La mia tesi ha l'intento di affrontare il tema dell'amicizia a partire da una lettura dei Saggi di Michel de Montaigne. Cercherò di individuarne alcuni caratteri ricorrenti rifacendomi in particolare al capitolo XXVIII dei Saggi, De l'amitié. E' noto come la riflessione di Michel de Montaigne abbia origine a partire da un'esperienza autobiografica: l'amicizia con l'umanista e uomo politico Etienne de La Boétie. Intendo servirmi di questa esperienza personale per fornire un'immagine sufficientemente completa della concezione di amicizia negli Essais. Ho quindi voluto fare riferimento alla testimonianza epistolare di questo rapporto, attraverso le lettere in cui Montaigne ricorda con affetto l'amico e alla stessa biografia e produzione filosofica e letteraria di quest'ultimo, soffermandomi in particolare sulla sua principale opera politica il Discours sur la servitude volontaire. La ricognizione fenomenologica sul vissuto di Montaigne e di La Boétie, ha mirato non solo a individuare la sua filosofia vissuta, ma anche a ricercare le linee lungo cui la rielaborazione teorica del vissuto sia ascesa all'universalità del pensiero nel medio della scrittura. La riflessione sull'amicizia è stata dunque inserita all'interno di una più generale teoria antropologica e dell'intersoggettività. In una Francia cinquecentesca percorsa da fanatismi ideologici e guerre di religione, in cui domina il sospetto e la dissimulazione, Montaigne nutre nei confronti dell'uomo ¿comune¿ un giudizio negativo, tendendo a presentare la sua incapacità di provare e corrispondere nobili sentimenti. Ne consegue l'esigenza di individualità e di ricerca del proprio io autentico in contrapposizione all'altro inautentico, dal quale Montaigne avverte di essere circondato. In questo clima misantropico di disonestà, l'amicizia rappresenta un'eccezione. Nell'amicizia con La Boétie, l'alterità assume infatti un valore positivo. Nell'amicizia, la pulsione all'affermazione del proprio sé, della propria identità richiede lo sguardo dell'amico, termine di confronto esterno. L'uomo indipendente ha bisogno anche dell'amico per conoscere se stesso. L'amicizia diventa lo specchio di oggettivazione della propria autarchia. Non si tratta tuttavia di un'amicizia paragonabile alle ¿amicizie ordinarie¿, bensì della ¿perfetta amicizia¿. Il carattere dell'amicizia che la mia tesi vuole evidenziare è infatti l'eccellenza: sulla scorta dei modelli classici, che da buon umanista affollano la biblioteca di Montaigne ed ispirano l'intera sua opera, egli si rifà all'endiadi classica tra amicizia e virtù. L'amicizia assume la funzione di coronamento della perfezione attiva del virtuoso. Altre fonti per il presente lavoro sono dunque da reperire negli autori classici, in particolare in una breve lettura, tesa soprattutto a sottolineare i tratti di influenza e somiglianza con la concezione montaigneana, dell'Etica Nicomachea di Aristotele e del Laelius de amicitia di Cicerone, esplicitamente citati da Montaigne al capitolo XXVIII dei Saggi e rappresentanti di spicco della concezione classica dell'amicizia virtuosa. Questo è il criterio quadro della scelta degli amici in tutte le riflessioni prese in considerazione: la consonanza di virtù. Nel riflettere sul tema, intessuto di vita vissuta e di influenze dell'antichità classica, Montaigne opera dunque una felice integrazione tra il bagaglio della sua esperienza quotidiana e la sua cultura filosofica.

L'amicizia nei Saggi di Montaigne. Tra virtù e misantropia, modelli classici ed esperienza personale.

RAISARO, SOFIA
2011/2012

Abstract

La mia tesi ha l'intento di affrontare il tema dell'amicizia a partire da una lettura dei Saggi di Michel de Montaigne. Cercherò di individuarne alcuni caratteri ricorrenti rifacendomi in particolare al capitolo XXVIII dei Saggi, De l'amitié. E' noto come la riflessione di Michel de Montaigne abbia origine a partire da un'esperienza autobiografica: l'amicizia con l'umanista e uomo politico Etienne de La Boétie. Intendo servirmi di questa esperienza personale per fornire un'immagine sufficientemente completa della concezione di amicizia negli Essais. Ho quindi voluto fare riferimento alla testimonianza epistolare di questo rapporto, attraverso le lettere in cui Montaigne ricorda con affetto l'amico e alla stessa biografia e produzione filosofica e letteraria di quest'ultimo, soffermandomi in particolare sulla sua principale opera politica il Discours sur la servitude volontaire. La ricognizione fenomenologica sul vissuto di Montaigne e di La Boétie, ha mirato non solo a individuare la sua filosofia vissuta, ma anche a ricercare le linee lungo cui la rielaborazione teorica del vissuto sia ascesa all'universalità del pensiero nel medio della scrittura. La riflessione sull'amicizia è stata dunque inserita all'interno di una più generale teoria antropologica e dell'intersoggettività. In una Francia cinquecentesca percorsa da fanatismi ideologici e guerre di religione, in cui domina il sospetto e la dissimulazione, Montaigne nutre nei confronti dell'uomo ¿comune¿ un giudizio negativo, tendendo a presentare la sua incapacità di provare e corrispondere nobili sentimenti. Ne consegue l'esigenza di individualità e di ricerca del proprio io autentico in contrapposizione all'altro inautentico, dal quale Montaigne avverte di essere circondato. In questo clima misantropico di disonestà, l'amicizia rappresenta un'eccezione. Nell'amicizia con La Boétie, l'alterità assume infatti un valore positivo. Nell'amicizia, la pulsione all'affermazione del proprio sé, della propria identità richiede lo sguardo dell'amico, termine di confronto esterno. L'uomo indipendente ha bisogno anche dell'amico per conoscere se stesso. L'amicizia diventa lo specchio di oggettivazione della propria autarchia. Non si tratta tuttavia di un'amicizia paragonabile alle ¿amicizie ordinarie¿, bensì della ¿perfetta amicizia¿. Il carattere dell'amicizia che la mia tesi vuole evidenziare è infatti l'eccellenza: sulla scorta dei modelli classici, che da buon umanista affollano la biblioteca di Montaigne ed ispirano l'intera sua opera, egli si rifà all'endiadi classica tra amicizia e virtù. L'amicizia assume la funzione di coronamento della perfezione attiva del virtuoso. Altre fonti per il presente lavoro sono dunque da reperire negli autori classici, in particolare in una breve lettura, tesa soprattutto a sottolineare i tratti di influenza e somiglianza con la concezione montaigneana, dell'Etica Nicomachea di Aristotele e del Laelius de amicitia di Cicerone, esplicitamente citati da Montaigne al capitolo XXVIII dei Saggi e rappresentanti di spicco della concezione classica dell'amicizia virtuosa. Questo è il criterio quadro della scelta degli amici in tutte le riflessioni prese in considerazione: la consonanza di virtù. Nel riflettere sul tema, intessuto di vita vissuta e di influenze dell'antichità classica, Montaigne opera dunque una felice integrazione tra il bagaglio della sua esperienza quotidiana e la sua cultura filosofica.
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