Pelle che respira è una personale ricerca sul mondo della danza e della disabilità. Attraverso la conoscenza di vari protagonisti di questo settore si è creato un progetto di danza integrata per un gruppo amatoriale di danza in carrozzina. I presupposti per la lettura del seguente scritto sono pochi e universalmente condivisibili poiché propri dell'essere umano giacché tale. Una definizione in minimi termini della parte materiale di esso può essere la seguente: pelle che respira. Ognuno di noi ha una pelle che contiene un corpo il quale, nel momento in cui respira, dimostra di essere vivo. Queste sono le condizioni basilari perché una persona si muova e, di conseguenza possa danzare. Ogni corpo ha una danza in atto: il proprio respiro. Da questa definizione si potrà accettare l'idea che, anche chi non ha un corpo nato per la danza - limitato da una disabilità fisica o mentale oppure da una scarsa conoscenza nell'espressione corporea - possa danzare. La pelle è il punto in cui due persone possono avere un contatto, uno scambio. Essa è barriera tra il mondo interiore e quello esteriore, confine tra l'Io e l'Altro, contenitore di ogni emozione. Solo attraverso il respiro, il movimento, si può entrare in contatto con l'altro e decidere di far avvenire uno scambio. La danza carica di una qualità diversa e più alta questo contatto, che si differenzia di molto da quello quotidiano. I danzatori, danzando, si uniscono e parlano: ognuno col proprio respiro, ognuno con il proprio mondo. Il seguente scritto si divide in due parti atte a dimostrare come la disabilità non sia un limite per la danza. Nella prima parte sono analizzate una serie di interviste a ballerini, danzatori e coreografi specializzati in diversi tipi di discipline coreutiche che vivono o hanno a che fare con la disabilità. Si vedrà come molte di esse hanno trovato protagonisti che lavorano con la disabilità senza che essa ne infici la qualità o l'aderenza al metodo. Anzi, spesso, l'approccio con l'handicap porta a scoprire una diversa e più profonda lettura del movimento e dell'espressività. Nella seconda parte vi è la presentazione del progetto Pelle che respira, un progetto sviluppato per dimostrare concretamente la tesi. Si è infatti proposto ad un gruppo integrato di danza (ballerini disabili e non) di partecipare a quattro incontri in cui sono stati proposti esercizi e suggestioni di danza, teatro e musica. L'obiettivo finale del laboratorio è stato dimostrare una diversa concezione della danza nella sua veste educativa in un'accezione molto aderente alla propria etimologia. Una disciplina, cioè che, attraverso la sperimentazione corporea, si traduca in un linguaggio espressivo per comunicare ciò che, altrimenti, rimarrebbe inespresso o non avrebbe altro modo di essere comunicato.
Pelle che respira: danza e disabilità
MARANGONI, GIANCARLO TARCISIO
2012/2013
Abstract
Pelle che respira è una personale ricerca sul mondo della danza e della disabilità. Attraverso la conoscenza di vari protagonisti di questo settore si è creato un progetto di danza integrata per un gruppo amatoriale di danza in carrozzina. I presupposti per la lettura del seguente scritto sono pochi e universalmente condivisibili poiché propri dell'essere umano giacché tale. Una definizione in minimi termini della parte materiale di esso può essere la seguente: pelle che respira. Ognuno di noi ha una pelle che contiene un corpo il quale, nel momento in cui respira, dimostra di essere vivo. Queste sono le condizioni basilari perché una persona si muova e, di conseguenza possa danzare. Ogni corpo ha una danza in atto: il proprio respiro. Da questa definizione si potrà accettare l'idea che, anche chi non ha un corpo nato per la danza - limitato da una disabilità fisica o mentale oppure da una scarsa conoscenza nell'espressione corporea - possa danzare. La pelle è il punto in cui due persone possono avere un contatto, uno scambio. Essa è barriera tra il mondo interiore e quello esteriore, confine tra l'Io e l'Altro, contenitore di ogni emozione. Solo attraverso il respiro, il movimento, si può entrare in contatto con l'altro e decidere di far avvenire uno scambio. La danza carica di una qualità diversa e più alta questo contatto, che si differenzia di molto da quello quotidiano. I danzatori, danzando, si uniscono e parlano: ognuno col proprio respiro, ognuno con il proprio mondo. Il seguente scritto si divide in due parti atte a dimostrare come la disabilità non sia un limite per la danza. Nella prima parte sono analizzate una serie di interviste a ballerini, danzatori e coreografi specializzati in diversi tipi di discipline coreutiche che vivono o hanno a che fare con la disabilità. Si vedrà come molte di esse hanno trovato protagonisti che lavorano con la disabilità senza che essa ne infici la qualità o l'aderenza al metodo. Anzi, spesso, l'approccio con l'handicap porta a scoprire una diversa e più profonda lettura del movimento e dell'espressività. Nella seconda parte vi è la presentazione del progetto Pelle che respira, un progetto sviluppato per dimostrare concretamente la tesi. Si è infatti proposto ad un gruppo integrato di danza (ballerini disabili e non) di partecipare a quattro incontri in cui sono stati proposti esercizi e suggestioni di danza, teatro e musica. L'obiettivo finale del laboratorio è stato dimostrare una diversa concezione della danza nella sua veste educativa in un'accezione molto aderente alla propria etimologia. Una disciplina, cioè che, attraverso la sperimentazione corporea, si traduca in un linguaggio espressivo per comunicare ciò che, altrimenti, rimarrebbe inespresso o non avrebbe altro modo di essere comunicato.File | Dimensione | Formato | |
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