«Quasi quidam cantus» così Umberto di Romans quinto maestro generale dell'ordine domenicano scriveva nel De eruditione praedicatorum nella seconda metà del XIII secolo. L'omelia deve levarsi soave quasi come un canto di un giullare. L'affermazione rallenta la lettura di ogni studioso, in qualche caso l'arresta del tutto. Immediatamente ritornano alla mente le parole di condanna dei padri della Chiesa nei confronti dei giullari. Non un eretico predicatore patarino, né cataro o facente parte di qualche movimento pauperistico riformatore, ma il maestro generale dell'ordine afferma che i sermoni debbano dilettare come un canto di giullare. La similitudine svela un mondo nascosto, coperto da un involucro di fonti storiche e letterarie sempre ben tese a separare il sacro dal profano. Religiosi e giullari sono due categorie di operatori dello spazio comunicativo medievale differenti: gli uni al servizio della redenzione e della conversione degli animi, gli altri al servizio della comunità e del pubblico. I predicatori sul far del Basso Medioevo scrutano da lontano i migliori tra gli interpreti dell'oralità medievale e non si voltano disgustati, ma anzi osservano interessati quell'effetto «ipnotico» , per dirla con le parole di Giuseppe Tavani, che lega il giullare al suo pubblico. Gli ordini mendicanti ed in modo significativo i francescani ed i domenicani a partire dal XIII secolo, superato il concetto di «fuga mundi», invasero gli spazi ed i tempi quotidiani monopolizzando l'oralità dell'epoca . I frati divennero divi del cambiamento, del rinnovamento, non vietavano, non censuravano, ma convertivano ogni esperienza culturale
Lo spazio dell'oralità nel Medioevo: tra giulleria e predicazione
PAGANO, MARCO
2012/2013
Abstract
«Quasi quidam cantus» così Umberto di Romans quinto maestro generale dell'ordine domenicano scriveva nel De eruditione praedicatorum nella seconda metà del XIII secolo. L'omelia deve levarsi soave quasi come un canto di un giullare. L'affermazione rallenta la lettura di ogni studioso, in qualche caso l'arresta del tutto. Immediatamente ritornano alla mente le parole di condanna dei padri della Chiesa nei confronti dei giullari. Non un eretico predicatore patarino, né cataro o facente parte di qualche movimento pauperistico riformatore, ma il maestro generale dell'ordine afferma che i sermoni debbano dilettare come un canto di giullare. La similitudine svela un mondo nascosto, coperto da un involucro di fonti storiche e letterarie sempre ben tese a separare il sacro dal profano. Religiosi e giullari sono due categorie di operatori dello spazio comunicativo medievale differenti: gli uni al servizio della redenzione e della conversione degli animi, gli altri al servizio della comunità e del pubblico. I predicatori sul far del Basso Medioevo scrutano da lontano i migliori tra gli interpreti dell'oralità medievale e non si voltano disgustati, ma anzi osservano interessati quell'effetto «ipnotico» , per dirla con le parole di Giuseppe Tavani, che lega il giullare al suo pubblico. Gli ordini mendicanti ed in modo significativo i francescani ed i domenicani a partire dal XIII secolo, superato il concetto di «fuga mundi», invasero gli spazi ed i tempi quotidiani monopolizzando l'oralità dell'epoca . I frati divennero divi del cambiamento, del rinnovamento, non vietavano, non censuravano, ma convertivano ogni esperienza culturaleFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/56050