This essay debates the development of the concept of countertransference, from its first formulation in Freud's thought until contemporary theories. Countertransference shifts, in psychoanalytic literature, from being one of the main limits to the process of cure to being one of the most precious resources, which the analyst may be able to manage. Studying countertransference also means to study the impact of the analyst on the analytic process, switching from a concept of the therapist summarizable with Freud's ¿mirror¿ and ¿surgeon¿ metaphors to a idea in which the analyst with his/her inner world and personality is a factor in the patient's therapy. Especially from the Fifties turning point, whose preconditions were the pioneering work of authors as Ferenczi and Reik, and from the publication of Racker ad Heimann's essential articles, the discussion on the analyst's inner world and countertransference as a resource got deeper. Ideas on countertransference sprang in the Fifties have been picked up and carried on by contemporary theorists, which absorbed those ideas in their perspectives, that, even when it's not directly referred to, have in countertransference one of their main pillars, as it's can be clear in Jacobs and Nissim Momigliano work as well as the in more interpersonal based ones by Ogden and Ferro. In this essay are also considered the trends over the subject of self-disclosure. By self-disclosure is meant a wide variety of the analyst's self-revelatory behaviors, which can range from a one-word response to a question to extensive revelations about the personal life of the analyst. In this essay, however, self-disclosure will be discussed especially in its acceptation of concious decision to reveal something about his/her feelings to the patient. As of today there is no consensus over the subject, and the analytic literature is divided between those authors which assert the legitimacy of that kind of practice and those who argue the non-analyticity of self-disclosure, and suggest it can't find a space in the repertoire of psychoanalytic technique. I also try, in the essay's conclusions, after having taken into consideration a substantial part of the analytic literature on countertransference, to bring the subject back to something often hid by theories, namely its being an array of ¿normal¿ and ¿real¿ feelings of the analyst.

Nel presente elaborato viene preso in considerazione lo sviluppo del concetto di controtransfert, dalla sua prima formulazione nel pensiero freudiano alle proposte teoriche contemporanee. Il controtransfert passa, nella letteratura psicoanalitica, da essere uno dei principali limiti alla cura a essere una delle risorse più preziose, che l'analista deve però saper gestire. Studiare il controtransfert significa anche studiare l'impatto che l'analista esercita sull'andamento dell'analisi, nel passaggio da una visione di analista riassumibile con le metafore ¿dello specchio¿ e del ¿chirurgo¿ formulate in prima battuta da Freud a una visione in cui l'analista, con il suo mondo interno e la sua personalità, rientra a pieno titolo nel percorso analitico del paziente. In particolare, in seguito alla ¿svolta¿ degli anni Cinquanta, alle cui basi vi erano i pionieristici contributi di autori come Ferenczi e Reik, e alla pubblicazione dei fondamentali articoli di Heimann e Racker, si è approfondita la riflessione sul mondo interno dell'analista e sulla dimensione di risorsa del controtransfert, che viene a costituire per numerosi autori ¿il canale più diretto con cui l'inconscio del paziente ci raggiunge¿. La fioritura di idee sul controtransfert è stata colta dai teorici contemporanei, che hanno assorbito gli sviluppi sull'argomento degli anni Cinquanta e li hanno incorporati nelle proprie prospettive, che, anche quando non vi fanno riferimento, hanno spesso nel controtransfert uno degli argomenti centrali, come può essere chiaro nel lavoro di Jacobs e Nissim Momigliano, ma anche in quello, in direzione nettamente più interpersonale, di Ogden e Ferro. Vengono inoltre presi in considerazione gli sviluppi in letteratura in merito al tema della self-disclosure. Per self disclosure si intendono un'ampia gamma di interventi auto-rivelatori dell'analista, che possono spaziare da una semplice risposta consistente in una parola a estensive rivelazioni sulla propria vita privata. Nel presente elaborato però, la self-disclosure verrà discussa in particolare nella sua accezione di decisione consapevole dell'analista di rivelare al paziente qualcosa sui propri sentimenti. Non vi è accordo in merito alla self-disclosure e ad oggi la letteratura e divisa tra autori che sostengono la legittimità e fruibilità di tali interventi e autori che sostengono che essi non siano ¿psicoanalitici¿ e non possano trovare spazio nell'analisi. Si tenta inoltre, nella conclusione dell'elaborato, dopo aver preso in considerazione una parte sostanziale della letteratura sul controtransfert, di riportare il fenomeno a qualcosa che spesso viene nascosto dalle teorie analitiche, ossia il suo consistere in un insieme di sentimenti ¿normali¿ e ¿reali¿ dell'analista.

