Il primato dell'affettività viene sviluppato secondo un percorso che intende mostrare come prima di essere un ens cogitans o un ens volens, l'uomo sia un ens amans. Niente può essere conosciuto se non è stato prima amato, tutto viene conosciuto nella maniera e nella misura in cui ad esso ci si rivolge con amore. Contro ogni concezione che intende l'amore come passione istintiva e ¿indomabile¿, Scheler sostiene l'esistenza di un amore ordinato in grado di proporsi come autentica modalità di esperire il mondo, visione che nulla toglie all'originaria vitalità dell'amore stesso. Questa posizione è resa possibile dalla negazione della riduzione della vita emotiva alla sfera della sensibilità e alle sensazioni di piacere e di dispiacere e quindi dall'affermazione della sua estensione anche sul piano spirituale. E «tutta la nostra vita spirituale, non solo il mero conoscere oggettuale o il pensare nel senso della conoscenza dell'essere, possiede atti e leggi d'atti ¿puri¿, indipendenti per essenza e contenuto dall'organismo umano nella sua fattualità». La vita spirituale non è nemmeno riducibile al solo ambito dell'intelletto; quest'ultimo ha leggi proprie, così come anche il cuore ha le sue. Qui avviene il collegamento con l'ordre du coeur pascaliano, elemento che conferisce piena autonomia e indipendenza alla sfera affettiva: la percezione affettiva emozionale è il suo peculiare metodo di indagine che si dirige verso i valori e coglie la loro natura senza l'intervento della sensibilità o dell'intelletto. I valori costituiscono dunque un mondo oggettivo caratterizzato da proprie leggi a priori messe in luce e descritte dall'etica. La possibilità di un tale approccio al mondo (e a ciò che di esso fa parte) poggia sul dischiudersi delle cose stesse che, essendo l'essere amante più originario dell'essere conoscitore, viene colto dall'uomo secondo la gerarchia dei valori. Quest'ultima colloca l'oggetto in base al valore che in esso si percepisce, portando ad un ordo amoris che culmina con Dio: Dio è l'amore più grande e ogni altra sua alternativa non è che un'infatuazione che sovverte quest'ordine già costituito e al quale il mondo soggettivo deve tendere. Ma che cos'è l'uomo? In che modo il singolo avverte gli altri? L'essere umano è caratterizzato dal suo essere-persona, cioè dall'essere una totalità individuale di atti che ha per suo correlato costitutivo il mondo e la partecipazione emotiva alla vita delle altre persone. Tra gli uomini sussiste una forte comunanza spirituale che sfocia in un'immedesimazione simpatetica, la quale implica l'unità del ¿sentire dentro¿ e del ¿sentire insieme¿. Attraverso la funzione della simpatia si va oltre se stessi e si riconosce l'altro in quanto altro a partire dalla partecipazione affettiva, elemento fondamentale del fenomeno. L'essenza della simpatia è meramente reattiva e cieca al valore, distinguendosi nettamente dal fenomeno dell'amore. L'amore è un fenomeno attivo ed etico se riferito alla persona: coglie la persona altrui nella sua diversità e irripetibilità; è dinamico e creativo portando sempre all'ulteriore superiorità del valore della persona spirituale. «Chi ha l'ordo amoris di un uomo ha l'uomo stesso» perché esso costituisce l'intima essenza del soggetto morale; è come una casa in cui la persona si trova sempre, che si porta con sé ovunque vada e alla quale «per quanto corra velocemente, non riesce a fuggire».
Scheler: il primato dell'affettività
CHINDRIS, ALEXANDRA COSMINA
2011/2012
Abstract
Il primato dell'affettività viene sviluppato secondo un percorso che intende mostrare come prima di essere un ens cogitans o un ens volens, l'uomo sia un ens amans. Niente può essere conosciuto se non è stato prima amato, tutto viene conosciuto nella maniera e nella misura in cui ad esso ci si rivolge con amore. Contro ogni concezione che intende l'amore come passione istintiva e ¿indomabile¿, Scheler sostiene l'esistenza di un amore ordinato in grado di proporsi come autentica modalità di esperire il mondo, visione che nulla toglie all'originaria vitalità dell'amore stesso. Questa posizione è resa possibile dalla negazione della riduzione della vita emotiva alla sfera della sensibilità e alle sensazioni di piacere e di dispiacere e quindi dall'affermazione della sua estensione anche sul piano spirituale. E «tutta la nostra vita spirituale, non solo il mero conoscere oggettuale o il pensare nel senso della conoscenza dell'essere, possiede atti e leggi d'atti ¿puri¿, indipendenti per essenza e contenuto dall'organismo umano nella sua fattualità». La vita spirituale non è nemmeno riducibile al solo ambito dell'intelletto; quest'ultimo ha leggi proprie, così come anche il cuore ha le sue. Qui avviene il collegamento con l'ordre du coeur pascaliano, elemento che conferisce piena autonomia e indipendenza alla sfera affettiva: la percezione affettiva emozionale è il suo peculiare metodo di indagine che si dirige verso i valori e coglie la loro natura senza l'intervento della sensibilità o dell'intelletto. I valori costituiscono dunque un mondo oggettivo caratterizzato da proprie leggi a priori messe in luce e descritte dall'etica. La possibilità di un tale approccio al mondo (e a ciò che di esso fa parte) poggia sul dischiudersi delle cose stesse che, essendo l'essere amante più originario dell'essere conoscitore, viene colto dall'uomo secondo la gerarchia dei valori. Quest'ultima colloca l'oggetto in base al valore che in esso si percepisce, portando ad un ordo amoris che culmina con Dio: Dio è l'amore più grande e ogni altra sua alternativa non è che un'infatuazione che sovverte quest'ordine già costituito e al quale il mondo soggettivo deve tendere. Ma che cos'è l'uomo? In che modo il singolo avverte gli altri? L'essere umano è caratterizzato dal suo essere-persona, cioè dall'essere una totalità individuale di atti che ha per suo correlato costitutivo il mondo e la partecipazione emotiva alla vita delle altre persone. Tra gli uomini sussiste una forte comunanza spirituale che sfocia in un'immedesimazione simpatetica, la quale implica l'unità del ¿sentire dentro¿ e del ¿sentire insieme¿. Attraverso la funzione della simpatia si va oltre se stessi e si riconosce l'altro in quanto altro a partire dalla partecipazione affettiva, elemento fondamentale del fenomeno. L'essenza della simpatia è meramente reattiva e cieca al valore, distinguendosi nettamente dal fenomeno dell'amore. L'amore è un fenomeno attivo ed etico se riferito alla persona: coglie la persona altrui nella sua diversità e irripetibilità; è dinamico e creativo portando sempre all'ulteriore superiorità del valore della persona spirituale. «Chi ha l'ordo amoris di un uomo ha l'uomo stesso» perché esso costituisce l'intima essenza del soggetto morale; è come una casa in cui la persona si trova sempre, che si porta con sé ovunque vada e alla quale «per quanto corra velocemente, non riesce a fuggire».File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/56144