Film theory has always been an interdisciplinary subject and in constant dialogue with vast and heterogeneous fields of inquiry. In recent decades, the dialogue between the humanities and experimental sciences has significantly intensified, leading to the emergence of new neuroscientific approaches designed to measure the physiological effects that film viewing has on the viewer's body and mind. In this context, some recent findings have corroborated the use of cinema for therapeutic and rehabilitative purposes, particularly in the context of psychotherapy. Embracing a multidisciplinary context and its most diverse contributions, this thesis aims to construct an archaeology of the therapeutic film experience through the exploration of film theories and with the help of some contributions borrowed from the psychology of perception, psychoanalysis, philosophy and semiotics. The present dissertation aims to investigate under what assumptions and how film has established itself as a therapeutic tool. The first chapter posits the theme of perception as fundamental in the reflection on therapeutic cinema. In agreement with its definition, perception represents the original element of the correlation between man and the world and thus the primary source of knowledge; cinema, a perceptual phenomenon par excellence, captures man and his relationship with the world and transforms them into forms endowed with meaning. The second chapter offers a historical survey of psychoanalytic theories of cinema and their interpretation according to a therapeutic approach. The third chapter focuses on the spectator as a receptive machine. In order to fully understand the psychological mechanisms that the cinematic situation enacts, a focused analysis of the spectator complex and its relationship to the film is proposed. From the exploration of different spectatorial experiences, the emergence of a body and subjectivity functional to filmic reception is noted. Finally, the fourth and last chapter, analyzes the universe of therapeutic cinema, proposing an overview of its history and evolution and specifying some contemporary practices and their application.

Da sempre, la teoria del cinema si configura come una materia interdisciplinare ed in costante dialogo con vasti ed eterogenei campi di indagine. Negli ultimi decenni il dialogo tra scienze umanistiche e sperimentali si è significativamente intensificato, determinando l’insorgere di nuovi approcci neuroscientifici atti a misurare gli effetti fisiologici che la visione cinematografica ha sul corpo e sulla mente dello spettatore. In tale contesto, alcune recenti scoperte hanno avvalorato l’utilizzo del cinema a scopo terapeutico e riabilitativo, in particolare nell’ambito della psicoterapia. Abbracciando un contesto pluridisciplinare ed i suoi più svariati contributi, la tesi mira a costruire un’archeologia dell’esperienza cinematografica terapeutica attraverso l’esplorazione delle teorie del cinema e con l’ausilio di alcuni contributi presi in prestito alla psicologia della percezione, alla psicoanalisi, alla filosofia e alla semiotica. Il presente lavoro ha l’obbiettivo di indagare secondo quali presupposti e in che modo il film si sia affermato come strumento terapeutico. Il primo capitolo pone il tema della percezione come fondamentale nella riflessione sul cinema terapeutico. D’accordo con la sua definizione, la percezione rappresenta l’elemento originario della correlazione tra uomo e mondo e quindi la fonte primaria della conoscenza; il cinema, fenomeno percettivo per eccellenza, coglie l’uomo e il suo rapporto con il mondo e li tramuta in forme dotate di significato. Il secondo capitolo propone una ricognizione storica delle teorie psicoanalitiche del cinema e una loro interpretazione secondo un approccio terapeutico. Il terzo capitolo si concentra sullo spettatore come macchina recettiva. Al fine di comprendere a fondo i meccanismi psicologici che la situazione cinematografica mette in atto, si propone un’analisi mirata del complesso spettatoriale e della sua relazione con il film. Dall’esplorazione delle diverse esperienze spettatoriali, si constata l’emersione di un corpo e di una soggettività funzionali alla ricezione filmica. Infine, il quarto e ultimo capitolo, analizza l’universo del cinema terapeutico, proponendo una panoramica della sua storia ed evoluzione e specificando alcune pratiche contemporanee e la loro applicazione.

