PREMESSA: Ho deciso di voler trattare lo stress e il burnout negli infermieri che operano in cure palliative, proprio perché mi sono chiesta come sia possibile che questi operatori, continuamente sovraesposti alla morte e al lutto, non vadano incontro a quello che è l'esaurimento emotivo e professionale (e conseguente dis- investimento dall'oggetto d'amore e di cura). Sono sempre stata affascinata dal mondo delle cure palliative, il fatto di non considerare la morte come una sconfitta ma come un evento da vivere da parte dell'equipe, e per questo ho scelto quest'argomento. OBIETTIVO: Lo scopo della mia tesi è dunque: evidenziare il livello effettivo di stress e di bornout negli infermieri che operano in cure palliative, definire che cosa provoca il bornout e quali sono le sue modalità di prevenzione e di riduzione. MATERIALI E METODI: E' stata effettuata una revisione della letteratura per ricercare il livello di stress e di burnout negli infermieri che operano in cure palliative e per evidenziare l'efficacia della supervisione sull'equipe, consultando le banche dati CINHAL, PUBMED e GOOGLE e sono stati trovati diversi articoli che ho analizzato e solo alcuni sono stati utilizzati. In seguito è stato somministrano il questionario Maslach Burnout Inventory (MBI) alle equipes di cure palliative di Torino Asl To 1 e di Pinerolo, allo scopo di effettuare un confronto tra letteratura e realtà. RISULTATI: Alla fine di questo mio elaborato, posso concludere che negli operatori delle Cure Palliative, è presente un livello medio-basso di burnout. Anche dai risultati analizzati dei questionari somministrati, risulta che solo 1 infermiere su 18 presenta un alto livello di bornout. Posso ipotizzare che gli infermieri di questi servizi non mostrino alti livelli di bornout proprio perché la peculiarità della struttura in cui operano potrebbe fungere da fattore protettivo. CONCLUSIONI: Gli infermieri che operano in cure palliative nonostante tutto, hanno un alto rischio di ¿ammalarsi di bornout¿, data la continua esposizione alla morte e alla sofferenza. È quindi importante in questi servizi, sia il supporto personale sia il supporto che avviene attraverso riunioni periodiche per lo scambio di informazioni, elaborazione del progetto di cura, discussioni sulle decisioni da prendere, ma nelle quali sia anche possibile, sotto la guida di esperti, dire la propria sofferenza sia di fronte alla morte di un paziente, e il lutto che ne consegue, sia quella legata alle difficoltà del lavoro pluridisciplinare e ai problemi relazionali. Ciò che deve essere continuamente elaborato è il lutto che interessa tutta l'èquipe curante. C'è una perdita da elaborare ogni volta che muore un paziente, per re- investire il proprio impegno (e il proprio affetto) su un altro paziente. Non solo la continua sovraesposizione relazionale alla morte e al lutto, ma anche la difficile elaborazione dei propri lutti ¿professionali¿ influisce non poco sulla sindrome di esaurimento emotivo e professionale (e conseguente dis-investimento dell'oggetto d'amore e di cura) chiamato bornout.

Dallo stress al burnout negli infermieri che operano nelle cure palliative

CALLERI, ALESSANDRA
2012/2013

Abstract

PREMESSA: Ho deciso di voler trattare lo stress e il burnout negli infermieri che operano in cure palliative, proprio perché mi sono chiesta come sia possibile che questi operatori, continuamente sovraesposti alla morte e al lutto, non vadano incontro a quello che è l'esaurimento emotivo e professionale (e conseguente dis- investimento dall'oggetto d'amore e di cura). Sono sempre stata affascinata dal mondo delle cure palliative, il fatto di non considerare la morte come una sconfitta ma come un evento da vivere da parte dell'equipe, e per questo ho scelto quest'argomento. OBIETTIVO: Lo scopo della mia tesi è dunque: evidenziare il livello effettivo di stress e di bornout negli infermieri che operano in cure palliative, definire che cosa provoca il bornout e quali sono le sue modalità di prevenzione e di riduzione. MATERIALI E METODI: E' stata effettuata una revisione della letteratura per ricercare il livello di stress e di burnout negli infermieri che operano in cure palliative e per evidenziare l'efficacia della supervisione sull'equipe, consultando le banche dati CINHAL, PUBMED e GOOGLE e sono stati trovati diversi articoli che ho analizzato e solo alcuni sono stati utilizzati. In seguito è stato somministrano il questionario Maslach Burnout Inventory (MBI) alle equipes di cure palliative di Torino Asl To 1 e di Pinerolo, allo scopo di effettuare un confronto tra letteratura e realtà. RISULTATI: Alla fine di questo mio elaborato, posso concludere che negli operatori delle Cure Palliative, è presente un livello medio-basso di burnout. Anche dai risultati analizzati dei questionari somministrati, risulta che solo 1 infermiere su 18 presenta un alto livello di bornout. Posso ipotizzare che gli infermieri di questi servizi non mostrino alti livelli di bornout proprio perché la peculiarità della struttura in cui operano potrebbe fungere da fattore protettivo. CONCLUSIONI: Gli infermieri che operano in cure palliative nonostante tutto, hanno un alto rischio di ¿ammalarsi di bornout¿, data la continua esposizione alla morte e alla sofferenza. È quindi importante in questi servizi, sia il supporto personale sia il supporto che avviene attraverso riunioni periodiche per lo scambio di informazioni, elaborazione del progetto di cura, discussioni sulle decisioni da prendere, ma nelle quali sia anche possibile, sotto la guida di esperti, dire la propria sofferenza sia di fronte alla morte di un paziente, e il lutto che ne consegue, sia quella legata alle difficoltà del lavoro pluridisciplinare e ai problemi relazionali. Ciò che deve essere continuamente elaborato è il lutto che interessa tutta l'èquipe curante. C'è una perdita da elaborare ogni volta che muore un paziente, per re- investire il proprio impegno (e il proprio affetto) su un altro paziente. Non solo la continua sovraesposizione relazionale alla morte e al lutto, ma anche la difficile elaborazione dei propri lutti ¿professionali¿ influisce non poco sulla sindrome di esaurimento emotivo e professionale (e conseguente dis-investimento dell'oggetto d'amore e di cura) chiamato bornout.
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