In questo lavoro ho descritto il pensiero comune di diverse culture, specialmente in passato, riguardo al potere posseduto dai nomi e dalle parole. Si riteneva infatti che questi non fossero solamente mezzi per identificare sé stessi e ciò che ci circonda o esprimere idee e concetti, ma vere e proprie fonti di potere taumaturgico e demiurgico. Nella prima parte dell'elaborato ho trattato della forza posseduta dal nome e dalla parola, e i modi con cui gli uomini cercavano di impadronirsene, attraverso la formulazione verbale o scritta di preghiere, incantesimi e maledizioni, per dominare la realtà circostante; nella seconda parte ho invece esposto la concezione di nomi e parole ¿tabù¿, ovvero quei nomi e quelle parole che si evitava di pronunciare, per timore o per divieto imposto. Questa seconda parte si divide poi in diverse sezioni, relative ai nomi tabù più comuni e diffusi tra culture differenti, come quelli legati al nome dei defunti, delle divinità, dei famigliari e dei regnanti; all'uso di riferirsi a questi tramite epiteti, eufemismi e formule più familiari e amichevoli, per evitare di provocarne l'ira o di evocarne la presenza; al ¿nome segreto¿, ovvero un nome conosciuto esclusivamente dalla persona a cui apparteneva e pochi altri, tenuto nascosto agli sconosciuti e al resto della comunità per evitare pericoli: infatti si riteneva che conoscere il nome di qualcuno permettesse di avere potere su di lui, quindi tenere celato il proprio nome avrebbe scongiurato questa minaccia.
Nomen omen. Potere, magia e "tabù" del nome e della parola.
BORNENGO, EMANUEL
2013/2014
Abstract
In questo lavoro ho descritto il pensiero comune di diverse culture, specialmente in passato, riguardo al potere posseduto dai nomi e dalle parole. Si riteneva infatti che questi non fossero solamente mezzi per identificare sé stessi e ciò che ci circonda o esprimere idee e concetti, ma vere e proprie fonti di potere taumaturgico e demiurgico. Nella prima parte dell'elaborato ho trattato della forza posseduta dal nome e dalla parola, e i modi con cui gli uomini cercavano di impadronirsene, attraverso la formulazione verbale o scritta di preghiere, incantesimi e maledizioni, per dominare la realtà circostante; nella seconda parte ho invece esposto la concezione di nomi e parole ¿tabù¿, ovvero quei nomi e quelle parole che si evitava di pronunciare, per timore o per divieto imposto. Questa seconda parte si divide poi in diverse sezioni, relative ai nomi tabù più comuni e diffusi tra culture differenti, come quelli legati al nome dei defunti, delle divinità, dei famigliari e dei regnanti; all'uso di riferirsi a questi tramite epiteti, eufemismi e formule più familiari e amichevoli, per evitare di provocarne l'ira o di evocarne la presenza; al ¿nome segreto¿, ovvero un nome conosciuto esclusivamente dalla persona a cui apparteneva e pochi altri, tenuto nascosto agli sconosciuti e al resto della comunità per evitare pericoli: infatti si riteneva che conoscere il nome di qualcuno permettesse di avere potere su di lui, quindi tenere celato il proprio nome avrebbe scongiurato questa minaccia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/56702