Questo lavoro è nato dalla collaborazione con l’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime e dal Progetto di ricerca “specie fitoalimurgiche”: individuazione, raccolta, prove di germinazione, coltivazione (in laboratorio)”. Le piante spontanee commestibili, non avendo un evidente interesse agronomico, risultano spesso poco studiate. L’obbiettivo della seguente attività di ricerca è la valorizzazione di 15 specie fitoalimurgiche raccolte nelle Alpi Marittime e Cozie e nella pianura cuneese attraverso: i) l’allestimento di test di germinazione per valutare le capacità germinative di queste specie anche alle nostre quote; ii) l’analisi di metaboliti quali acidi grassi, polifenoli e proantocianidine nelle foglie e nelle radici per valutare la componente nutraceutica di queste piante; ii) l’utilizzo della tecnica del DNA-barcoding per l’ottenimento di sequenze barcode che potranno essere utilizzate per l’identificazione delle specie. Di alcune specie, i semi sono stati raccolti in stazioni differenti in modo da valutare se la germinabilità e il contenuto di metaboliti variasse in relazione all’habitat di crescita. Per incrementare la percentuale di germinazione sono stati utilizzati pretrattamenti come idro-priming, halo-priming con CaSO4, H2O2-priming, prechilling e scarificazione. Dopo la germinazione le piante sono state fatte crescere in serra per circa due mesi, e in seguito sono state raccolte, pesate ed essiccate in stufa in modo da ottenere il materiale secco per le successive analisi. A causa della germinabilità nulla e dello sviluppo lento di alcune piante si è deciso di effettuare l’analisi dei metaboliti e la caratterizzazione genetica di alcune specie. In particolare, sono state selezionate Blitum bonus-henricus, Echinops sphaeracephalus e Cicerbita alpina. Per quanto riguarda il contenuto di composti bioattivi, le varie specie oggetto di studio hanno evidenziato un quantitativo di polifenoli maggiore nelle foglie rispetto alle radici, mentre non sono state trovate proantocianidine. Dall’analisi delle componenti principali (PCA) è risultato che la variabilità del contenuto di composti fenolici tra le piante è correlata alla vallata di raccolta del seme. Questo offre la possibilità di selezionare le specie con un maggiore contenuto di polifenoli e di ottenere una cultivar ricca in sostanze antiossidanti. Per quanto riguarda gli acidi grassi, il composto maggiormente presente in foglia è risultato l’acido linolenico, mentre le radici hanno mostrato una percentuale più elevata di acido linoleico e metil palmitato. Questo lavoro ha dimostrato come la coltivazione di specie spontanee commestibili possa essere una pratica realizzabile, anche se sarebbe opportuno effettuare delle prove in pieno campo in modo da valutare le esigenze climatiche e pedologiche e la produttività di ciascuna specie. L’introduzione di nuove piante fitoalimurgiche, a fianco delle colture tradizionali, potrebbe avere diversi risvolti positivi per i) la salvaguardia della biodiversità vegetale; ii) gli effetti benefici sulla saluta umana dato il buon contenuto di polifenoli e il potere antiossidante dei loro estratti; iii) il sostegno economico per le attività agricole, soprattutto per le imprese agricole di montagna visto l’habitat alpino di queste specie; iv) l’agricoltura a basso impatto ambientale in quanto queste specie, essendo spontanee nel nostro territorio, non richiedono particolari operazioni colturali.

TEST DI GERMINAZIONE, ANALISI DI METABOLITI BIOATTIVI E DNA BARCODING DI SPECIE FITOALIMURGICHE PEDEMONTANE

MARINO, FABIANA
2021/2022

Abstract

Questo lavoro è nato dalla collaborazione con l’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime e dal Progetto di ricerca “specie fitoalimurgiche”: individuazione, raccolta, prove di germinazione, coltivazione (in laboratorio)”. Le piante spontanee commestibili, non avendo un evidente interesse agronomico, risultano spesso poco studiate. L’obbiettivo della seguente attività di ricerca è la valorizzazione di 15 specie fitoalimurgiche raccolte nelle Alpi Marittime e Cozie e nella pianura cuneese attraverso: i) l’allestimento di test di germinazione per valutare le capacità germinative di queste specie anche alle nostre quote; ii) l’analisi di metaboliti quali acidi grassi, polifenoli e proantocianidine nelle foglie e nelle radici per valutare la componente nutraceutica di queste piante; ii) l’utilizzo della tecnica del DNA-barcoding per l’ottenimento di sequenze barcode che potranno essere utilizzate per l’identificazione delle specie. Di alcune specie, i semi sono stati raccolti in stazioni differenti in modo da valutare se la germinabilità e il contenuto di metaboliti variasse in relazione all’habitat di crescita. Per incrementare la percentuale di germinazione sono stati utilizzati pretrattamenti come idro-priming, halo-priming con CaSO4, H2O2-priming, prechilling e scarificazione. Dopo la germinazione le piante sono state fatte crescere in serra per circa due mesi, e in seguito sono state raccolte, pesate ed essiccate in stufa in modo da ottenere il materiale secco per le successive analisi. A causa della germinabilità nulla e dello sviluppo lento di alcune piante si è deciso di effettuare l’analisi dei metaboliti e la caratterizzazione genetica di alcune specie. In particolare, sono state selezionate Blitum bonus-henricus, Echinops sphaeracephalus e Cicerbita alpina. Per quanto riguarda il contenuto di composti bioattivi, le varie specie oggetto di studio hanno evidenziato un quantitativo di polifenoli maggiore nelle foglie rispetto alle radici, mentre non sono state trovate proantocianidine. Dall’analisi delle componenti principali (PCA) è risultato che la variabilità del contenuto di composti fenolici tra le piante è correlata alla vallata di raccolta del seme. Questo offre la possibilità di selezionare le specie con un maggiore contenuto di polifenoli e di ottenere una cultivar ricca in sostanze antiossidanti. Per quanto riguarda gli acidi grassi, il composto maggiormente presente in foglia è risultato l’acido linolenico, mentre le radici hanno mostrato una percentuale più elevata di acido linoleico e metil palmitato. Questo lavoro ha dimostrato come la coltivazione di specie spontanee commestibili possa essere una pratica realizzabile, anche se sarebbe opportuno effettuare delle prove in pieno campo in modo da valutare le esigenze climatiche e pedologiche e la produttività di ciascuna specie. L’introduzione di nuove piante fitoalimurgiche, a fianco delle colture tradizionali, potrebbe avere diversi risvolti positivi per i) la salvaguardia della biodiversità vegetale; ii) gli effetti benefici sulla saluta umana dato il buon contenuto di polifenoli e il potere antiossidante dei loro estratti; iii) il sostegno economico per le attività agricole, soprattutto per le imprese agricole di montagna visto l’habitat alpino di queste specie; iv) l’agricoltura a basso impatto ambientale in quanto queste specie, essendo spontanee nel nostro territorio, non richiedono particolari operazioni colturali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/54762