Roger Kennedy è psicoterapeuta e analista con funzioni di training della British Psychoanalytical Society; questa tesi presenta e approfondisce il suo pensiero riguardo al soggetto umano in ambito psicoanalitico. Vengono presi in esame gli aspetti principali della sua teoria: la localizzazione del soggetto, l'organizzazione soggettiva, i processi di soggettivazione,le ¿posizioni soggettive¿ la teoria delle Subject Relations e il ruolo della soggettività analitica. Ampio spazio è dedicato all'intersoggettività e al ruolo che la struttura sociale esercita sull'individuo e sulla sua organizzazione soggettiva. La prima parte è dedicata a una ricostruzione storica e teorica del pensiero degli Indipendenti, gruppo psicoanalitico britannico, cui Kennedy fa riferimento. Questo è nato dal comune rifiuto per l'assolutismo ideologico e per i sistemi teorici chiusi quando le divergenze sulla psicoanalisi infantile e sulla sessualità femminile avevano diviso la Società Psicoanalitica Britannica in due opposte fazioni rappresentate da Anna Freud e Melanie Klein. L'attitudine che Kennedy, e i cosiddetti ¿Nuovi Indipendenti¿ condividono si esemplifica in un approccio aperto e dialogico al sapere, la libertà di avvalersi di molteplici voci teoriche, l'enfasi posta sul ruolo dell'analista il cui contributo e partecipazione emotiva sono essenziali alla buona riuscita del percorso d'analisi. L'atteggiamento epistemologico di Kennedy, capace di tollerare ambiguità e incertezza, risponde alla necessità etica di tenere conto della complessità della mente umana e del paradosso alla base della sua ricerca. Il soggetto è al contempo oggetto e soggetto d'indagine, ciò comporta che parte della sua natura resista ai tentativi di comprensione e descrizione teorica, rimanendo inconoscibile e oscura; queste sono le ragioni spingono Kennedy a definire il soggetto umano ¿sfuggente¿. La filosofia è stata la prima disciplina a occuparsi di questioni analoghe a quelle cui Kennedy rivolge il proprio interesse. Un inquadramento filosofico della teoria di Kennedy è ricostruito partendo dai riferimenti di cui i suoi testi sono ricchissimi, attraverso le principali teorie e correnti filosofiche che l'hanno influenzato. Un inquadramento teorico analogo è realizzato attraverso il sapere psicoanalitico che, decretando il rovesciamento del ruolo storicamente primario della coscienza (a favore dell'inconscio), si è reso artefice del ¿decentramento¿ del soggetto da se stesso. L'autore ritiene che la terapia permetta: che il soggetto si decentri temporaneamente dalla propria organizzazione al fine di guardare alle cose in maniera inedita, il recupero della capacità di relazionarsi, di usare ¿la propria voce¿ e di desiderare. Egli ipotizza che divenire soggetti implichi un movimento verso l'acquisizione di una posizione soggettiva: un modo di stare al mondo e in relazione agli altri senza adottare configurazioni rigide, oscillando tra stati di integrazione e coerenza e di frammentazione. Da ultimo viene presa in esame l'organizzazione soggettiva, un'espressione che abbraccia un'ampia gamma di fenomeni: da ciò che appartiene all'intrapsichico agli aspetti della soggettività che originano dalle interazioni tra persone, nello spazio sociale. Infine un approfondimento è dedicato alla soggettività analitica, al ruolo e alle funzioni degli elementi umani dell'analista in psicoanalisi.
Il Soggetto Sfuggente. Il soggetto nel pensiero psicoanalitico di Roger Kennedy
BIANCHETTI, CATERINA
2016/2017
Abstract
Roger Kennedy è psicoterapeuta e analista con funzioni di training della British Psychoanalytical Society; questa tesi presenta e approfondisce il suo pensiero riguardo al soggetto umano in ambito psicoanalitico. Vengono presi in esame gli aspetti principali della sua teoria: la localizzazione del soggetto, l'organizzazione soggettiva, i processi di soggettivazione,le ¿posizioni soggettive¿ la teoria delle Subject Relations e il ruolo della soggettività analitica. Ampio spazio è dedicato all'intersoggettività e al ruolo che la struttura sociale esercita sull'individuo e sulla sua organizzazione soggettiva. La prima parte è dedicata a una ricostruzione storica e teorica del pensiero degli Indipendenti, gruppo psicoanalitico britannico, cui Kennedy fa riferimento. Questo è nato dal comune rifiuto per l'assolutismo ideologico e per i sistemi teorici chiusi quando le divergenze sulla psicoanalisi infantile e sulla sessualità femminile avevano diviso la Società Psicoanalitica Britannica in due opposte fazioni rappresentate da Anna Freud e Melanie Klein. L'attitudine che Kennedy, e i cosiddetti ¿Nuovi Indipendenti¿ condividono si esemplifica in un approccio aperto e dialogico al sapere, la libertà di avvalersi di molteplici voci teoriche, l'enfasi posta sul ruolo dell'analista il cui contributo e partecipazione emotiva sono essenziali alla buona riuscita del percorso d'analisi. L'atteggiamento epistemologico di Kennedy, capace di tollerare ambiguità e incertezza, risponde alla necessità etica di tenere conto della complessità della mente umana e del paradosso alla base della sua ricerca. Il soggetto è al contempo oggetto e soggetto d'indagine, ciò comporta che parte della sua natura resista ai tentativi di comprensione e descrizione teorica, rimanendo inconoscibile e oscura; queste sono le ragioni spingono Kennedy a definire il soggetto umano ¿sfuggente¿. La filosofia è stata la prima disciplina a occuparsi di questioni analoghe a quelle cui Kennedy rivolge il proprio interesse. Un inquadramento filosofico della teoria di Kennedy è ricostruito partendo dai riferimenti di cui i suoi testi sono ricchissimi, attraverso le principali teorie e correnti filosofiche che l'hanno influenzato. Un inquadramento teorico analogo è realizzato attraverso il sapere psicoanalitico che, decretando il rovesciamento del ruolo storicamente primario della coscienza (a favore dell'inconscio), si è reso artefice del ¿decentramento¿ del soggetto da se stesso. L'autore ritiene che la terapia permetta: che il soggetto si decentri temporaneamente dalla propria organizzazione al fine di guardare alle cose in maniera inedita, il recupero della capacità di relazionarsi, di usare ¿la propria voce¿ e di desiderare. Egli ipotizza che divenire soggetti implichi un movimento verso l'acquisizione di una posizione soggettiva: un modo di stare al mondo e in relazione agli altri senza adottare configurazioni rigide, oscillando tra stati di integrazione e coerenza e di frammentazione. Da ultimo viene presa in esame l'organizzazione soggettiva, un'espressione che abbraccia un'ampia gamma di fenomeni: da ciò che appartiene all'intrapsichico agli aspetti della soggettività che originano dalle interazioni tra persone, nello spazio sociale. Infine un approfondimento è dedicato alla soggettività analitica, al ruolo e alle funzioni degli elementi umani dell'analista in psicoanalisi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/55872