In recent years, a real linguistic debate has arisen in Italy over the use of nomina agentis. Some feminine professional titles often meet with resistance and are not fully integrated into everyday language. However, the reason for this resistance, seems to be not so much linguistic as social. Language is indeed only a reflection of a society that is still a victim of gender stereotypes. The main aim of this study is to to get to the bottom of this debate, by verifying whether it is indeed based on grammatical reasons or whether they are social in nature, and whether the negative perception of the use of feminine nomina agentis is linguistically confirmed by their use in social media, especially on the microblogging platform Twitter. In order to achieve the objectives set, it was necessary to deepen the topic on a theoretical and grammatical level in the first part of the thesis, and then to investigate the hypotheses on a practical level in the second part. The theoretical part underlined how on a grammatical level the nomina agentis are correct and accepted, confirming the existence of social roots behind this issue. Then, the use of nomina agentis in the language of the social media Twitter was analysed at the empirical level. For this purpose, a part of the Twitter corpus collected for a previous study on this topic entitled “La ministro è incinta: A Twitter Account of Women’s Job Titles in Italian” was selected, in which 5 masculine nomina agentis and the corresponding feminine forms (11 in total due to the double form avvocata/avvocatessa) were examined. After an initial general qualitative analysis of the entire corpus, it was find that the feminine nomina agentis avvocata, avvocatessa and ingegnera were often used negatively, while the nomina ministra, rettrice and sindaca were more widely accepted. An automatic linguistic analysis was then performed using the Sketch Engine platform, as well as a manual annotation of reduced samples of tweets for each nomen referring to male and female subjects. Due to the unbalanced number of tweets referring to males and females, a sample with a larger number of tweets containing the nomen avvocato was analysed. The initial results showed that the nomen was used with equal frequency regardless of the gender of the subject to which it referred. A further comparison was therefore carried out with samples of equal size but containing the female versions of the nomen, avvocata and avvocatessa. This time the results confirmed a different use of the masculine nomina compared with the feminine ones, underlining a negative nuance of meaning in the tweets containing the feminine versions, especially in the case of the title avvocatessa, as well as a thematic focus on the discussion about the use of nomina agentis, rather than on the profession as such. These results therefore confirmed the initial idea of a resistency to the use of feminine professional titles when referring to professions considered as prestigious. However, it also underlined a greater acceptance and use of some of these than of others, perhaps because they are incentivised by the presence of famous women who have held those roles in particularly important positions in recent years. However, it is necessary to emphasise the limitations of the research, which was carried out only in the context of the social medium Twitter and with a limited sample.
Negli ultimi anni in Italia è nato un vero e proprio dibattito linguistico sull’utilizzo dei nomina agentis. Alcuni titoli occupazionali al femminile incontrano spesso resistenze all’uso e non sono del tutto integrati nel linguaggio di tutti i giorni. Il motivo che giustifica queste resistenze sembra però non essere tanto linguistico, quanto sociale. La lingua è infatti soltanto il riflesso di una società che è ancora vittima degli stereotipi di genere. L’obiettivo principale di questo studio è quello andare alla radice di questo dibattito, verificando se alla sua origine ci siano motivazioni effettivamente basate sulla grammatica o se siano di natura sociale, e se le percezioni negative riguardo l’utilizzo dei nomina agentis al femminile sia confermata a livello linguistico dal loro impiego nei social media, nello specifico sulla piattaforma di microblogging Twitter. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, è stato necessario approfondire l’argomento a livello teorico e grammaticale nella prima parte dell’elaborato, per poi investigare le ipotesi a livello pratico. La parte teorica ha sottolineato come a livello grammaticale i nomina agentis siano corretti e accettati, confermando come alla base della questione ci siano radici di tipo sociale. In seguito si è voluto analizzare a livello empirico l’utilizzo dei nomina agentis nel linguaggio del social media Twitter. Per fare ciò è stata selezionata una parte del corpus di tweet raccolto per un precedente studio sull’argomento intitolato “La ministro è incinta: A Twitter Account of Women’s Job Titles in Italian”, in cui erano stati presi in esame 5 nomina agentis al maschile e le corrispettive forme al femminile (11 in totale a causa della doppia forma avvocata/avvocatessa). Dopo una prima analisi generale qualitativa di tutto il corpus, è emerso un utilizzo spesso negativo dei nomina agentis al femminile avvocata, avvocatessa e ingegnera e una maggiore accettazione dei nomina ministra, rettrice e sindaca. È stata poi svolta un’analisi linguistica automatica tramite la piattaforma Sketch Engine, oltre che un’annotazione manuale di campioni ridotti di tweet per ogni nomen riferibile a soggetti maschili e femminili. A causa del numero sbilanciato di tweet riferiti a uomini e donne, è stato analizzato un campione con un numero maggiore di tweet contenenti il nomen avvocato. I primi risultati hanno messo in evidenza un uguale utilizzo del nomen indipendentemente dal genere del soggetto a cui si riferiva. É stata, perciò, effettuata un’ulteriore comparazione con campioni della stessa dimensione contenenti le versioni femminili del nomen, avvocata e avvocatessa. Questa volta i risultati hanno confermato un utilizzo dissimile del nomen maschile rispetto a quelli femminili, sottolineando una sfumatura di significato negativa nei tweet contenenti le versioni al femminile, soprattutto nel caso del titolo avvocatessa, oltre che un focus tematico sul dibattito sull’utilizzo dei nomina agentis, più che sulla professione in quanto tale. Questi risultati hanno confermato, quindi, l’idea iniziale di una resistenza all’utilizzo dei titoli professionali femminili quando riferiti a professioni ritenute prestigiose, ma anche una maggiore accettazione e utilizzo di alcuni di questi rispetto ad altri, forse perché incentivati dalla presenza di donne che negli ultimi anni hanno ricoperto quei ruoli in posizioni di particolare rilievo.
