Introduction: italian prisons present several criticalities, the main ones are overcrowding, lack of employees and risk of suicide. In such a difficult setting the prison nurse must guarantee an effective therapeutic assistance to every prisoner who needs it. The nurse, in addition to being the guarantor of the inmates’s health right, has as a fundamental activity what could be called the “heart of nursing”, that is the ability to develop efficient relationships with inmates; but inside a prison even the most obvious things can change. Objective: the aim of this paper is to analyse how the peculiar aspects of the therapeutic relationship between nurse and prisoner are modified in a dysfunctional context such as the prison environment. A further aim is to identify the factors that can most influence this process and how it is modified. Materials and methods: two research methods were used for this paper, a literature review was conducted in the main databases and three interviews were carried on with penitentiary nurses. Results: the interviews revealed that the factors capable of influence the relationship are police force’s attitudes, dichotomy between custodity and care, the environment, the behavioural and communication dynamics of detained persons, lack of time and privacy, limits in the interpersonal knowledge between nurse and inmates. Discussion: the comparison between interviews and literature reviews results shows several similarities. In addition it is evident that the knowledge of the inmate’s crime causes the provision of insufficient assistance and that the contrast between correction and care creates significant dissonance for the nurse. Conclusion: lastly, it is highlighted how the police force have a central role in developing therapeutic relationship and how the dichotomy between the two worlds of correction and assistance causes different problems. Additionally, the need for specific training in the university context emerges, to highlight this role and address its issues. Keywords: penitentiary (and its synonyms), prisoners (and its synonyms), correctional health services, nurse-patient relations, correctional facilities.

Introduzione: le carceri italiane si destreggiano tra diverse criticità, le principali sono il sovraffollamento, la mancanza di personale e il rischio suicidario. In un setting così difficile trova il suo ruolo anche l’infermiere penitenziario, che deve garantire un’assistenza terapeutica giusta ed efficace ad ogni detenuto che lo necessiti. L’infermiere oltre a farsi garante del diritto alla salute dei detenuti, ha come attività fondamentale ciò che si potrebbe definire “cuore dell’infermieristica”, ovvero la capacità di sviluppare buone relazioni d’aiuto con le persone assistite; ma all’interno di un penitenziario anche le cose più scontate mutano. Obiettivo: il presente documento si pone come obiettivo quello di analizzare come gli aspetti peculiari della relazione d’aiuto tra infermiere e detenuto si modificano in un contesto disfunzionale come quello carcerario. Un ulteriore obiettivo è quello di identificare i fattori in grado di influenzare maggiormente questo processo e il modo in cui esso viene modificato. Materiali e metodi: sono stati utilizzati due diversi metodi di ricerca, una revisione di letteratura sulle principali banche dati e l’esecuzione di tre interviste semi-strutturate con infermiere che avessero avuto esperienza di lavoro in carcere. Risultati: dalle interviste effettuate è emerso che i fattori in grado di influenzare maggiormente lo sviluppo di relazioni sono gli atteggiamenti del corpo di polizia e la relativa dicotomia tra le due parti lavorative, le dinamiche comportamentali e comunicative delle persone detenute, la mancanza di tempo e di privacy, le limitazioni a una conoscenza reciproca e approfondita che vengono imposte dall’istituzione e l’ambiente circostante. Discussione: la comparazione tra i risultati ottenuti dalle interviste e quelli evidenziati mediante la letteratura ha rilevato diverse similitudini. In aggiunta viene messo in risalto che la conoscenza del reato da parte dell’infermiere ha come conseguenza un’assistenza appena sufficiente e che la contrapposizione tra custodia e cura causa una vera e propria dissonanza nell’infermiere. Conclusioni: si evidenzia come il corpo di polizia svolga un ruolo centrale nella possibilità di sviluppo di una relazione terapeutica, e con esso la frattura presente tra sicurezza e assistenza e le relative difficoltà che fa emergere. Affiora inoltre la necessità di una formazione specifica in ambito universitario, per mettere in luce questo ruolo e affrontarne le problematiche. Parole chiave: penitenziario (e suoi sinonimi), detenuti (e suoi sinonimi), servizio sanitario carcerario, relazione infermiere-detenuto, istituti penitenziari.

