BACKGROUND Outpatient parenteral antibiotic treatment (OPAT) it has revealed to be generally efficacious and safe for the prosecution of the hospital treatment in patient with infective endocarditis (IE), resulting in a reduction of the average length of hospital stay and so it reduces the costs of the hospitalization and the risks of nosocomial infections, allowing to continue the outpatient antibiotic treatment. Our aim is to compare the selection criteria proposed by the GAMES cohort and their applicability in a cohort of patient with diagnosis of IE admitted to AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. Methods. It was performed a retrospective data analysis from the revision of electronical medical records of 100 adult patient admitted to AOU Città della Salute e della Scienza di Torino – presidio Molinette between April 2018 and December 2019. RESULTS The examined population was composed of 76% males, median age 70.20 years (38.3-88.3) and the 63% had native-valve IE. The most frequent causal microorganisms were coagulase-negative staphylococci (19%), Enterococci (17%) and Streptococcus gallolyticus (10%). Median length of antibiotic treatment was 43 days (22–93), the empiric treatment it has revealed efficacious in 86% of patients and 55% of patients underwent cardiac surgery. The median length of hospital stay was 26.5 days (4–87), after which 50% of patients were transferred to an RSA. One year after discharge, 3% experienced a recurrence of EI. In-hospital mortality rate was 6%, while one year after diagnosis it was 17%. The univariate analysis shows that between the group that meets the GAMES criteria and the one that does not comply with them, there is a statistically significant difference (p<0.050) for variables: native valve, infection by Viridans group Streptococci and Streptococcus gallolyticus. From the cohort study have been identified 25 patients that could have been possible candidates for early discharge: it was calculated that hospital stay could be reduced by a total of 104 days, bringing a theoretical saving of 73,320 €. 4 patients in the cohort study followed a therapeutic process that overlapped with the one proposed by the GAMES study. On these it has calculated the total number of days of admission, resulting 7 days less than the reference study group (44 actual vs 53 theoretical); the days of hospitalization were 44 instead of the 126 of the standard treatment: this resulted in an actual saving of 57,810 €. CONCLUSIONS Results demonstrated the applicability of the early discharge criteria proposed by the GAMES study group also on the cohort of patients in the study: OPAT is therefore generally safe and efficacious in the treatment of patients with IE. For this reason, it would be important to maximize the use of OPAT treatment, selecting patients who can be early discharged and allowing to continue the outpatient antibiotic treatment. OPAT enable to reduce the risk of contracting nosocomial infections, improve their quality of life and ensure that the hospital has a saving of resources, providing beds for new admissions in need of more intensive supervision. In the future it is desirable that randomised clinical trials should be carried out to assess a more accurate eligibility of patients for OPAT treatment in Italy. It is also crucial to implement the territorial network to ensure the best extra-hospital management of diseases that can be treated with OPAT.
BACKGROUND Il trattamento antibiotico parenterale extraospedaliero (OPAT) si è rivelato essere generalmente efficace e sicuro per la prosecuzione della terapia ospedaliera nei pazienti affetti da Endocardite infettiva (EI), determinando una riduzione del tempo di degenza medio e pertanto riducendo i costi associati al ricovero e la possibilità di contrarre infezioni nosocomiali, permettendo inoltre ai pazienti di proseguire la terapia antibiotica extraospedaliera. Il nostro obiettivo è quello di confrontare, in base ai criteri di dimissibilità precoce proposti dal gruppo di studio GAMES, la loro applicabilità in una coorte di pazienti con diagnosi di EI ricoverati presso l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. METODI È stato condotto uno studio retrospettivo tramite revisione delle cartelle cliniche informatizzate di 100 pazienti adulti ricoverati presso l’AOU Città della Salute e della Scienza – presidio Molinette tra aprile 2018 e dicembre 2019. RISULTATI La popolazione esaminata è composta dal 76% maschi, età mediana di 70.20 anni (38.3–88.3), di cui il 63% presentava un’EI su valvola nativa. I microrganismi più frequentemente isolati sono stati gli stafilococchi coagulasi-negativi (19%), gli enterococchi (17%) e lo Streptococcus gallolyticus (10%). La mediana di trattamento è stata di 43 giorni (22–93), il trattamento empirico si è rivelato efficace nell’86% dei pazienti; il 55% dei pazienti è stato sottoposto ad intervento cardiochirurgico. La durata mediana del ricovero ospedaliero è stata di 26.5 giorni (4–87), dopo la quale il 50% dei pazienti è stato trasferito in una RSA. Ad un anno dalla dimissione il 3% ha manifestato una recidiva di EI. La mortalità intraospedaliera è stata del 6%, ad un anno dalla diagnosi è stata del 17%. Dall’analisi univariata si evince che tra il gruppo che rispetta i criteri e quello che non li rispetta, è presente una differenza statisticamente significativa (p<0.050) per le variabili: valvola nativa, infezione da Streptococchi gruppo Viridans e Streptococcus gallolyticus. Dalla coorte in studio sono stati individuati n=25 pazienti che avrebbero potuto