di possedere un manualetto di facile consultazione e di ausilio nello svolgimento della sua attività.File | Dimensione | Formato | |
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