Questo lavoro si propone di analizzare il regime giuridico delle acque minerali naturali focalizzandosi in modo particolare sugli assetti proprietari, i quali vengono osservati attraverso un approccio di analisi economica del diritto con un duplice obiettivo: da un lato, mettere in evidenza le inefficienze che il sistema normativo italiano presenta in materia di acque minerali, osservando gli effetti che esso produce sullo sfruttamento e sulla commercializzazione delle acque; dall'altro lato, individuare gli strumenti idonei ad operare una riqualificazione della risorsa che sia in grado di orientare la gestione del bene verso orizzonti sostenibili ed, al contempo, efficienti. Il lavoro nasce dall'osservazione dei sorprendenti consumi di acqua in bottiglia che si registrano in Italia ¿ terzo paese al mondo per consumo pro-capite, con una media di 192 litri all'anno ¿ che sono sensibilmente superiori alla media degli altri Stati europei i quali, pur collocandosi in alto nella menzionata classifica mondiale, non raggiungono i livelli del fenomeno italiano. La proposta che si intende avanzare, sulla base dello studio compiuto in questo lavoro, è di estendere la categoria giuridica di bene comune ¿ ormai pacificamente attribuita alle acque potabili, in seguito al Referendum del 2011 ¿ alle acque minerali naturali, quale strumento capace di porre rimedio a inefficienze e criticità del sistema normativo a livello nazionale e non solo. La proposta attribuzione, attraverso la rivalorizzazione della risorsa idrica ed il rafforzamento del legame con la comunità a cui appartiene, avrebbe gli effetti di: - responsabilizzare lo sfruttamento delle sorgenti di acqua minerale per mezzo di un controllo più diretto da parte della comunità territoriale di riferimento; - riequilibrare gli assetti proprietari attraverso la rideterminazione dei canoni concessori, con l'effetto di recuperare delle risorse economiche che potrebbero essere destinate al miglioramento degli acquedotti e dei servizi idrici, per mezzo dei quali si garantisce il diritto fondamentale di accesso all'acqua riconosciuto dalle Nazioni Unite; - individuare le direttrici necessarie per raggiungere un equilibrio costruttivo fra le contrastanti esigenze di regolamentazione della materia, che tendono, l'una, alla globalizzazione del diritto (propria dell'approccio di analisi economica del diritto), l'altra, alla sua localizzazione (di matrice socio-antropologica). Il lavoro è strutturato in cinque capitoli nei quali sono analizzati: il contesto socio-culturale italiano del fenomeno; il regime giuridico in sé; gli aspetti più rilevanti della normativa ai fini dello studio condotto; alcuni aspetti comparatistici; e la proposta di attribuzione della categoria giuridica di bene comune alle acque minerali.

Analisi economica del diritto ed assetti proprietari: il caso delle acque minerali

BONETTO, DIEGO
2012/2013

Abstract

Questo lavoro si propone di analizzare il regime giuridico delle acque minerali naturali focalizzandosi in modo particolare sugli assetti proprietari, i quali vengono osservati attraverso un approccio di analisi economica del diritto con un duplice obiettivo: da un lato, mettere in evidenza le inefficienze che il sistema normativo italiano presenta in materia di acque minerali, osservando gli effetti che esso produce sullo sfruttamento e sulla commercializzazione delle acque; dall'altro lato, individuare gli strumenti idonei ad operare una riqualificazione della risorsa che sia in grado di orientare la gestione del bene verso orizzonti sostenibili ed, al contempo, efficienti. Il lavoro nasce dall'osservazione dei sorprendenti consumi di acqua in bottiglia che si registrano in Italia ¿ terzo paese al mondo per consumo pro-capite, con una media di 192 litri all'anno ¿ che sono sensibilmente superiori alla media degli altri Stati europei i quali, pur collocandosi in alto nella menzionata classifica mondiale, non raggiungono i livelli del fenomeno italiano. La proposta che si intende avanzare, sulla base dello studio compiuto in questo lavoro, è di estendere la categoria giuridica di bene comune ¿ ormai pacificamente attribuita alle acque potabili, in seguito al Referendum del 2011 ¿ alle acque minerali naturali, quale strumento capace di porre rimedio a inefficienze e criticità del sistema normativo a livello nazionale e non solo. La proposta attribuzione, attraverso la rivalorizzazione della risorsa idrica ed il rafforzamento del legame con la comunità a cui appartiene, avrebbe gli effetti di: - responsabilizzare lo sfruttamento delle sorgenti di acqua minerale per mezzo di un controllo più diretto da parte della comunità territoriale di riferimento; - riequilibrare gli assetti proprietari attraverso la rideterminazione dei canoni concessori, con l'effetto di recuperare delle risorse economiche che potrebbero essere destinate al miglioramento degli acquedotti e dei servizi idrici, per mezzo dei quali si garantisce il diritto fondamentale di accesso all'acqua riconosciuto dalle Nazioni Unite; - individuare le direttrici necessarie per raggiungere un equilibrio costruttivo fra le contrastanti esigenze di regolamentazione della materia, che tendono, l'una, alla globalizzazione del diritto (propria dell'approccio di analisi economica del diritto), l'altra, alla sua localizzazione (di matrice socio-antropologica). Il lavoro è strutturato in cinque capitoli nei quali sono analizzati: il contesto socio-culturale italiano del fenomeno; il regime giuridico in sé; gli aspetti più rilevanti della normativa ai fini dello studio condotto; alcuni aspetti comparatistici; e la proposta di attribuzione della categoria giuridica di bene comune alle acque minerali.
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