Penitenziari: le principali barriere nella relazione d’aiuto tra infermiere e detenuto. Revisione della letteratura

MANASSERO, MARIA BEATRICE
2023/2024

Abstract

Introduzione: le carceri italiane si destreggiano tra diverse criticità, le principali sono il sovraffollamento, la mancanza di personale e il rischio suicidario. In un setting così difficile trova il suo ruolo anche l’infermiere penitenziario, che deve garantire un’assistenza terapeutica giusta ed efficace ad ogni detenuto che lo necessiti. L’infermiere oltre a farsi garante del diritto alla salute dei detenuti, ha come attività fondamentale ciò che si potrebbe definire “cuore dell’infermieristica”, ovvero la capacità di sviluppare buone relazioni d’aiuto con le persone assistite; ma all’interno di un penitenziario anche le cose più scontate mutano. Obiettivo: il presente documento si pone come obiettivo quello di analizzare come gli aspetti peculiari della relazione d’aiuto tra infermiere e detenuto si modificano in un contesto disfunzionale come quello carcerario. Un ulteriore obiettivo è quello di identificare i fattori in grado di influenzare maggiormente questo processo e il modo in cui esso viene modificato. Materiali e metodi: sono stati utilizzati due diversi metodi di ricerca, una revisione di letteratura sulle principali banche dati e l’esecuzione di tre interviste semi-strutturate con infermiere che avessero avuto esperienza di lavoro in carcere. Risultati: dalle interviste effettuate è emerso che i fattori in grado di influenzare maggiormente lo sviluppo di relazioni sono gli atteggiamenti del corpo di polizia e la relativa dicotomia tra le due parti lavorative, le dinamiche comportamentali e comunicative delle persone detenute, la mancanza di tempo e di privacy, le limitazioni a una conoscenza reciproca e approfondita che vengono imposte dall’istituzione e l’ambiente circostante. Discussione: la comparazione tra i risultati ottenuti dalle interviste e quelli evidenziati mediante la letteratura ha rilevato diverse similitudini. In aggiunta viene messo in risalto che la conoscenza del reato da parte dell’infermiere ha come conseguenza un’assistenza appena sufficiente e che la contrapposizione tra custodia e cura causa una vera e propria dissonanza nell’infermiere. Conclusioni: si evidenzia come il corpo di polizia svolga un ruolo centrale nella possibilità di sviluppo di una relazione terapeutica, e con esso la frattura presente tra sicurezza e assistenza e le relative difficoltà che fa emergere. Affiora inoltre la necessità di una formazione specifica in ambito universitario, per mettere in luce questo ruolo e affrontarne le problematiche. Parole chiave: penitenziario (e suoi sinonimi), detenuti (e suoi sinonimi), servizio sanitario carcerario, relazione infermiere-detenuto, istituti penitenziari.
Penitentiaries: main barriers in the nurse-prisoner relationship. Literature review
Introduction: italian prisons present several criticalities, the main ones are overcrowding, lack of employees and risk of suicide. In such a difficult setting the prison nurse must guarantee an effective therapeutic assistance to every prisoner who needs it. The nurse, in addition to being the guarantor of the inmates’s health right, has as a fundamental activity what could be called the “heart of nursing”, that is the ability to develop efficient relationships with inmates; but inside a prison even the most obvious things can change. Objective: the aim of this paper is to analyse how the peculiar aspects of the therapeutic relationship between nurse and prisoner are modified in a dysfunctional context such as the prison environment. A further aim is to identify the factors that can most influence this process and how it is modified. Materials and methods: two research methods were used for this paper, a literature review was conducted in the main databases and three interviews were carried on with penitentiary nurses. Results: the interviews revealed that the factors capable of influence the relationship are police force’s attitudes, dichotomy between custodity and care, the environment, the behavioural and communication dynamics of detained persons, lack of time and privacy, limits in the interpersonal knowledge between nurse and inmates. Discussion: the comparison between interviews and literature reviews results shows several similarities. In addition it is evident that the knowledge of the inmate’s crime causes the provision of insufficient assistance and that the contrast between correction and care creates significant dissonance for the nurse. Conclusion: lastly, it is highlighted how the police force have a central role in developing therapeutic relationship and how the dichotomy between the two worlds of correction and assistance causes different problems. Additionally, the need for specific training in the university context emerges, to highlight this role and address its issues. Keywords: penitentiary (and its synonyms), prisoners (and its synonyms), correctional health services, nurse-patient relations, correctional facilities.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/5492