What philosophy pursues in its quest is never definitively attainable, because whatever kind of answer is arrived at, for example in the context of a philosophical counseling dialogue, will never be definitive, rather it will be an opportunity to cultivate further questioning, thus highlighting the essence of the seeking to which each individual is called. Indeed, it is a matter of not ceasing to question, of always asking better and giving oneself answers that have meaning given by the path of thought taken. The problems with which one is confronted must become an occasion for reflection and problematization, for the steepening of the path of research. Only from the continuation of this kind of philosophical reflection, both theoretical and practical, can new knowledge and awareness be gained, but never assumed as doctrinal notions. Philosophical counseling, then, in its being the application of philosophy to life will only be able to take as its defining trait the long unresolved - and hopefully unsolvable - equation of philosophy itself: it ultimately proposes itself as the slatentization of a weakened thought in the direction of greater intellectual research, toward a deeper conceptual interpretation and toward a more dynamic reflection on what is assumed as the value horizon of life, that is, on those forms of thought that regulate thinking, relating and living. In doing so, such a practice facilitates the entry and accommodation of philosophy into the concrete, everyday reality especially of those who are not philosophers in the strict sense, but who are nonetheless moved by a search for meaning. As Achenbach suggested in the early days of his professional practice, philosophical counseling constitutes in itself a doing of philosophy, better still a testing of philosophy itself, reinventing itself in a social context that increasingly excludes it or from which it has in any case self-excluded itself with its own abstract theorizing, and thus having the possibility of redeeming itself, or rather "vivifying" itself in a more sympathetic encounter with real life. With philosophical counseling, philosophy expresses its real potential at its best, rediscovering the importance of connection, also understood as dialogue and as philosophizing together, and of transition, understood as moving from one perspective to another.
Ciò che la filosofia persegue nella sua ricerca non è mai raggiungibile definitivamente, perché qualunque tipo di risposta a cui si pervenga, ad esempio nel contesto di un dialogo di consulenza filosofica, non sarà mai definitiva, piuttosto sarà un’occasione per coltivare un’ulteriore domanda, mettendo così in risalto l’essenza del ricercare a cui ogni individuo è chiamato. Si tratta infatti di non smettere di interrogarsi, di domandare sempre meglio e di darsi risposte che abbiano un significato dato dal percorso di pensiero compiuto. I problemi con cui ci si confronta devono diventare una occasione per riflessioni e problematizzazione, per l’inerpicarsi del percorso di ricerca. Solo dalla prosecuzione di questo genere di riflessione filosofica, teoretica e pratica, si potranno acquisire nuove conoscenze e consapevolezze, ma mai assumibili come nozioni dottrinali. La consulenza filosofica, allora, nel suo essere applicazione della filosofia alla vita non potrà che assumere come tratto caratterizzante la lunga equazione irrisolta – e si spera irrisolvibile – della filosofia stessa: si propone in definitiva come slatentizzazione di un pensiero affievolito nella direzione di una maggiore ricerca intellettuale, verso una più approfondita interpretazione concettuale e verso una più dinamica riflessione su ciò che si assume come orizzonte valoriale della vita, cioè su quelle forme di pensiero che regolano il pensare, il relazionarsi e il modo di vivere. Così facendo, tale pratica facilita l’ingresso e l’accomodamento della filosofia nella realtà concreta e quotidiana specie di coloro che non sono filosofi in senso stretto, ma che sono comunque mossi da una ricerca del senso. Come suggeriva Achenbach agli albori della sua pratica professionale, la consulenza filosofica costituisce in sé un fare filosofia, meglio ancora un mettersi alla prova della filosofia stessa, reinventandosi in un contesto sociale che la esclude sempre più o da cui si è comunque autoesclusa con il proprio astratto teorizzare, e avendo quindi la possibilità di riscattarsi, o meglio di “vivificarsi” in un incontro più solidale con la vita reale. Con la consulenza filosofica la filosofia esprime al meglio le sue reali potenzialità, riscoprendo l’importanza del collegamento, inteso anche come dialogo e come filosofare insieme, e della transi-zione, intesa come passaggio da una prospettiva a un’altra.
Filosofia in pratica. L’esercizio del pensiero nella consulenza filosofica
DIGILIO, FABIO
2021/2022
Abstract
Ciò che la filosofia persegue nella sua ricerca non è mai raggiungibile definitivamente, perché qualunque tipo di risposta a cui si pervenga, ad esempio nel contesto di un dialogo di consulenza filosofica, non sarà mai definitiva, piuttosto sarà un’occasione per coltivare un’ulteriore domanda, mettendo così in risalto l’essenza del ricercare a cui ogni individuo è chiamato. Si tratta infatti di non smettere di interrogarsi, di domandare sempre meglio e di darsi risposte che abbiano un significato dato dal percorso di pensiero compiuto. I problemi con cui ci si confronta devono diventare una occasione per riflessioni e problematizzazione, per l’inerpicarsi del percorso di ricerca. Solo dalla prosecuzione di questo genere di riflessione filosofica, teoretica e pratica, si potranno acquisire nuove conoscenze e consapevolezze, ma mai assumibili come nozioni dottrinali. La consulenza filosofica, allora, nel suo essere applicazione della filosofia alla vita non potrà che assumere come tratto caratterizzante la lunga equazione irrisolta – e si spera irrisolvibile – della filosofia stessa: si propone in definitiva come slatentizzazione di un pensiero affievolito nella direzione di una maggiore ricerca intellettuale, verso una più approfondita interpretazione concettuale e verso una più dinamica riflessione su ciò che si assume come orizzonte valoriale della vita, cioè su quelle forme di pensiero che regolano il pensare, il relazionarsi e il modo di vivere. Così facendo, tale pratica facilita l’ingresso e l’accomodamento della filosofia nella realtà concreta e quotidiana specie di coloro che non sono filosofi in senso stretto, ma che sono comunque mossi da una ricerca del senso. Come suggeriva Achenbach agli albori della sua pratica professionale, la consulenza filosofica costituisce in sé un fare filosofia, meglio ancora un mettersi alla prova della filosofia stessa, reinventandosi in un contesto sociale che la esclude sempre più o da cui si è comunque autoesclusa con il proprio astratto teorizzare, e avendo quindi la possibilità di riscattarsi, o meglio di “vivificarsi” in un incontro più solidale con la vita reale. Con la consulenza filosofica la filosofia esprime al meglio le sue reali potenzialità, riscoprendo l’importanza del collegamento, inteso anche come dialogo e come filosofare insieme, e della transi-zione, intesa come passaggio da una prospettiva a un’altra. File | Dimensione | Formato | |
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