Summary   L'obiettivo primario di questa tesi è quello di esaminare approfonditamente il concetto kierkegaardiano di assoluto e, più precisamente, di Io assoluto. Nei primi capitoli infatti troveremo un'analisi precisa di questo concetto partendo dalla lettura dei principali testi scritti da Kierkegaard, ovvero Aut- Aut (1843) e Timore e Tremore (1843). Attraverso le parole del filosofo danese infatti possiamo comprendere la centralità della nozione di assoluto, che risulterà in Aut- Aut ancora un principio legato alla concretezza e alla quotidianità di ciascun individuo. Kierkegaard per questo analizza approfonditamente la figura dell'eroe etico, cercando di evidenziare come, in questo tipo di individuo, si colga per eccellenza il principio di assoluto, se si mette in pratica quel legame tra particolare ed universale. Ho cercato inoltre di mettere in evidenza come, già nel testo poco prima citato, si possa individuare il pensiero finale del nostro autore se, con attenzione, capiamo i limiti dell'affermazione del concetto di assoluto nell'ambito etico. In tal modo è chiaro che Kierkegaard intende esprimere un pensiero unitario che, soltanto al termine della sua trattazione, risulterà evidente e comprensibile. Dopo aver analizzato il contenuto di Aut- Aut la mia attenzione si indirizzerà verso il secondo testo kierkegaardiano, centrale per la comprensione del concetto di assoluto. In Timore e Tremore comprendiamo tutti i limiti di una vita etica, precedentemente descritta invece come emblema della realizzazione di ciascun individuo. Ritengo sia molto importante la figura di Abramo, fortemente presente in questo testo, che ho in parte analizzato. Egli rappresenta completamente il distacco rispetto alla sua quotidianità e alla sua concretezza. L'assoluto è quindi stato rintracciato nella scelta di fede; è quel momento in cui io mi riconosco come tale solo ed esclusivamente in funzione della mia religiosità. In questo modo potrò appropriarmi della mia persona la quale, così nuovamente interpretata, si conoscerà come assoluta. Io stesso sono l'assoluto e posso arrivare a comprende ciò soltanto attraverso la via poco prima descritta. Si tratta per l'appunto di ricomprendersi su un piano esistenziale maggiore e più elevato. Ciò è possibile, come scrive appunto Kierkegaard in Timore e tremore, solo scegliendo la fede, realizzando l'universale attraverso questa decisione, facendo divenire la mia individualità un'essenza assoluta e cercando la mia realizzazione affidandomi unicamente a Dio che, è necessario sottolineare, non è garante né di certezze né di sicurezze. Infine il concetto di Io assoluto è stato messo a confronto con il pensiero di alcuni tra i più importanti esponenti dell'idealismo tedesco come Fichte e Schelling. I due filosofi appena citati, infatti, analizzano altrettanto approfonditamente la nozione di assoluto e per questo motivo ho ritenuto importante sottolineare le differenze rispetto al pensiero kierkegaardiano ed evidenziare in parte le similitudini che invece ho riscontrato tra i diversi concetti di ¿assoluto¿. Per quanto riguarda l'idealismo fichtiano possiamo riconoscere la centrale importanza della nozione di Io puro che diviene fulcro della trattazione filosofica di Fichte. Esso si distingue diametralmente dall'assoluto kierkegaardiano perché gli ambiti in cui troviamo questi due elementi, da un punto di vista terminologico uguali, sono fortemente eterogenei. Rivolgendoci invece al pensiero di Schelling ci troviamo di fronte ad una nozione di assoluto fortemente influenzata dal romanticismo ed è evidente, anche per questo, la lontananza dal pensiero kierkegaardiano. Kierkegaard infatti non terrà mai in considerazione la tematica naturale né riterrà l'oggettività, inteso questo termine come l'insieme di oggetti materiali che ci circondano, elemento fondamentale per la sua analisi a livello soggettivo.

