Nella tesi di laurea "L'Orestiade di Eschilo: nota del traduttore" mi propongo di seguire l'itinerario che procede dal testo di partenza al testo di arrivo e di affrontare il problema della traduzione di un testo classico attraverso la trilogia eschilea, prendendo in esame alcune scene tradotte da diversi autori. La scelta è stata determinata dalla mia lunga attività di attore che ha praticato più volte questi testi. Le parole chiave, i poli su cui si è esercitata l'attività dei traduttori e dei critici nelle varie epoche, sono. verità e tradimento, filologia e istinto, libera interpretazione, riscrittura, modernizzazione, ideologia, stile espressivo, poesia e teatralizzazione. Quando un autore riesce a vivere il testo che traduce, a condividerne lo spirito più profondo e a conoscerne premessa e obiettivi, la versione che consegna al pubblico ¿ siano essi lettori o spettatori ¿ non corre il rischio di fraintendimento, di tradimento dell'originale. Ho letto con particolare attenzione tutte le traduzioni dell'Orestea pubblicate in Italia, notando i diversi modi di accostarsi alla traduzione: creatività e tradimento o rigore e rispetto filologico. Oggetto del mio studio sono le traduzioni di:Mario Untersteiner (Eschilo Le tragedie, a cura di Mario Untersteiner Istituto Editoriale Italiano, Milano 1947, Mondadori 1951), Manara Valgimigli ( Teatro Greco Tutte le Tragedie, a cura di Manara Valgimigli 1948), Pierpaolo Pasolini (L'Orestiade a cura di Pierpaolo Pasolini Einaudi 1960), Enrico Medda, Luigi Battezzato, Maria Pia Pattoni (Eschilo Orestea, a cura di Enrico Medda, Agamennone, Luigi Battezzato, Coefore, Maria Pia Pattoni, Eumenidi, Rizzoli 1995, 1997), Angelo Tonelli (Eschilo Sofocle Euripide Tutte le Tragedie a cura di Angelo Tonelli, Marsilio 2000 e Eschilo Sofocle Euripide Tutte le tragedie Bompiani 2011), scelte per motivi diversi; ho analizzato alcune scene nel dettaglio. Colloco in appendice il testo greco stabilito da Page a Oxford nel 1972 e una mia traduzione ¿di servizio¿, più vicina alla struttura sintattica, lessicale e ritmica del testo, che mi è stata utile per la valutazione delle differenti versioni esaminate. Attraverso la traduzione ¿letterale¿ è possibile penetrare nel testo al di là delle suggestioni liriche dei traduttori. La scelta del titolo del mio lavoro risponde a motivazioni storico filologiche, e suggestioni artistiche. Orestiade e non Orestea, in quanto il suffisso ade rimanda al verbo ado, cantare e quindi enunciare, ovvero ¿la storia di Oreste¿, e al suffisso nominale as, ados ¿ciò che ha origine da Oreste¿. Ho usato volutamente Nota del traduttore preso a prestito dalla pubblicazione di Pasolini che molto mi ha stimolato e che costituisce la parte più consistente del mio studio. La disamina delle traduzioni prese in considerazione mi porta a concludere che non esiste la traduzione perfetta, la cosiddetta ¿oggettiva¿. Ogni lavoro rispetta più caratteristiche che derivano dalla personalità e dalla cultura dell'autore. Tutte hanno eguale valore, da quella filologicamente corretta alla ¿poetica¿. Una traduzione può basarsi su una costruzione ritmica, lessicale o sintattica. Nel primo caso si cerca di ricostruire nella lingua di arrivo suoni e pause della lingua di partenza. La lingua e le parole di un personaggio sono il suo corpo: occuparsi del lessico significa dargli vita. Lavorare sulla sintassi risponde piuttosto a una scelta ideologica. Concludo con la tesi che compito del traduttore ideale è la foca
L'ORESTIADE DI ESCHILO: NOTA DEL TRADUTTORE
VALENTE, ORESTE
2011/2012
Abstract