Avvocata, Avvocatessa o Avvocato? Il dibattito sui nomina agentis in Italia analizzato attraverso un corpus di tweet
MONTEMURRO, TERESA
2021/2022
Abstract
Negli ultimi anni in Italia è nato un vero e proprio dibattito linguistico sull’utilizzo dei nomina agentis. Alcuni titoli occupazionali al femminile incontrano spesso resistenze all’uso e non sono del tutto integrati nel linguaggio di tutti i giorni. Il motivo che giustifica queste resistenze sembra però non essere tanto linguistico, quanto sociale. La lingua è infatti soltanto il riflesso di una società che è ancora vittima degli stereotipi di genere. L’obiettivo principale di questo studio è quello andare alla radice di questo dibattito, verificando se alla sua origine ci siano motivazioni effettivamente basate sulla grammatica o se siano di natura sociale, e se le percezioni negative riguardo l’utilizzo dei nomina agentis al femminile sia confermata a livello linguistico dal loro impiego nei social media, nello specifico sulla piattaforma di microblogging Twitter. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, è stato necessario approfondire l’argomento a livello teorico e grammaticale nella prima parte dell’elaborato, per poi investigare le ipotesi a livello pratico. La parte teorica ha sottolineato come a livello grammaticale i nomina agentis siano corretti e accettati, confermando come alla base della questione ci siano radici di tipo sociale. In seguito si è voluto analizzare a livello empirico l’utilizzo dei nomina agentis nel linguaggio del social media Twitter. Per fare ciò è stata selezionata una parte del corpus di tweet raccolto per un precedente studio sull’argomento intitolato “La ministro è incinta: A Twitter Account of Women’s Job Titles in Italian”, in cui erano stati presi in esame 5 nomina agentis al maschile e le corrispettive forme al femminile (11 in totale a causa della doppia forma avvocata/avvocatessa). Dopo una prima analisi generale qualitativa di tutto il corpus, è emerso un utilizzo spesso negativo dei nomina agentis al femminile avvocata, avvocatessa e ingegnera e una maggiore accettazione dei nomina ministra, rettrice e sindaca. È stata poi svolta un’analisi linguistica automatica tramite la piattaforma Sketch Engine, oltre che un’annotazione manuale di campioni ridotti di tweet per ogni nomen riferibile a soggetti maschili e femminili. A causa del numero sbilanciato di tweet riferiti a uomini e donne, è stato analizzato un campione con un numero maggiore di tweet contenenti il nomen avvocato. I primi risultati hanno messo in evidenza un uguale utilizzo del nomen indipendentemente dal genere del soggetto a cui si riferiva. É stata, perciò, effettuata un’ulteriore comparazione con campioni della stessa dimensione contenenti le versioni femminili del nomen, avvocata e avvocatessa. Questa volta i risultati hanno confermato un utilizzo dissimile del nomen maschile rispetto a quelli femminili, sottolineando una sfumatura di significato negativa nei tweet contenenti le versioni al femminile, soprattutto nel caso del titolo avvocatessa, oltre che un focus tematico sul dibattito sull’utilizzo dei nomina agentis, più che sulla professione in quanto tale. Questi risultati hanno confermato, quindi, l’idea iniziale di una resistenza all’utilizzo dei titoli professionali femminili quando riferiti a professioni ritenute prestigiose, ma anche una maggiore accettazione e utilizzo di alcuni di questi rispetto ad altri, forse perché incentivati dalla presenza di donne che negli ultimi anni hanno ricoperto quei ruoli in posizioni di particolare rilievo.File | Dimensione | Formato | |
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