This graduation thesis starts from a controversial question: was Gramsci a democratic thinker? The conclusion is that the sardinian intellectual was irreconcilable with liberal-democratic tradition, in spite of his unchanged aspiration to a new form of "true democracy". In this work just Gramsci's pre-imprisonment writings (1916-1936) have been used, because of remarkable differences in the prison theorization. Furthermore that was the period in which he was committed personally in construction of transition to socialism. In fact he supported a new socialist order founded on working class Soviets, which should have been the cells of a future democracy. In the meantime he fought against oppositions' freedom of expression, which is the guarantee of perfect democratic running of a political or social organization. For these reasons Gramsci can be called a "democratic thinker" only with caution.
Gramsci fu un pensatore democratico? Il presente lavoro muove proprio da questa domanda fondamentale, origine di molte controversie. L'indagine, portata avanti sugli scritti dell'intellettuale sardo precedenti l'incarcerazione (1926), ha portato alla conclusione della sua radicale inconciliabilità con la tradizione liberaldemocratica, pur nel contesto della persistente aspirazione a una forma inedita di "democrazia sostanziale". Se da un lato Gramsci prospettò che il nuovo ordine socialista si fondasse sui Consigli dei lavoratori, i quali avrebbero dovuto costituire la cellula della futura democrazia dei produttori, dall'altro egli svalutò con sempre maggior forza l'importanza dei meccanismi che permettono di preservare il funzionamento democratico delle organizzazioni politiche e sociali, quali la tutela del diritto d'espressione delle opposizioni. Per questo motivo, si può definire lo studioso sardo un "pensatore democratico" solo con molte cautele, rifiutando qualsiasi interpretazione strumentale del suo pensiero.
"All'interno democratico, all'esterno una macchina implacabile". Il pensiero di Antonio Gramsci tra vecchio e nuovo ordine (1916-1926).
DI PALMA, DANIELE
2011/2012
Abstract
Gramsci fu un pensatore democratico? Il presente lavoro muove proprio da questa domanda fondamentale, origine di molte controversie. L'indagine, portata avanti sugli scritti dell'intellettuale sardo precedenti l'incarcerazione (1926), ha portato alla conclusione della sua radicale inconciliabilità con la tradizione liberaldemocratica, pur nel contesto della persistente aspirazione a una forma inedita di "democrazia sostanziale". Se da un lato Gramsci prospettò che il nuovo ordine socialista si fondasse sui Consigli dei lavoratori, i quali avrebbero dovuto costituire la cellula della futura democrazia dei produttori, dall'altro egli svalutò con sempre maggior forza l'importanza dei meccanismi che permettono di preservare il funzionamento democratico delle organizzazioni politiche e sociali, quali la tutela del diritto d'espressione delle opposizioni. Per questo motivo, si può definire lo studioso sardo un "pensatore democratico" solo con molte cautele, rifiutando qualsiasi interpretazione strumentale del suo pensiero.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/56096