UTILIZZO DEL CINEMA A SCOPO TERAPEUTICO. Un'archeologia della pratica tra psicologia della percezione, psicoanalisi e neuroscienze

CAPELLO, CAROLA
2021/2022

Abstract

Da sempre, la teoria del cinema si configura come una materia interdisciplinare ed in costante dialogo con vasti ed eterogenei campi di indagine. Negli ultimi decenni il dialogo tra scienze umanistiche e sperimentali si è significativamente intensificato, determinando l’insorgere di nuovi approcci neuroscientifici atti a misurare gli effetti fisiologici che la visione cinematografica ha sul corpo e sulla mente dello spettatore. In tale contesto, alcune recenti scoperte hanno avvalorato l’utilizzo del cinema a scopo terapeutico e riabilitativo, in particolare nell’ambito della psicoterapia. Abbracciando un contesto pluridisciplinare ed i suoi più svariati contributi, la tesi mira a costruire un’archeologia dell’esperienza cinematografica terapeutica attraverso l’esplorazione delle teorie del cinema e con l’ausilio di alcuni contributi presi in prestito alla psicologia della percezione, alla psicoanalisi, alla filosofia e alla semiotica. Il presente lavoro ha l’obbiettivo di indagare secondo quali presupposti e in che modo il film si sia affermato come strumento terapeutico. Il primo capitolo pone il tema della percezione come fondamentale nella riflessione sul cinema terapeutico. D’accordo con la sua definizione, la percezione rappresenta l’elemento originario della correlazione tra uomo e mondo e quindi la fonte primaria della conoscenza; il cinema, fenomeno percettivo per eccellenza, coglie l’uomo e il suo rapporto con il mondo e li tramuta in forme dotate di significato. Il secondo capitolo propone una ricognizione storica delle teorie psicoanalitiche del cinema e una loro interpretazione secondo un approccio terapeutico. Il terzo capitolo si concentra sullo spettatore come macchina recettiva. Al fine di comprendere a fondo i meccanismi psicologici che la situazione cinematografica mette in atto, si propone un’analisi mirata del complesso spettatoriale e della sua relazione con il film. Dall’esplorazione delle diverse esperienze spettatoriali, si constata l’emersione di un corpo e di una soggettività funzionali alla ricezione filmica. Infine, il quarto e ultimo capitolo, analizza l’universo del cinema terapeutico, proponendo una panoramica della sua storia ed evoluzione e specificando alcune pratiche contemporanee e la loro applicazione.
ITA
Film theory has always been an interdisciplinary subject and in constant dialogue with vast and heterogeneous fields of inquiry. In recent decades, the dialogue between the humanities and experimental sciences has significantly intensified, leading to the emergence of new neuroscientific approaches designed to measure the physiological effects that film viewing has on the viewer's body and mind. In this context, some recent findings have corroborated the use of cinema for therapeutic and rehabilitative purposes, particularly in the context of psychotherapy. Embracing a multidisciplinary context and its most diverse contributions, this thesis aims to construct an archaeology of the therapeutic film experience through the exploration of film theories and with the help of some contributions borrowed from the psychology of perception, psychoanalysis, philosophy and semiotics. The present dissertation aims to investigate under what assumptions and how film has established itself as a therapeutic tool. The first chapter posits the theme of perception as fundamental in the reflection on therapeutic cinema. In agreement with its definition, perception represents the original element of the correlation between man and the world and thus the primary source of knowledge; cinema, a perceptual phenomenon par excellence, captures man and his relationship with the world and transforms them into forms endowed with meaning. The second chapter offers a historical survey of psychoanalytic theories of cinema and their interpretation according to a therapeutic approach. The third chapter focuses on the spectator as a receptive machine. In order to fully understand the psychological mechanisms that the cinematic situation enacts, a focused analysis of the spectator complex and its relationship to the film is proposed. From the exploration of different spectatorial experiences, the emergence of a body and subjectivity functional to filmic reception is noted. Finally, the fourth and last chapter, analyzes the universe of therapeutic cinema, proposing an overview of its history and evolution and specifying some contemporary practices and their application.
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