L'anziano ospedalizzato è una delle categorie più a rischio di sviluppare patologie iatrogene dovute all'interazione tra medicinali poiché è un soggetto ¿fragile¿, con una marcata vulnerabilità, spesso in cura con politerapie; l'uso di più di cinque farmaci si verifica, infatti, nel 20-40% dei pazienti ultrasessantacinquenni. Se da un lato la polypharmacy è giustificata proprio dall'esistenza di comorbidità, dall'altro può comportare un problema, dal momento che è inequivocabilmente dimostrato che il numero di farmaci assunti rappresenta il più importante fattore di rischio per reazioni avverse dovute ad interazioni: passando dall'utilizzo di un singolo farmaco a cinque, la probabilità di incorrere in interazioni tra di essi sale da 1 a 10. A ciò si aggiungono le modificazioni della fase farmacocinetica e farmacodinamica nell'anziano causate da cambiamenti fisiologici dovuti all'età avanzata. Si comprende quindi la necessità di monitorare l'appropriatezza prescrittiva da parte del farmacista ospedaliero, nei confronti di questi pazienti. Il progetto di questa tesi nasce da una collaborazione tra la facoltà di Farmacia e l'ospedale San Lazzaro di Alba (ASL CN2) con l'obiettivo di valutare, attraverso un'analisi retrospettiva condotta nell'ambito della distribuzione del primo ciclo di terapia dopo dimissione, l'incidenza della politerapia nel paziente anziano e come questa sia correlata all'insorgenza di potenziali interazioni farmacologiche. Tramite il progetto svolto si è cercato di stabilire misure correttive per migliorare la prescrizione dei principi attivi maggiormente responsabili delle interazioni. L'analisi è stata condotta selezionando un campione di pazienti dimessi dai reparti di cardiologia, medicina d'urgenza, medicina generale e lungodegenza (reparti con un elevato numero di utenti anziani e politrattati), aventi in scheda di dimissione un numero di principi attivi prescritti ≥a 5 e un'età ≥ a 65 anni. Di questi 586 pazienti idonei per lo studio sono stati analizzati i principi attivi prescritti tramite il software ¿Interazioni tra farmaci-Selecta Medica¿ e successivamente si sono approfondite le interazioni aventi maggiore rilevanza clinica per l'ospedale al fine di valutarle ed eventualmente correggerle, comunicando il risultato di quanto ottenuto ai reparti interessati. Dall' analisi condotta è stato riscontrato che l' 80,83% dei pazienti provenienti dai reparti analizzati sono politrattati e dunque incorrono in un maggior rischio di interazioni. Considerando tra questi gli utenti anziani si vede che il 78,50% potrebbe andare incontro a reazioni avverse o a insuccessi terapeutici proprio a causa della potenziale interazione esistente tra alcuni farmaci somministratigli dal momento che sono state rilevate complessivamente 1606 potenziali interazioni di cui 191 di rilevanza clinica maggiore. In conclusione, avendo condotto uno studio di tipo retrospettivo, il dato ottenuto non è indice di interazioni effettivamente verificatesi, ma ha fornito un valido supporto per contestualizzare e quantificare il fenomeno all' interno dell' ospedale San Lazzaro e individuare misure correttive. Con il progetto si è inoltre dimostrato come il farmacista ospedaliero possa esplicare, anche in una realtà piccola come quella dell' ASL CN2,un ruolo centrale di collaborazione sinergica con le altre figure professionali, per migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio e rendere l' uso del farmaco più sicuro e corretto.

La continuità assistenziale ospedale-territorio: il problema delle interazioni tra farmaci nell' esperienza dell' ospedale San Lazzaro di Alba

LUINO, VALERIA
2011/2012

Abstract

L'anziano ospedalizzato è una delle categorie più a rischio di sviluppare patologie iatrogene dovute all'interazione tra medicinali poiché è un soggetto ¿fragile¿, con una marcata vulnerabilità, spesso in cura con politerapie; l'uso di più di cinque farmaci si verifica, infatti, nel 20-40% dei pazienti ultrasessantacinquenni. Se da un lato la polypharmacy è giustificata proprio dall'esistenza di comorbidità, dall'altro può comportare un problema, dal momento che è inequivocabilmente dimostrato che il numero di farmaci assunti rappresenta il più importante fattore di rischio per reazioni avverse dovute ad interazioni: passando dall'utilizzo di un singolo farmaco a cinque, la probabilità di incorrere in interazioni tra di essi sale da 1 a 10. A ciò si aggiungono le modificazioni della fase farmacocinetica e farmacodinamica nell'anziano causate da cambiamenti fisiologici dovuti all'età avanzata. Si comprende quindi la necessità di monitorare l'appropriatezza prescrittiva da parte del farmacista ospedaliero, nei confronti di questi pazienti. Il progetto di questa tesi nasce da una collaborazione tra la facoltà di Farmacia e l'ospedale San Lazzaro di Alba (ASL CN2) con l'obiettivo di valutare, attraverso un'analisi retrospettiva condotta nell'ambito della distribuzione del primo ciclo di terapia dopo dimissione, l'incidenza della politerapia nel paziente anziano e come questa sia correlata all'insorgenza di potenziali interazioni farmacologiche. Tramite il progetto svolto si è cercato di stabilire misure correttive per migliorare la prescrizione dei principi attivi maggiormente responsabili delle interazioni. L'analisi è stata condotta selezionando un campione di pazienti dimessi dai reparti di cardiologia, medicina d'urgenza, medicina generale e lungodegenza (reparti con un elevato numero di utenti anziani e politrattati), aventi in scheda di dimissione un numero di principi attivi prescritti ≥a 5 e un'età ≥ a 65 anni. Di questi 586 pazienti idonei per lo studio sono stati analizzati i principi attivi prescritti tramite il software ¿Interazioni tra farmaci-Selecta Medica¿ e successivamente si sono approfondite le interazioni aventi maggiore rilevanza clinica per l'ospedale al fine di valutarle ed eventualmente correggerle, comunicando il risultato di quanto ottenuto ai reparti interessati. Dall' analisi condotta è stato riscontrato che l' 80,83% dei pazienti provenienti dai reparti analizzati sono politrattati e dunque incorrono in un maggior rischio di interazioni. Considerando tra questi gli utenti anziani si vede che il 78,50% potrebbe andare incontro a reazioni avverse o a insuccessi terapeutici proprio a causa della potenziale interazione esistente tra alcuni farmaci somministratigli dal momento che sono state rilevate complessivamente 1606 potenziali interazioni di cui 191 di rilevanza clinica maggiore. In conclusione, avendo condotto uno studio di tipo retrospettivo, il dato ottenuto non è indice di interazioni effettivamente verificatesi, ma ha fornito un valido supporto per contestualizzare e quantificare il fenomeno all' interno dell' ospedale San Lazzaro e individuare misure correttive. Con il progetto si è inoltre dimostrato come il farmacista ospedaliero possa esplicare, anche in una realtà piccola come quella dell' ASL CN2,un ruolo centrale di collaborazione sinergica con le altre figure professionali, per migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio e rendere l' uso del farmaco più sicuro e corretto.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
327031_tesiconsegnare.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 2.26 MB
Formato Adobe PDF
2.26 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/56145