L'io assoluto in Kierkegaard

CAPODANNO, FIORENZA
2011/2012

Abstract

Summary   L'obiettivo primario di questa tesi è quello di esaminare approfonditamente il concetto kierkegaardiano di assoluto e, più precisamente, di Io assoluto. Nei primi capitoli infatti troveremo un'analisi precisa di questo concetto partendo dalla lettura dei principali testi scritti da Kierkegaard, ovvero Aut- Aut (1843) e Timore e Tremore (1843). Attraverso le parole del filosofo danese infatti possiamo comprendere la centralità della nozione di assoluto, che risulterà in Aut- Aut ancora un principio legato alla concretezza e alla quotidianità di ciascun individuo. Kierkegaard per questo analizza approfonditamente la figura dell'eroe etico, cercando di evidenziare come, in questo tipo di individuo, si colga per eccellenza il principio di assoluto, se si mette in pratica quel legame tra particolare ed universale. Ho cercato inoltre di mettere in evidenza come, già nel testo poco prima citato, si possa individuare il pensiero finale del nostro autore se, con attenzione, capiamo i limiti dell'affermazione del concetto di assoluto nell'ambito etico. In tal modo è chiaro che Kierkegaard intende esprimere un pensiero unitario che, soltanto al termine della sua trattazione, risulterà evidente e comprensibile. Dopo aver analizzato il contenuto di Aut- Aut la mia attenzione si indirizzerà verso il secondo testo kierkegaardiano, centrale per la comprensione del concetto di assoluto. In Timore e Tremore comprendiamo tutti i limiti di una vita etica, precedentemente descritta invece come emblema della realizzazione di ciascun individuo. Ritengo sia molto importante la figura di Abramo, fortemente presente in questo testo, che ho in parte analizzato. Egli rappresenta completamente il distacco rispetto alla sua quotidianità e alla sua concretezza. L'assoluto è quindi stato rintracciato nella scelta di fede; è quel momento in cui io mi riconosco come tale solo ed esclusivamente in funzione della mia religiosità. In questo modo potrò appropriarmi della mia persona la quale, così nuovamente interpretata, si conoscerà come assoluta. Io stesso sono l'assoluto e posso arrivare a comprende ciò soltanto attraverso la via poco prima descritta. Si tratta per l'appunto di ricomprendersi su un piano esistenziale maggiore e più elevato. Ciò è possibile, come scrive appunto Kierkegaard in Timore e tremore, solo scegliendo la fede, realizzando l'universale attraverso questa decisione, facendo divenire la mia individualità un'essenza assoluta e cercando la mia realizzazione affidandomi unicamente a Dio che, è necessario sottolineare, non è garante né di certezze né di sicurezze. Infine il concetto di Io assoluto è stato messo a confronto con il pensiero di alcuni tra i più importanti esponenti dell'idealismo tedesco come Fichte e Schelling. I due filosofi appena citati, infatti, analizzano altrettanto approfonditamente la nozione di assoluto e per questo motivo ho ritenuto importante sottolineare le differenze rispetto al pensiero kierkegaardiano ed evidenziare in parte le similitudini che invece ho riscontrato tra i diversi concetti di ¿assoluto¿. Per quanto riguarda l'idealismo fichtiano possiamo riconoscere la centrale importanza della nozione di Io puro che diviene fulcro della trattazione filosofica di Fichte. Esso si distingue diametralmente dall'assoluto kierkegaardiano perché gli ambiti in cui troviamo questi due elementi, da un punto di vista terminologico uguali, sono fortemente eterogenei. Rivolgendoci invece al pensiero di Schelling ci troviamo di fronte ad una nozione di assoluto fortemente influenzata dal romanticismo ed è evidente, anche per questo, la lontananza dal pensiero kierkegaardiano. Kierkegaard infatti non terrà mai in considerazione la tematica naturale né riterrà l'oggettività, inteso questo termine come l'insieme di oggetti materiali che ci circondano, elemento fondamentale per la sua analisi a livello soggettivo.
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