Nella tesi di laurea "L'Orestiade di Eschilo: nota del traduttore" mi propongo di seguire l'itinerario che procede dal testo di partenza al testo di arrivo e di affrontare il problema della traduzione di un testo classico attraverso la trilogia eschilea, prendendo in esame alcune scene tradotte da diversi autori. La scelta è stata determinata dalla mia lunga attività di attore che ha praticato più volte questi testi. Le parole chiave, i poli su cui si è esercitata l'attività dei traduttori e dei critici nelle varie epoche, sono. verità e tradimento, filologia e istinto, libera interpretazione, riscrittura, modernizzazione, ideologia, stile espressivo, poesia e teatralizzazione. Quando un autore riesce a vivere il testo che traduce, a condividerne lo spirito più profondo e a conoscerne premessa e obiettivi, la versione che consegna al pubblico ¿ siano essi lettori o spettatori ¿ non corre il rischio di fraintendimento, di tradimento dell'originale. Ho letto con particolare attenzione tutte le traduzioni dell'Orestea pubblicate in Italia, notando i diversi modi di accostarsi alla traduzione: creatività e tradimento o rigore e rispetto filologico. Oggetto del mio studio sono le traduzioni di:Mario Untersteiner (Eschilo Le tragedie, a cura di Mario Untersteiner Istituto Editoriale Italiano, Milano 1947, Mondadori 1951), Manara Valgimigli ( Teatro Greco Tutte le Tragedie, a cura di Manara Valgimigli 1948), Pierpaolo Pasolini (L'Orestiade a cura di Pierpaolo Pasolini Einaudi 1960), Enrico Medda, Luigi Battezzato, Maria Pia Pattoni (Eschilo Orestea, a cura di Enrico Medda, Agamennone, Luigi Battezzato, Coefore, Maria Pia Pattoni, Eumenidi, Rizzoli 1995, 1997), Angelo Tonelli (Eschilo Sofocle Euripide Tutte le Tragedie a cura di Angelo Tonelli, Marsilio 2000 e Eschilo Sofocle Euripide Tutte le tragedie Bompiani 2011), scelte per motivi diversi; ho analizzato alcune scene nel dettaglio. Colloco in appendice il testo greco stabilito da Page a Oxford nel 1972 e una mia traduzione ¿di servizio¿, più vicina alla struttura sintattica, lessicale e ritmica del testo, che mi è stata utile per la valutazione delle differenti versioni esaminate. Attraverso la traduzione ¿letterale¿ è possibile penetrare nel testo al di là delle suggestioni liriche dei traduttori. La scelta del titolo del mio lavoro risponde a motivazioni storico filologiche, e suggestioni artistiche. Orestiade e non Orestea, in quanto il suffisso ade rimanda al verbo ado, cantare e quindi enunciare, ovvero ¿la storia di Oreste¿, e al suffisso nominale as, ados ¿ciò che ha origine da Oreste¿. Ho usato volutamente Nota del traduttore preso a prestito dalla pubblicazione di Pasolini che molto mi ha stimolato e che costituisce la parte più consistente del mio studio. La disamina delle traduzioni prese in considerazione mi porta a concludere che non esiste la traduzione perfetta, la cosiddetta ¿oggettiva¿. Ogni lavoro rispetta più caratteristiche che derivano dalla personalità e dalla cultura dell'autore. Tutte hanno eguale valore, da quella filologicamente corretta alla ¿poetica¿. Una traduzione può basarsi su una costruzione ritmica, lessicale o sintattica. Nel primo caso si cerca di ricostruire nella lingua di arrivo suoni e pause della lingua di partenza. La lingua e le parole di un personaggio sono il suo corpo: occuparsi del lessico significa dargli vita. Lavorare sulla sintassi risponde piuttosto a una scelta ideologica. Concludo con la tesi che compito del traduttore ideale è la focaFile | Dimensione | Formato | |
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