essere dei possibili candidati ad una dimissibilità precoce: è stato calcolato che in questi si sarebbe potuta ridurre la degenza ospedaliera di un totale di 104 giorni, portando un teorico risparmio di 73.320 €. N=4 pazienti in studio hanno seguito un iter terapeutico sovrapponibile a quello proposto dallo studio GAMES. In questo gruppo i giorni di ospedalizzazione effettivi sono stati 44 anziché i 126 del trattamento standard: questo ha determinato un risparmio effettivo di 57.810 €. CONCLUSIONE I risultati hanno dimostrato l’applicabilità dei criteri di dimissibilità precoce proposti dal gruppo di studio GAMES anche sulla coorte di pazienti in studio: l’OPAT è quindi generalmente sicuro ed efficace nel trattamento dei pazienti con EI. Per questo sarebbe importante massimizzare l’utilizzo del trattamento OPAT, selezionando i pazienti che possono favorire di una dimissione precoce e la conseguente prosecuzione delle cure extraospedaliere. Questo iter terapeutico permette al paziente di diminuire il rischio di contrarre infezioni nosocomiali, di migliorare la propria qualità di vita e garantisce alla struttura ospedaliera un risparmio di risorse, mettendo a disposizione posti letto per nuovi ricoveri che necessitano di una sorveglianza più intensiva. In futuro è auspicabile che vengano effettuati studi randomizzati per valutare una più accurata eleggibilità dei pazienti ad un trattamento OPAT in Italia. È inoltre fondamentale arrivare ad implementare la rete territoriale per garantire la migliore gestione extraospedaliera delle patologie che possono essere trattate tramite OPAT
Criteri di selezione ed applicabilità del trattamento antibiotico parenterale extraospedaliero in pazienti con endocardite infettiva
SCARINZI, STEFANO
2019/2020
Abstract
BACKGROUND Il trattamento antibiotico parenterale extraospedaliero (OPAT) si è rivelato essere generalmente efficace e sicuro per la prosecuzione della terapia ospedaliera nei pazienti affetti da Endocardite infettiva (EI), determinando una riduzione del tempo di degenza medio e pertanto riducendo i costi associati al ricovero e la possibilità di contrarre infezioni nosocomiali, permettendo inoltre ai pazienti di proseguire la terapia antibiotica extraospedaliera. Il nostro obiettivo è quello di confrontare, in base ai criteri di dimissibilità precoce proposti dal gruppo di studio GAMES, la loro applicabilità in una coorte di pazienti con diagnosi di EI ricoverati presso l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. METODI È stato condotto uno studio retrospettivo tramite revisione delle cartelle cliniche informatizzate di 100 pazienti adulti ricoverati presso l’AOU Città della Salute e della Scienza – presidio Molinette tra aprile 2018 e dicembre 2019. RISULTATI La popolazione esaminata è composta dal 76% maschi, età mediana di 70.20 anni (38.3–88.3), di cui il 63% presentava un’EI su valvola nativa. I microrganismi più frequentemente isolati sono stati gli stafilococchi coagulasi-negativi (19%), gli enterococchi (17%) e lo Streptococcus gallolyticus (10%). La mediana di trattamento è stata di 43 giorni (22–93), il trattamento empirico si è rivelato efficace nell’86% dei pazienti; il 55% dei pazienti è stato sottoposto ad intervento cardiochirurgico. La durata mediana del ricovero ospedaliero è stata di 26.5 giorni (4–87), dopo la quale il 50% dei pazienti è stato trasferito in una RSA. Ad un anno dalla dimissione il 3% ha manifestato una recidiva di EI. La mortalità intraospedaliera è stata del 6%, ad un anno dalla diagnosi è stata del 17%. Dall’analisi univariata si evince che tra il gruppo che rispetta i criteri e quello che non li rispetta, è presente una differenza statisticamente significativa (p<0.050) per le variabili: valvola nativa, infezione da Streptococchi gruppo Viridans e Streptococcus gallolyticus. Dalla coorte in studio sono stati individuati n=25 pazienti che avrebbero potuto essere dei possibili candidati ad una dimissibilità precoce: è stato calcolato che in questi si sarebbe potuta ridurre la degenza ospedaliera di un totale di 104 giorni, portando un teorico risparmio di 73.320 €. N=4 pazienti in studio hanno seguito un iter terapeutico sovrapponibile a quello proposto dallo studio GAMES. In questo gruppo i giorni di ospedalizzazione effettivi sono stati 44 anziché i 126 del trattamento standard: questo ha determinato un risparmio effettivo di 57.810 €. CONCLUSIONE I risultati hanno dimostrato l’applicabilità dei criteri di dimissibilità precoce proposti dal gruppo di studio GAMES anche sulla coorte di pazienti in studio: l’OPAT è quindi generalmente sicuro ed efficace nel trattamento dei pazienti con EI. Per questo sarebbe importante massimizzare l’utilizzo del trattamento OPAT, selezionando i pazienti che possono favorire di una dimissione precoce e la conseguente prosecuzione delle cure extraospedaliere. Questo iter terapeutico permette al paziente di diminuire il rischio di contrarre infezioni nosocomiali, di migliorare la propria qualità di vita e garantisce alla struttura ospedaliera un risparmio di risorse, mettendo a disposizione posti letto per nuovi ricoveri che necessitano di una sorveglianza più intensiva. In futuro è auspicabile che vengano effettuati studi randomizzati per valutare una più accurata eleggibilità dei pazienti ad un trattamento OPAT in Italia. È inoltre fondamentale arrivare ad implementare la rete territoriale per garantire la migliore gestione extraospedaliera delle patologie che possono essere trattate tramite OPATFile | Dimensione | Formato | |
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