Il lavoro di tesi è consistito in due parti 1) effettuazione di rilevamento e campionamento sul terreno di rocce potenzialmente contenenti amianto, in un'area non ancora esaminata nel dettaglio compresa in provincia di Alessandria e in piccola parte in provincia di Genova, includente le valli Polcevera settentrionale (GE), Lemme, Piota e Gorzente (AL). 2) Caratterizzazione dal punto di vista mineralogico e petrografico, di vene e superfici di crescita di minerali fibrosi l.s., e le relative rocce ofiolitiche che le ospitano e identificazione dei minerali fibrosi l.s. contenuti. L'interesse per la caratterizzazione delle suddette rocce e, in modo particolare, delle vene ospitate e potenzialmente contenenti amianti e/o minerali asbestiformi, è legato alla potenziale pericolosità che l'aerodispersione delle fibre minerali potrebbe rappresentare in senso generale per l'uomo e in particolare per gli abitanti degli insediamenti urbani presenti nell'area. Alcune di queste fibre minerali (crisotilo e tremolite) sono state classificate amianti dal DL n. 277 del 15/08/1991, altre (diopside, talco e sepiolite asbestiformi), anche se non regolamentate e non riportate nel decreto, possono essere almeno potenzialmente altrettanto nocive. La caratterizzazione dei minerali fibrosi rinvenuti nelle vene o sulle superfici di spacco delle rocce affioranti nell'area in esame; rappresenta quindi lo studio preliminare per valutare l'eventuale rischio ambientale associato alla dispersione in aria (per cause naturali o antropiche) di queste fibre. La conoscenza delle caratteristiche tessiturali e di fratturazione delle rocce contenenti minerali asbestiformi unitamente con le caratteristiche climatiche e di antropizzazione dell'area può permettere di definire il grado di rischio. I campioni raccolti durante il rilevamento sono stati analizzati combinando analisi MOLP e analisi SEM-EDS. I risultati ottenuti, sostanzialmente in accordo con i dati di letteratura, mostrano che la specie asbestiforme più frequente è il crisotilo/antigorite asbestiforme (64% dei campioni), seguito da tremolite d'amianto (50%) e da alcune specie asbestiformi meno ricorrenti e spesso non segnalate in letteratura, tra cui diopside e calcite asbestiforme (7%), talco asbestiforme (5%) e sepiolite asbestiforme (2.5%). In generale la presenza di amianti e/o minerali asbestiformi si è rivelata elevata, in modo particolare nelle valli Piota e Gorzente e nella località Capanne di Marcarolo, in cui spesso le rocce serpentinitiche affioranti si presentano fortemente fratturate. Combinando i dati riguardanti le località in cui gli affioramenti rocciosi si presentano fortemente fratturati con le direzioni prevalenti del vento, è stato possibile ipotizzare che i centri abitati più esposti all'eventuale trasporto di fibre minerali aerodisperse sono i comuni liguri di Campomorone e Ceranesi, e in particolare le frazioni di Isoverde, Pietralavezzara, Cravasco e San Martino di Paravanico. Si segnala inoltre che, in base ai dati raccolti, l'area con una maggiore presenza di rocce contenenti minerali fibrosi (sia amianti crisotilo e tremolite, che altri minerali asbestiformi) è la Val Piota, che però è scarsamente abitata.

Caratterizzazione mineralogica e petrografica dei minerali asbestiformi e delle rocce in cui sono contenuti, affioranti nel Gruppo di Voltri e nella Zona Sestri-Voltaggio nord-occidentali, provincia di Alessandria

LEONE, CORRADO
2017/2018

Abstract

Il lavoro di tesi è consistito in due parti 1) effettuazione di rilevamento e campionamento sul terreno di rocce potenzialmente contenenti amianto, in un'area non ancora esaminata nel dettaglio compresa in provincia di Alessandria e in piccola parte in provincia di Genova, includente le valli Polcevera settentrionale (GE), Lemme, Piota e Gorzente (AL). 2) Caratterizzazione dal punto di vista mineralogico e petrografico, di vene e superfici di crescita di minerali fibrosi l.s., e le relative rocce ofiolitiche che le ospitano e identificazione dei minerali fibrosi l.s. contenuti. L'interesse per la caratterizzazione delle suddette rocce e, in modo particolare, delle vene ospitate e potenzialmente contenenti amianti e/o minerali asbestiformi, è legato alla potenziale pericolosità che l'aerodispersione delle fibre minerali potrebbe rappresentare in senso generale per l'uomo e in particolare per gli abitanti degli insediamenti urbani presenti nell'area. Alcune di queste fibre minerali (crisotilo e tremolite) sono state classificate amianti dal DL n. 277 del 15/08/1991, altre (diopside, talco e sepiolite asbestiformi), anche se non regolamentate e non riportate nel decreto, possono essere almeno potenzialmente altrettanto nocive. La caratterizzazione dei minerali fibrosi rinvenuti nelle vene o sulle superfici di spacco delle rocce affioranti nell'area in esame; rappresenta quindi lo studio preliminare per valutare l'eventuale rischio ambientale associato alla dispersione in aria (per cause naturali o antropiche) di queste fibre. La conoscenza delle caratteristiche tessiturali e di fratturazione delle rocce contenenti minerali asbestiformi unitamente con le caratteristiche climatiche e di antropizzazione dell'area può permettere di definire il grado di rischio. I campioni raccolti durante il rilevamento sono stati analizzati combinando analisi MOLP e analisi SEM-EDS. I risultati ottenuti, sostanzialmente in accordo con i dati di letteratura, mostrano che la specie asbestiforme più frequente è il crisotilo/antigorite asbestiforme (64% dei campioni), seguito da tremolite d'amianto (50%) e da alcune specie asbestiformi meno ricorrenti e spesso non segnalate in letteratura, tra cui diopside e calcite asbestiforme (7%), talco asbestiforme (5%) e sepiolite asbestiforme (2.5%). In generale la presenza di amianti e/o minerali asbestiformi si è rivelata elevata, in modo particolare nelle valli Piota e Gorzente e nella località Capanne di Marcarolo, in cui spesso le rocce serpentinitiche affioranti si presentano fortemente fratturate. Combinando i dati riguardanti le località in cui gli affioramenti rocciosi si presentano fortemente fratturati con le direzioni prevalenti del vento, è stato possibile ipotizzare che i centri abitati più esposti all'eventuale trasporto di fibre minerali aerodisperse sono i comuni liguri di Campomorone e Ceranesi, e in particolare le frazioni di Isoverde, Pietralavezzara, Cravasco e San Martino di Paravanico. Si segnala inoltre che, in base ai dati raccolti, l'area con una maggiore presenza di rocce contenenti minerali fibrosi (sia amianti crisotilo e tremolite, che altri minerali asbestiformi) è la Val Piota, che però è scarsamente abitata.
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