La riflessione clinica sul controtransfert: partecipazione affettiva e self-disclosure nella letteratura psicoanalitica

PALAZZI, ALBERTO
2016/2017

Abstract

Nel presente elaborato viene preso in considerazione lo sviluppo del concetto di controtransfert, dalla sua prima formulazione nel pensiero freudiano alle proposte teoriche contemporanee. Il controtransfert passa, nella letteratura psicoanalitica, da essere uno dei principali limiti alla cura a essere una delle risorse più preziose, che l'analista deve però saper gestire. Studiare il controtransfert significa anche studiare l'impatto che l'analista esercita sull'andamento dell'analisi, nel passaggio da una visione di analista riassumibile con le metafore ¿dello specchio¿ e del ¿chirurgo¿ formulate in prima battuta da Freud a una visione in cui l'analista, con il suo mondo interno e la sua personalità, rientra a pieno titolo nel percorso analitico del paziente. In particolare, in seguito alla ¿svolta¿ degli anni Cinquanta, alle cui basi vi erano i pionieristici contributi di autori come Ferenczi e Reik, e alla pubblicazione dei fondamentali articoli di Heimann e Racker, si è approfondita la riflessione sul mondo interno dell'analista e sulla dimensione di risorsa del controtransfert, che viene a costituire per numerosi autori ¿il canale più diretto con cui l'inconscio del paziente ci raggiunge¿. La fioritura di idee sul controtransfert è stata colta dai teorici contemporanei, che hanno assorbito gli sviluppi sull'argomento degli anni Cinquanta e li hanno incorporati nelle proprie prospettive, che, anche quando non vi fanno riferimento, hanno spesso nel controtransfert uno degli argomenti centrali, come può essere chiaro nel lavoro di Jacobs e Nissim Momigliano, ma anche in quello, in direzione nettamente più interpersonale, di Ogden e Ferro. Vengono inoltre presi in considerazione gli sviluppi in letteratura in merito al tema della self-disclosure. Per self disclosure si intendono un'ampia gamma di interventi auto-rivelatori dell'analista, che possono spaziare da una semplice risposta consistente in una parola a estensive rivelazioni sulla propria vita privata. Nel presente elaborato però, la self-disclosure verrà discussa in particolare nella sua accezione di decisione consapevole dell'analista di rivelare al paziente qualcosa sui propri sentimenti. Non vi è accordo in merito alla self-disclosure e ad oggi la letteratura e divisa tra autori che sostengono la legittimità e fruibilità di tali interventi e autori che sostengono che essi non siano ¿psicoanalitici¿ e non possano trovare spazio nell'analisi. Si tenta inoltre, nella conclusione dell'elaborato, dopo aver preso in considerazione una parte sostanziale della letteratura sul controtransfert, di riportare il fenomeno a qualcosa che spesso viene nascosto dalle teorie analitiche, ossia il suo consistere in un insieme di sentimenti ¿normali¿ e ¿reali¿ dell'analista.
ITA
This essay debates the development of the concept of countertransference, from its first formulation in Freud's thought until contemporary theories. Countertransference shifts, in psychoanalytic literature, from being one of the main limits to the process of cure to being one of the most precious resources, which the analyst may be able to manage. Studying countertransference also means to study the impact of the analyst on the analytic process, switching from a concept of the therapist summarizable with Freud's ¿mirror¿ and ¿surgeon¿ metaphors to a idea in which the analyst with his/her inner world and personality is a factor in the patient's therapy. Especially from the Fifties turning point, whose preconditions were the pioneering work of authors as Ferenczi and Reik, and from the publication of Racker ad Heimann's essential articles, the discussion on the analyst's inner world and countertransference as a resource got deeper. Ideas on countertransference sprang in the Fifties have been picked up and carried on by contemporary theorists, which absorbed those ideas in their perspectives, that, even when it's not directly referred to, have in countertransference one of their main pillars, as it's can be clear in Jacobs and Nissim Momigliano work as well as the in more interpersonal based ones by Ogden and Ferro. In this essay are also considered the trends over the subject of self-disclosure. By self-disclosure is meant a wide variety of the analyst's self-revelatory behaviors, which can range from a one-word response to a question to extensive revelations about the personal life of the analyst. In this essay, however, self-disclosure will be discussed especially in its acceptation of concious decision to reveal something about his/her feelings to the patient. As of today there is no consensus over the subject, and the analytic literature is divided between those authors which assert the legitimacy of that kind of practice and those who argue the non-analyticity of self-disclosure, and suggest it can't find a space in the repertoire of psychoanalytic technique. I also try, in the essay's conclusions, after having taken into consideration a substantial part of the analytic literature on countertransference, to bring the subject back to something often hid by theories, namely its being an array of ¿normal¿ and ¿real¿ feelings of the analyst.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/55091