Compito di questo lavoro è quello di analizzare la "filosofia della religione" in Feuerbach e Bonhoeffer, centrale nel pensiero e nella produzione letteraria di entrambi. Se le soluzioni finali che i due autori auspicano si differenziano notevolmente, tuttavia la premessa da cui prende avvio il loro pensiero è la medesima: si tratta, infatti, di giungere ad un rinnovamento nel modo di concepire la religione, la quale deve essere in grado di inserirsi perfettamente nel contesto storico. Entrambi gli autori, dunque, concordano sul fatto che tale rinnovamento debba avvenire sul piano della storia, in un'epoca, a cavallo tra Ottocento e Novecento, segnata da una profonda crisi spirituale, fomentata dall'affermazione della scienza moderna e della tecnologia. In tale situazione storica, non è più possibile fare riferimento ad una visione tradizionalista e ¿soprannaturalista¿ della religione; sono finiti ormai i tempi in cui si attribuiva a Dio la spiegazione del mondo e si faceva affidamento alla sua potenza per vedere i propri desideri personali realizzati; la scienza ha efficacemente sostituito la religione in tale compito, e non è più avvertita la necessità di un simile ripiego. E' giunto, dunque, il momento per il mondo di riconoscere il proprio raggiungimento della maturità e di emanciparsi definitivamente dal suo vecchio passato religioso. Se per il teologo Bonhoeffer tale consapevolezza giunge attraverso un'etica cristiana fondata sull'azione responsabile dell'uomo nei confronti del mondo, che lo conduca fino all'assunzione delle sue colpe, per Feuerbach si tratta, invece, di giungere ad una trasformazione della teologia in antropologia, che il filosofo tedesco considera l'unica forma vera di religione, in quanto attribuisce la divinità alle qualità umane. In definitiva, possiamo dire che, nonostante la profonda divergenza nelle soluzioni prospettate, ciò che giuda il pensiero dei due autori è una straordinaria fiducia nel genere umano. In Feuerbach tale porta addirittura a proclamare l'antropologia come il sapere e il credo assoluti; in Bonhoeffer, è presente l'invito rivolto all'uomo di affrontare una situazione drammatica come quella del nazismo, uscendo dall'indifferenza della vita privata e denunciando le ingiustizie commesse.
Filosofia della Religione in Feuerbach e Bonhoeffer
GHIGNONE, FRANCESCA
2012/2013
Abstract
Compito di questo lavoro è quello di analizzare la "filosofia della religione" in Feuerbach e Bonhoeffer, centrale nel pensiero e nella produzione letteraria di entrambi. Se le soluzioni finali che i due autori auspicano si differenziano notevolmente, tuttavia la premessa da cui prende avvio il loro pensiero è la medesima: si tratta, infatti, di giungere ad un rinnovamento nel modo di concepire la religione, la quale deve essere in grado di inserirsi perfettamente nel contesto storico. Entrambi gli autori, dunque, concordano sul fatto che tale rinnovamento debba avvenire sul piano della storia, in un'epoca, a cavallo tra Ottocento e Novecento, segnata da una profonda crisi spirituale, fomentata dall'affermazione della scienza moderna e della tecnologia. In tale situazione storica, non è più possibile fare riferimento ad una visione tradizionalista e ¿soprannaturalista¿ della religione; sono finiti ormai i tempi in cui si attribuiva a Dio la spiegazione del mondo e si faceva affidamento alla sua potenza per vedere i propri desideri personali realizzati; la scienza ha efficacemente sostituito la religione in tale compito, e non è più avvertita la necessità di un simile ripiego. E' giunto, dunque, il momento per il mondo di riconoscere il proprio raggiungimento della maturità e di emanciparsi definitivamente dal suo vecchio passato religioso. Se per il teologo Bonhoeffer tale consapevolezza giunge attraverso un'etica cristiana fondata sull'azione responsabile dell'uomo nei confronti del mondo, che lo conduca fino all'assunzione delle sue colpe, per Feuerbach si tratta, invece, di giungere ad una trasformazione della teologia in antropologia, che il filosofo tedesco considera l'unica forma vera di religione, in quanto attribuisce la divinità alle qualità umane. In definitiva, possiamo dire che, nonostante la profonda divergenza nelle soluzioni prospettate, ciò che giuda il pensiero dei due autori è una straordinaria fiducia nel genere umano. In Feuerbach tale porta addirittura a proclamare l'antropologia come il sapere e il credo assoluti; in Bonhoeffer, è presente l'invito rivolto all'uomo di affrontare una situazione drammatica come quella del nazismo, uscendo dall'indifferenza della vita privata e denunciando le ingiustizie commesse.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/56711